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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo LI.

Come lo re Balante e Ottaviano assediorono le terre di Giliante,

e come Ottaviano uccise due giganti, ciò fu Anfiro e Carabrun,

e poi conquistò Giliante a corpo a corpo.

 

Partito il soldano di Scondia, lo re Balante ragunò sua gente e, adirato, contro a Giliante n'andò. E passato il gran bosco d'in sul Reno, entrò per le terre di Giliante, il quale, come sentí la sua venuta, mandò al fiume di Brussa due gioganti suoi cugini, e istavono a guardare i passi. Quando Balante passava questo fiume, avendo prima passato Ottaviano, e questi due giganti, chiamato l'uno Carabrun e l'altro Anfiro, assalirono Ottaviano. Egli non temé, ma fece fare testa alla sua gente, e grande battaglia si cominciò. Era la gente de' due gioganti circa a ottomila; quegli di Balante erano ventimila, ma non avevano passato il fiume semila, quando furono assaliti; ed erano rotti tutti quelli ch'erano passati, se non fosse la franchezza d'Ottaviano. E mentre che la battaglia era grande, Ottaviano s'aboccò con la spada in mano con Carabrun, ch'era a pie' con uno bastone di ferro in mano, e al primo colpo uccise il cavallo sotto a Ottaviano; e combattendo a pie', Ottaviano gli tagliò la testa. L'altro giogante sentí la morte di Carabrun: adirato, corse in quella parte, e trovò Ottaviano ancora a pie', e grande battaglia cominciò con lui. Alla fine Ottaviano, al menare d'un colpo che fece Anfiro col bastone, essendo piegato, Ottaviano gli diede a traverso con Durindarda, e riciselo a traverso.

In questo mezzo lo re Balante s'era sforzato di passare il fiume detto Brussa, e ruppono tutta la gente de' due giganti, e assediarono Giliante in Ulie. Ma egli uscí fuori con gran gente, e 'ngaggiossi di combattere con Ottaviano, e l'una gente e l'altra era armata per combattere. Ottaviano e Giliante si ruppono le lance a dosso; e Giliante prese poi uno bastone ferrato e nerbato, e Ottaviano prese Durindarda; e combattendo Ottaviano uccise il cavallo a Giliante: per questo Ottaviano ismontò a pie', e cominciò Ottaviano avere il piggiore della battaglia; e 'l lione stava a vedere. La cagione per che Ottaviano perdeva, era perché egli si raccomandava a Balain e Apollino, ch'erano gl'idoli di Balante; e raccordatosi che Drusolina gli aveva detto che egli non adorasse quelli idoli, ma ch'egli si raccomandassi al suo Iddio, onde egli cominciò a dire: «Balain e Apollino, voi non mi date aiuto; ma io mi raccomando allo Iddio di mia madre», le forze gli cominciorono a tornare. Giliante cominciò avere il piggiore della battaglia; e non si poteva tenere Ottaviano ch'alcuna volta non chiamassi Balain e Apollino, e subito perdeva; ma quando s'avvidde che, quando chiamava lo Dio della madre, egli vinceva, subito rinnegò Balain e Apollino disprezzandogli per falsi idoli, e disse: «Io giuro allo Iddio di mia madre di non adorare mai altro iddio che lo Iddio di mia madre». Subito il lione mugghiò tre grandi mugghi, e Giliante tremò di paura. E Ottaviano radoppiò le forze, e gittò via lo scudo, e prese a due mani Durindarda per ferire Giliante; ma egli si gittò in terra ginocchioni, e arrendessi a Ottaviano. Egli lo menò al re Balante, e fegli perdonare, e tutte le sue terre diede al re Balante; e preso la signoria, ritornarono in Iscondia con grande allegrezza, e menarono Giliante con loro.




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