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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
Ordinato el tempo quando si doveano partire, seppe che quelli della cittá dovevano andare nel campo una notte a confermare il tradimento; e dicevano a Gisberto e a Sibilla ch'andavano a fare la pace, e dovevano andare venti cittadini co' loro famigli e sergenti. Egli diede loro licenza ch'andassino quanti volevono, mostrando bene di fidarsi di loro. Ed essendo in su la mezza notte, Gisberto s'armò isconosciuto, e fece portare a Sibilla l'elmo e la lancia e lo scudo, e uscí fuori con quelli cittadini: nessuno non lo conobbe per la notte ch'era scura. E come fu nel campo, si partí da loro, e passò tutto il campo con Sibilla; e tutta la notte cavalcò. E uscito del reame d'Articana, per molte giornate passavano per lo regno di Castiglia, e verso la Ragona n'andavano per passare in Franza. Quelli re che erano a campo a Sibilla feciono patto co' cittadini d'entrare l'altra notte drento e di dare loro l'entrata, e che la cittá fosse salvata co' cittadini e non fosse rubata.
E ritornati drento, andorono la mattina in su la terza per parlare a Gisberto e a Sibilla, e non gli trovando, sentirono da certi famigli come Gisberto s'era armato e a che otta. Allora immaginarono ch'egli era fuggito, e, levato il romore, diedono la cittá al re di Spagna. E prese la terra; e sentito che Gisberto s'era fuggito, mandò messaggi per tutte le terre di Spagna e cavallari, che Gisberto e Sibilla fuggivano e che fossino presi.
Gisberto non andò mai a nessuna terra, tanto che per molte giornate passò Saragozza, e passò il fiume detto Ibero, ed entrò nella Ragona, dove credette essere sicuro. E giunto in su uno castello che era in su uno monte, chiamato monte Arbineo, ed entrato nel castello, smontò in uno albergo. L'oste gli fece grande onore, e diegli una ricca camera. Quando Sibilla si cavò l'elmo, l'oste conobbe ch'ell'era una femmina. Tra sé immaginò: «Questo sará quello ch'el nostro signore ci ha mandato a dire che sia preso». E fatto grande onore a Gisberto, e diegli bene da cena e di perfetti vini. Egli era assai affaticato per lo cavalcare, e fatto governare i cavagli, andò a dormire, e cosí fece Sibilla, credendosi essere in luogo sicuro. L'oste, come gli vidde a dormire, andò al signore del castello, e disse: «Egli è arrivato un cavaliere della tale condizione al mio albergo, ed ha una bella donna per paggetto». Subito il castellano disse: «Questo è Gisberto, che s'è fuggito di Sibilla!»; e ragunata molta gente armata, andò all'osteria. L'ostiere, sanza fare romore, gli misse nella camera, e prima avea perdute tutte sue arme, che egli si sentisse; e non potè far alcuna difesa, e fu messo in uno fondo di una torre; e Sibilla fu messa con le donne del castellano e tenuta a buona guardia.
E presto mandò lettere al re di Spagna insino in Sibilla. Ancora v'erano tutti gli altri re; e auta la novella, si partirono di Sibilla tutti insieme per venire in Ragona per lo re Gisberto. Tanta allegrezza ebbono che egli era preso, che non si fidavano che altri lo menasse loro.