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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo X.

Come Alfideo di Melano mandò al re Gisberto per aiuto,

e come il re Gisberto passò con molta gente in Lombardia.

 

Ritornato Gisberto nel suo regno, e tutti i baroni tornarono in loro paesi. E riposato Gisberto cinque anni, si cominciò in Lombardia una guerra di grande pericolo pe' cristiani. Perché, regnando in Melina, cioè in Melano, uno figliuolo che rimase di Durante, il quale Fiovo fece battezzare (fece battezzare Durante, e poi Melina, Novara, Monza e Lodoenza, chiamata poi Lodi, e fello signore ancora di Pavia), questo suo figliuolo era chiamato Alfideo, ed era d'etá di sessantacinque anni, quando il re Gisberto tornò in Franza; e aveva quattro figliuoli valenti da portare arme: l'uno aveva nome Fiovo e l'altro Durante, il terzo Arcadio e 'l quarto Riccardino. E aveva d'una gentile donna di Roma auti i primi due, cioè Fiovo e Durante; e poiché la madre di questi due mori, avendo guerra con molti infedeli, tolse per moglie una saraina, che aveva nome Stellenia, sorella d'Artifero e di Camireo e di Carpidio, signori di Bergamo e di Lodi e di Brescia e di Crema e della maggiore parte dell'Alpe verso la Magna; ed erano di smisurata grandezza, sicché per tutto erano chiamati giganti.

Essendo andati a Bergamo i loro nipoti, figliuoli d'Alfideo e della loro sirocchia, ciò fu Arcadio e Riccardino, tanto gli seppono questi tre gioganti lusingare, promettendo di fargli signori di Melano e del paese del loro padre, che eglino rinnegorono. E tornati a casa, ribellarono al padre Monza e Novara, ed ebbono aiuto da' tre giuganti, i quali mandarono nella Magna, a Verona, a Vicenzia, ch'ancora erano infedeli, e in Ungheria per gente; e assediarono Melano con sessanta migliaia d'infedeli, e in poco tempo tolsono Pavia. Per questo mandò Alfideo a Parigi al re Gisberto per soccorso, mostrando per diritta ragione che se Lombardia venia nelle mani de' saraini, era tanta la forza d'Ungheria e della Magna e dell'alpe d'Apennino e di Dalmazia e di Corvazia e de' Pollani, che Roma era perduta, con ciò sia cosa che lo 'mperio di Roma attendeva solo alla cittá di Gostantinopoli. Ed era imperadore in questo tempo Teodosio con Valenziano, ed era papa di Roma Felice de Roma.

Per questa novella Gisberto mandò per tutti e' baroni. Vennevi prima l'abate Riccardo, el quale era fatto signore di Sansogna, perché l'anno seguente che Gisberto tornò, morí il paladino Riccieri; e vennevi Corvalius d'Ordret, e vennevi Eripes di Brettagna, e vennevi Ughetto di Dardenna e con lui vi venne Valenziano di Baviera, e vennevi Gulion di Baviera e molti altri, a cui parlò Gisberto in questa forma e modo: «Nobilissimi regi e prenzi! E' nostri antichi per la divina virtú acquistorono questo paese (la Dio merzé ancora lo tenghiamo), e ancora el mio antico Piovo Gostanzo prese la maggiore parte della Magna e fecela tornare alla vera fede cristiana. Anche prima aveva presa la cittá di Melina in Lombardia, e lascionne signori e' figliuoli di Durante, ciò fu Alfideo; ed egli, per avere pace co' suoi vicini, fece parentado con tre grandi nostri nimici e della fede nostra, ed ebbe due figliuoli di quella donna, che al presente l'hanno tradito e toltogli tre cittá, cioè Novara, Monza e Pavia. E se presto non ha soccorso, tutta Lombardia è perduta, e noi perdiamo la via di Roma e 'l santo viaggio. Lo 'mperio di Roma ha assai fatica a Gostantinopoli; a noi conviene soccorrere Lombardia».

Tutti e' baroni consigliarono che re Gisberto rimanesse a Parigi e lasciasse andare a loro; ma egli non volle, e fece grande sforzo di gente, e passò in Lombardia. E in questa venuta gli si arrendè Carasco in Piamonte, e prese Asti e Alessandria, e tutte tornarono alla fede cristiana; e passò il grande fiume di Po, e prese Susana e Vercelli, e pose campo a Novara, che la guardavano saraini per li figliuoli d'Alfideo, cioè per due traditori che rinnegarono la fede cristiana e tenevano il padre loro assediato in Melano.




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