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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo XLII.

Come Buovo e Riccardo e Terigi corsono con secento cavalieri a Antona,

dove Buovo ferí Duodo e Alberigo; e la grande preda che presono.

 

Fatta la pace tra Riccardo di Conturbia e Buovo, e riposati alquanti giorni, Buovo chiamò Riccardo e Teris, e disse: «Noi ci siamo stati giá cotanti giorni, e ancora non abbiamo veduti e' nimici: a me parrebbe che noi gli andassimo a vicitare per nostro onore». Disse Teris a Riccardo: «Che vi pare da fare?». Ed egli rispuose: «Facciamo quello che pare a messer Agostino». E allora feciono apparecchiare secento cavalieri, e la notte n'andarono alla cittá d'Antona, e puosono tre agguati. La mattina Teris fu il primo che si scoperse, e assalí e prese molto bestiame e prigioni; ed era in su l'ora di terza. El romore si levò grande, e uscirono alquanti armati della cittá, e assalirono Teris che ne menava gran preda di prigioni e di bestiame. Allora si scoprí Riccardo, e corse insino in su le porte della cittá, e ivi si cominciò una fiera battaglia: ma quelli di Riccardo rimissono quelli d'Antona drento. Allora uscí fuori della cittá Duodo di Maganza ed Alberigo suo fratello, con millecinquecento cavalieri, e assalí Riccardo, e arebbelo vinto, se Teris non l'avesse soccorso. Qui si fece molti colpi di lancia, e molti ne perivano da ogni parte; ma pure quelli di Riccardo e di Teris arebbono date le spalle, perch'erano troppi quelli di Duodo. Allora si scoperse Buovo con una bandiera dell'arme del suo padre, cioè el lione rosso nel campo azzurro e una sbarra d'argento, e arrestò sua lancia, e percosse tra' nimici. El primo ch'egli percosse fu Alberigo, fratello di Duodo, e' naverato lo gittò a terra, e inanzi che sua lancia si rompessi, gittò per terra quattro cavalieri; e misse mano alla spada, e corse insino al rastrello della porta, e per forza, abattendo, aterrando e uccidendo, ritornò indrieto faccendosi fare piazza. E giunto alla sua gente, tutti gli ristrinse insieme; e quando gli ebbe ristretti insieme, ed egli vidde Duodo che ristringeva la sua gente, subito immaginò tra se medesimo che egli fusse Duodo di Maganza, e disse: «Quello debbe essere quello che uccise mio padre». Nondimeno s'accostò a Teris e disse: «Chi è colui che porta quello falcone nel campo cilestro in su uno monte? E' parmi che sia il loro capitano». Disse Teris: «Quello è il traditore Duodo di Maganza, che uccise il duca Guido, mio signore». Allora Buovo tolse una grossa lancia di mano a uno cavaliere, e, adirato, contro a Duodo n'andò; e Duodo, quando lo vidde venire, prese un'altra lancia e venne contro a lui, e, spronando e' cavalli, si corsono a ferire, e molta gente si mosse da ogni parte. E' due baroni si percossono: Duodo spezzò sua lancia, e altro male non fe', ma Buovo pose sua lancia bassa e ferillo nell'anguinaia e la coscia; e passògli tutte l'arme, e passò l'arcione di drieto, e ferí il cavallo in su la groppa, e spezzò la lancia; e Rondello diede del capo nel capo del cavallo di Duodo, e urtollo col petto, e gittò per terra Duodo e 'l cavallo. Buovo trasse sua spada, e faceva maraviglia della sua persona, e Rondello pareva uno drago tra gli altri cavalli. E veramente egli arebbe fatto morire Duodo, ma fu tanta la moltitudine de' cavalieri e de' pedoni che uscirono d'Antona, che Buovo co' suoi convenne tirarsi a drieto. E Alberigo cosí ferito rimontò a cavallo, e gridando a' cavalieri, per forza racquistarono Duodo, e riportaronlo nella cittá crudelmente ferito. Per questo i cavalieri della Rocca, Buovo, Riccardo e Teris, come lioni assalirono quelli d'Antona, gittandogli per terra, urtando pedoni, gittandogli per le fosse, uccidendogli con le spade in mano, per modo che gli missono in fuga e rimissongli per forza d'arme drento alla cittá, dove era grande stretta all'entrare, e molti n'uccisono e molti ne presono. E tornarono verso la Rocca a San Simone con grande preda di bestiame e di prigioni, e trovarono ch'erano morti de' cavalieri di Buovo cinque, e venticinque feriti, e di quelli di Riccardo erano morti dieci cavalieri, e non piú che quindici feriti. Non era tra loro altro che dire che delle valentie del cavaliere del lione rosso, e cosí in Antona n'era grande favellio. E' cavalieri alla Rocca s'attendeano a medicare e a riposarsi, partendo la preda con grande allegrezza, e molti prigioni si riscotevano.




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