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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo XLV.

Come Ruberto dalla Croce riconobbe Buovo, e come Buovo

parlò alla sua madre, e trovolla piú crudele che mai; e ritornossi

allo abergo di Ruberto dalla Croce, lui e 'l suo compagno.

 

Poi che furono nella camera, e Teris si cavò una lettera, scritta di mano di Sinibaldo, di seno, e diella in mano di Ruberto, ed elli la lesse; e quando l'ebbe letta, s'inginocchiò a' piedi di Buovo, piagnendo d'allegrezza, e disse: «O signore nostro, quanto tempo t'abbiamo aspettato!». E dopo molte parole, parlorono della battaglia che era stata, e come Duodo era stato ferito. Allora disse Buovo: «Io voglio andare alla corte a medicare questo traditore». Ma Ruberto disse: «Io voglio imprima parlare a' nostri amici». E Buovo disse: «Io voglio prima vedere come noi possiamo fare». E andò alla corte egli e Terigi; e all'entrare di corte scontrorono uno giovinetto, che avea nome Gailon, ch'era figliuolo di Duodo e di Brandoria, madre di Buovo, acquistato l'anno che 'l duca Guido fu morto, sí che egli veniva a essere fratello di Buovo da lato di madre. E vedendo Gailon questo medico, lo domandò quello che andava cercando. Disse Buovo: «Io udi' dire che questo signore era stato ferito, e io sono venuto per guarirlo». Allora lo menò Gailon alla sua madre Brandoria; e quando Buovo la vidde, tutto il sangue gli si rimosse; ma ella, guatandolo, lo domandò donde egli era. Buovo disse: «Madonna, io sono di Palermo»; e poi la domandò come Duodo fu ferito, ed ella gli contò tutta la battaglia. Disse Buovo: «E chi è colui che l'ha ferito?». Ed ella disse: «E' fu uno cavaliere che sta alla Rocca a Santo Simone, ch'è chiamato messer Agostino; ma io dubito che egli non sia uno traditore d'uno mio figliuolo, ch'ha nome Buovo, il quale volesse Iddio ch'io l'avessi nelle mie mani, che io lo farei squartare, e darei il corpo suo a mangiare a' cani». Disse Buovo: «Voi gli siete una mala madre, e per queste parole non si pote oggi medicare Duodo, però che, quando il medico va a vedere uno ferito, non si conviene che egli oda parole di crudeltá, perché sono in dispiacere a Dio; ma noi indugeremo a domattina. E ancora v'avviso che non si vuole trovare femmina a vederlo medicare, che io porto una erba tanto virtuosa, che in pochi giorni lo guarrá; ma ella perde la virtú, se femmina la vedesse». Ed ella disse: «Maestro, perdonatemi, che io non lo sapevo, al nome di Dio! Tornateci domattina di buona ora; ogni cosa sará in punto». E Buovo e Teris tornarono a Ruberto, e tutta la cosa gli dissono; ma Buovo disse: «Io ebbi voglia d'ucciderla, ma io arei guasto el fatto nostro, e però lasciai».




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