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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo LIV.

Come Pipino mandò ambasciadori nella cittá di Sinella, e poi nel campo

de' nimici; e 'l re Druano s'ingaggiò di combattere

con Buovo d'Antona, e gli ordini da ogni parte.

 

Da poi ch'el campo dello 'mperadore Pipino e di Buovo d'Antona furono ismontati in terra e appresentatisi alla cittá di Sinella, subito lo re Druano ristrinse tutta la sua gente insieme, maravigliandosi della venuta di Pipino; ma quando sentí come Buovo era stato cagione di questa venuta, s'immaginò la cagione. Lo re Pipino mandò Teris nella cittá per ambasciadore alla gentile Margaria; e quando entrò nella cittá, gli fu fatto grande onore; e voleva venire nel campo, ma Teris non volle per piú onestá. Ed ella liberamente rispose che voleva dare a Buovo tutte le fortezze della cittá, e mandò allo mperadore molti doni, raccomandandosi a lui e a Buovo.

Come Teris tornò, volle mandare ambasciadore al re Druano, e mandogli el guanto della battaglia, e furono ambasciadori Teris dalla Rocca e Riccardo di Conturbia. E giunti al padiglione, smontati, Teris disse: «Il vero Iddio, che sostenne passione per noi ricomperare in sul legno della croce, salvi e mantenga la santa Chiesa romana; salvi e mantenga Pipino, re di Francia e imperadore di Roma, e salvi e mantenga Buovo d'Antona e Sinibaldo e Riccardo e Sanguino e Ottone da Trieva e tutti gli altri re, prenzi, duchi, conti e signori cristiani e tutta la fede cristiana; e te, malvagio re Druano, e tutta la tua baronia, e tutta la vostra falsa fede abatta e isconfonda, sí come rinnegati cani senza fede. E noi con le nostre lance e spade ve lo mosterremo, che tutti per le nostre mani morrete, se tu non ti arrendi al re Pipino, e a lui come vassallo darai trebuto e giurerai fedeltá. E subito, se questo non vuoi fare, t'apparecchia alla battaglia; ed ecco il guanto sanguinoso che ti manda il re Pipino e Buovo; e se tu accetti la battaglia, fallo di sangue rinfrescare». E dette queste parole, gli gittò il guanto in grembo. E quando lo re Druano ebbe udito la 'mbasciata, disse: «Franchi ambasciadori, presto vi risponderò; ma io voglio prima il mio consiglio udire». E udito il consiglio, diliberorono fare accordo col re Pipino sanza fare battaglia: e rispuose agli ambasciadori: «Rapportate al vostro re che io non venni in questa parte per offendere e' cristiani, ma solo per avere costei per moglie. Pertanto, da che egli non piace allo 'mperadore Pipino, io ritornerò con la mia gente in mio paese, e ogni cosa che sará di piacere allo re Pipino, farò, e ogni omaggio e trebuto che egli comanderá». Teris e Riccardo si partirono, avendo per male che lo re Druano non accettava la battaglia, onde eglino rapportorono tale risposta, che ne seguirebbe pace. E parlando Terigi e Riccardo di questa risposta, diliberorono di dire il contrario, per volontá di combattere co' saraini; e dissero allo 'mperadore ch'el re Druano l'aveva molto spregiato, e che egli poco si curava della sua venuta, e che egli molto lo minacciava. Per questo Pipino diede il bastone a Buovo, ed egli ordinò fare le schiere. La prima con diecimila diede a Sanguino d'Antona; la seconda pure con diecimila diede a Ottone da Trieva; la terza a Sinibaldo, pure con diecimila; la quarta per sé medesimo, pure con diecimila; e tutto il rimanente della gente diede al re Pipino.

Quando lo re Druano sentí come e' cristiani facevano le loro schiere da battaglia, temendo la distruzione de' sua baroni piú che la sua, subito mandò ambasciadori al re Pipino a domandare per Dio che gli piacesse che tanta buona gente non morisse in questa battaglia; ma che, se Buovo d'Antona era buono cavaliere come aveva fama, che egli voleva combattere con lui a corpo a corpo; e quello che di loro due perdesse, quella parte si partisse e ritornasse colla sua gente in suo paese. E fatta ch'egli ebbono l'ambasciata al re Pipino, Buovo accettò la battaglia, e per l'altra mattina vegnente s'ingaggiò la battaglia nel mezzo tra l'uno e l'altro campo. Buovo fu consigliato che egli mandasse dumila cavalieri che si mettessino in agguato presso al luogo dove la battaglia si doveva fare; e mandovvi Terigi e Riccardo, e missonsi in agguato. I saraini d'altra parte ancora mandarono di loro tremila cavalieri per soccorrere il re Duano, se facesse di bisogno; e ognuno aveva ordinato la sua gente che stessino apparecchiati alla battaglia.




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