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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo LVI.

Come lo re Druano si fuggí la notte di campo,

e verso Bussina se ne andò; e 'l re Pipino entrò la mattina in Sinella.

 

Poi che l'uno e l'altro campo furono agli alloggiamenti, come si potea, ritornati, Terigi e Riccardo andarono al padiglione di Buovo e dissono: «Noi dubbiamo ch'el campo del re Druano istanotte non se ne fuggano». Buovo cominciò a ridere, e disse: «Dio lo volessi, imperò che noi saremmo certi di quello che noi stiamo in dubbio! S'eglino si fuggiranno, noi abbiamo vinto sanza dubbio; e però vi priego che vi attendiate a migliore guardia, e s'eglino fuggono, lasciategli fuggire, che ci sará doppio onore». E fece tutto il campo stare a buona guardia tutta la notte, perché e' saraini non gli potessino offendere.

In quella notte lo re Druano, ragunati tutti li suoi baroni, diliberorono di non aspettare il giorno, mostrando per ragione che, s'eglino aspettavano il giorno, egli erano tutti morti ed erano perditori della battaglia. Per questo mandarono alla frontiera del campo cinquemila cavalieri bene armati e bene a cavallo con grande romore di stormenti e di grida, per dare ad intendere agl'inimici che eglino non temessino, e subito feciono tutto l'avanzo del campo fuggire, e lasciarono padiglioni e bandiere e trabacche, e inverso il mare Maore presono la loro via. In su la mezza notte si partirono; e quando quelli cinquemila seppono che tutto il campo era andato via, quietamente si ristrinsono insieme e seguitarono il campo, e non rimase nel campo se non certi feriti dell'altro dí dinanzi. E cosí per molte giornate passarono per la Bussina, e giunsono al mare Maore, dov'era il loro navilo; ed entrati in mare, tornarono nel loro regno di Ruscia.

Quella notte stettono e' cristiani a gran guardia. La mattina Teris e Riccardo di Conturbia con molti armati si facevano contro al campo de' saraini, e trovarono voti gli alloggiamenti, e tornaronsi al re Pipino e a Buovo, e cominciarono a dire: «Noi ve lo dicemmo ch'eglino si fuggirebbono: togliete ora l'onore che noi abbiamo!». Lo re Pipino e Buovo se ne risono dicendo: «O matta gente, se voi potete vincere sanza battaglia, perché vi volete sottomettere alla fortuna?». In questo giorno volle sapere lo re Pipino quanta gente era morta nella battaglia el dí dinanzi, e trovò ch'erano morti diecimila cristiani e ventimila saraini; e feciono tutti e' corpi levare, perché non corrompessono l'aria: quali furono sopelliti, e molti per fuoco consumati.

Quella mattina diede Margaria allo 'mperadore e a Buovo la cittá di Sinella, e fece loro grande onore; e lo 'mperadore fece tutta la gente della cittá battezzare, e fece dare principio a molte chiese e spedali, e fece venire molti religiosi, preti e frati, e fece battezzare Margaria. E Buovo sposò Margaria per sua donna; ed ella si voleva coricare con Buovo, ma egli non volle, dicendo che prima la voleva menare ad Antona inanzi che con lei s'accompagnasse. E fece tutto il paese tornare alla fede cristiana, e ordinò che vi rimanesse Ottone da Trieva a guardia di tutto il paese con ventimila cavalieri. E Buovo e 'l re Pipino si tornarono in Francia; e molto si proferse Buovo al re Pipino, e 'l re si proferse a Buovo, di soccorrere l'uno l'altro a ogni bisogno che accadesse. Lo re si rimase a Parigi, e Buovo si tornò ad Antona.




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