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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
Apressandosi le schiere di Gailon a Damiata, sentirono i cristiani la loro venuta, e levato il romore, uscirono fuori a campo sotto Oro e fiamma; e fu fatto Sinibaldo generale capitano, non per piú degno, ma per la signoria degli Ermini, che erano piú usi per la Soria. E quando dava ordine di fare le schiere, si levò il romore al porto di Damiata e nella cittá, e misse questo romore grande paura nella gente. La cagione del romore fu che per mare giunsono grande armata di navi; e subito fu mandato Guido a difesa del porto. E giugnendo l'armata alle navi de' cristiani, si cominciò grande allegrezza tra' cristiani, che questo era Sicurans, re d'Ungheria; e condusse in aiuto dei cristiani diecimila cavalieri e diecimila arcieri; e della sua venuta si fece grande allegrezza. In questo mezzo Sinibaldo fece cinque schiere: la prima volle Sinibaldo per sé, con ventimila; la seconda diede a Ruberto della Croce e a Riccardo e a Ottone, con ventimila; la terza diede a Bernardo suo nipote, figliuolo di Guido, e a Sanguino d'Antona, con ventimila; la quarta die' al re Guglielmo d'Inghilterra, con quarantamila cristiani e con la bandiera Oro e fiamma; la quinta lasciò a Guido suo fratello, a guardare la cittá e 'l navilo, con tutti i rimanenti. E poi comandò che l'oste lo seguisse; ed egli si mosse e andonne alla sua schiera, e menò con seco Guerrino suo figliuolo3. E quando giunse alla schiera, giá l'una schiera vedeva l'altra; ma egli era presso al tramontare del sole, e aspettarono insino alla mattina la battaglia.
La notte fu per tutto il campo manifesto ch'el re d'Ungheria era venuto, e tutto il campo ne prese cuore e ardire. E apparita la mattina, e' saraini vennono verso i cristiani con terribili boci e apressònsi; e Sinibaldo mosse con grande romore la gente sua, e nella giunta uccise Apolindres, siniscalco del soldano; e come la sua schiera entrò tra' saraini, subito come canaglia tra loro medesimi si missono in fuga. E Sinibaldo, seguitando la traccia, giunse con loro insieme nella seconda schiera, la quale, tra per cagione di quelli fuggenti e per li cristiani tra loro, poco mancò che non si roppono; ma era tanta la moltitudine, che una grande parte non sentivano el romore. E Sinibaldo pensò ch'egli era di lungi all'altra schiera una lega galeesca, e però fece sonare a raccolta. E in questo mezzo e' saraini si fermarono, e intanto giunse Gailone e fecegli ritornare alla battaglia; e assalirono da capo, e ricominciossi la battaglia. Guerrino uccise il duca Talaman d'Ascanillus: nondimeno era tanta la moltitudine de' saraini, che i cristiani furono attorniati da ogni parte, cioè questa schiera di Sinibaldo. E sarebbero periti; ma Ruberto e Riccardo e Ottone giunsono, e fu sí grande il loro assalimento, che tutta la moltitudine de' saraini cominciarono a fuggire, e fu fatta grandissima uccisione. Quando Gailone vidde tanta moltitudine fuggire, disse ad alcuno suo amico de' baroni: «Per Maometto, troppo sono i cristiani franca gente a rispetto della nostra!». E fece due parti della sua schiera, e assalí i cristiani da due parti e da traverso, ed abatté Sinibaldo. Ma Guerrino lo rimisse a cavallo. Ed era terribile battaglia, quando Bernardo di Chiaramonte e Sanguino d'Antona entrarono nella battaglia. Allora furono le tre schiere de' saraini in fuga, e furono sconfitti e morti quel dí centodieci migliaia di saraini; ma erano canaglia e male in ordine. Gailon di Maganza tornò, con quegli che fuggivano, al soldano, con la novella della sconfitta, e consigliò el soldano che non andasse con questa gente a trovare i cristiani, ma ch'egli mandasse per migliore gente che questa. E però si tornò il soldano indrieto, e aspettò migliore soccorso che questo. Sinibaldo e Guerrino e Ruberto e Riccardo e Ottone, Bernardo e Sanguino si tornarono indrieto piú stracchi che feriti, loro e' cavalli tutti sanguinosi; e 'l re d'Ungheria si dolse assai perché non lo avevano richiesto.