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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
Dopo la morte di Berta uno anno, e' due bastardi Lanfroy e Oldrigi parlorono insieme della signoria di Franza, come quelli di Maganza gli avvisavano. Disse Lanfroy: «Dopo la morte di Pipino non toccherá a noi la signoria, ma toccherá a Carlotto; però è meglio per noi a uccidere Pipino e Carlotto; e imprima mandiamo avvisare el conte Grifone e gli altri di Maganza che ragunino gente e che ci soccorrino». E mandorono lettere a Grifone, ed egli si misse in punto. E' dua fratelli, dato l'ordine, andarono alla camera di Pipino, e trovarono ch'egli dormiva ed era solo; ed eglino con dua coltella in mano gli cominciarono a dare. Pipino si rizzò per fuggire, ma eglino l'aterrarono nel mezzo della camera. Carlotto giunse in su l'uscio della camera, e vide e' due micidiali patricida che uccidevano il padre, e dicevano: «Cosí faremo a Carlotto, come facciamo a te, perché lo volevi fare signore».
Sentite Carlotto queste parole, e vedute le coltella sanguinose, fuggí indrieto, e Iddio l'aiutò, ch'eglino non lo viddono. Egli si fuggí di Parigi; e andando verso Orliens, trovò uno pastore di suo tempo, che guardava pecore. Carlo gli disse: «Vo' tu cambiare i tuoi panni, e io ti darò i mia?». E quello pastore fu contento, e tolse i panni di Carlotto, e diegli i suoi. Il padre del pastore vendè poi tutti i panni, salvo ch'el giubberello. Carlotto s'imbrattò tutto di fango, e camminando non sapeva dove s'andare; e capitò la sera a una badia di Santo Omero. L'abate era grande amico di Pipino, e stato suo servidore. Carlotto entrato ne' chiostri della badia, alcuno de' monaci non lo conoscendo, lo domandarono s'egli voleva stare con altrui. Rispuose di sí, ed eglino lo menorono all'abate, e con lui s'acconciò; e missegli una vesta monacile; ed egli serviva tanto bene l'abate, che parlando con certi de' suoi monaci disse: «Per certo che questo valletto non debbe essere figliuolo di villano». E domandò come egli avea nome, ed egli rispuose che aveva nome Mainetto. Disse l'abate: «Hai tu padre?». Rispose che no.
In questo mezzo li due bastardi furono soccorsi da Grifone di Maganza, presono la signoria, e tutti i Maganzesi tornarono a Parigi e incoronarono Oldrigi del reame di Francia e Lanfroy feciono siniscalco e capitano di tutta la gente d'arme; e feciono mettere bando a pena della forca, che qualunque persona avesse Carlotto, lo dovesse rappresentare al roy de Franza. Ed era allora papa di Roma Sergius, per antico di Maganza, e fece scomunicare ogni persona che ritenesse Carlotto, che gli desse aiuto o forza o consiglio; e fu fatto imperadore Leone, e dopo Leone fu imperadore Gostantino suo fratello, e dopo Gostantino fu imperadore Michael: e durarono in tutto questi imperatori anni ventisei, e poi fu fatto imperadore Carlo Magno, come la storia fará menzione.
Fu Carlo molto cercato per li Maganzesi. Disse l'abate, dov'era arrivato Carlo, che molte volte gli parve in visione che gli fusse detto: «Questo fanciullo, che tu tieni per servo, egli è Carlotto, figliuolo del re Pipino». Ed egli lo chiamò una mattina e dimandò chi egli era e di che gente. Rispuose: «Io fui figliuolo d'uno pastore, e quando fu morto lo re Pipino, fu tolta la mandria al mio padre, e fu morto, perché egli amava el re Pipino; ed io me ne fuggí'». L'abate non lo intendeva, e credeva ch'egli dicesse pastore di bestiame, ed egli diceva di persone. E stette Carlotto a questa badia quattro anni, servo di questo abate.