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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo XLI.

Come, partito Carlotto e Morando e Uggieri con Galeana da Roma,

scontrarono Bernardo di Chiaramonte in Lombardia, e l'ordine che diedono.

 

Partito da Roma Carlotto co' compagni, e passata la cittá di Modona in Lombardia, a Parma albergarono, e alla mattina cavalcando per passare el Po e andare a Pavia, incontrarono Bernardo di Chiaramonte, che andava a Roma e venia di verso Piamonte. E passando, l'uno guatò l'altro, e a Bernardo parve conoscere Morando, e a Morando parve riconoscere Bernardo. E passati, disse Morando a Mainetto: «Quello mi pare Bernardo di Chiaramonte». Disse Uggieri: «Il primo de' sua famigli ce lo dirá». E in queste parole, Bernardo diceva a' suoi compagni: «Conobbe nessuno di voi alcuno di questi quattro che sono passati?». E ognuno disse di no. «Per mia fe'», infra sé disse Bernardo, «che quello mi pare Morando»; e mandò uno famiglio indrieto a domandargli. In questo Uggieri scontrò uno famiglio con una valigia in groppa, e domandollo: «Chi è questo gentile uomo?». E 'l famiglio rispuose bestemmiando: «Non so». Disse Uggieri: «Tu me lo dirai»; e presegli le redine del ronzino; e 'l famiglio gridò. El famiglio, che Bernardo mandava in drieto, gridò: «Arme! arme!», credendo che Uggieri lo volesse rubare, sí che Bernardo e' compagni si volsono al romore. Mainetto percosse uno cavaliere, e ferito lo gittò per terra, e se non fosse che la brigata di Bernardo cominciorono a gridare: «Chiaramonte! Chiaramonte!», e Morando ricognobbe Bernardo, e' v'era del male assai. E le grida loro feciono ristare la battaglia, e di battaglia tornò in pace la questione, e fuvvi grande allegrezza. E riconosciuti, Bernardo mandò uno famiglio a Roma al cardinale, a dirgli che aveva trovato il fatto in Lombardia.

La sera abergarono a uno abergo insieme a uno castello, e la mattina diliberò Bernardo per piú sicurtá di Carlo che Morando e' loro n'andassino nella Magna al duca Namo di Baviera, ch'era giovane e gentile persona, ed era stato grande amico del padre, e lui de' Reali di Francia. E disse: «Io mi tornerò in Chiaramonte e farò grande sforzo di gente in vostro aiuto». E voltossi a Carlotto, e abracciollo e baciollo, e raccordògli la morte di suo padre, e disse come fu generato in su lo carro in sul fiume del Magno: «però ti priego, signore, che tu ne faccia sí aspra vendetta, che sempre ne sia memoria». Disse Mainetto: «Se Dio mi dá grazia ch'io possa ritornare in casa mia, io giuro al vero Iddio di perdonare ad ogni persona, salvo che a' due traditori fratelli, ch'ebbono ardire d'uccidere il padre mio e loro. E cosí giurai nelle mani del cardinale Lione, vostro figliuolo». Disse Bernardo: «E' si vuole disfare la casa di Maganza». Disse Morando: «O signore Bernardo, Dio non perdona a chi non perdona; seguitiamo la 'mpresa, e Iddio ci ammaestrerá di fare il meno male». E di concordia si partirono: Morando e' compagni n'andarono verso la Magna, e Bernardo tornò a Chiaramonte, e mandò per Buovo a Agrismonte e pel duca Amone a Dordona e per Ottone, duca d'Inghilterra, e per Milon d'Angrante e per Girardo da Rossiglione. Questi erano sua figliuoli di matrimonio, e altri dua n'aveva con seco, ciò era Anseigi e Sanguino, ma erano bastardi: e 'l cardinale Lione ancora era di matrimonio fratello de' sopra detti cinque. E a costoro contò tutto il fatto come stava, ed eglino ne feciono grande allegrezza e diedono ordine a fare grande gente per essere apparecchiati al tempo.




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