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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo LIII.

Come Milon d'Angrante e Berta furono messi in prigione, e sposolla: e 'l dus

Namo gli mandò via; e furono sbandeggiati e scomunicati, e capitorono a Sutri,

dove nacque Orlando in povertá; e come andava acattando per l'amore di Dio.

 

Quando lo re Carlo udí ch'e' medici dicevano che Berta era gravida, molto se ne turbò, e ripieno di vergogna sospirava. E andò a vicitare la sorella, e tiratola in sagreta parte, la minacciò di morte, ed ella si gli gettò ginocchioni a' piedi, domandando merzé. Carlo volle sapere di cui era gravida, benché quasi l'animo suo se lo avvisava; e quando lo seppe per bocca di lei, fece pigliare Milon d'Angrante e fello imprigionare, e fece mettere lei in uno fondo di torre; e poi mandò per lo duca Namo, in cui era tutta la sua fidanza, e lagrimando e sospirando tutto il fatto gli narrò. Molto ne 'ncrebbe al dus Namo e molto se ne dolse con Carlo, e poi disse: «Signore, il mondo dá di questi dolori e non vuole che in questa vita sia tenuta la vita felice. Tu hai sormontato con la grazia di Dio in tanta signoria; ora vorrá conoscere come tu ti porterai. Non si conosce il valente signore nella signoria terrena, s'egli stesse sempre in filicitá, ma quando delle fortune gli vengono; e però del cattivo partito pigliamo quello che sia di meno pericolo. Milone è pure di tuo lignaggio, ed è figliuolo di duca, ed egli è duca, ed è il piú valente di tutti e' fratelli: io ti priego che tu gliela dia per moglie». Carlo rispuose: «Io consentirò prima di tornare in esilio, in che e' miei traditori fratelli mi misono, e sono disposto di fargli amendue morire. Ma prima voglio parlare a Bernardo e a' figliuoli». E presto mandò per Bernardo di Chiaramonte; e come fu venuto, gli contò come la cosa stava. Bernardo piú fiero era ch'el figliuolo morissi, che non era Carlo, dicendo che mai non fu traditore niuno di casa sua e ch'egli non voleva che questo fallo passasse, ch'egli non fusse punito. Ed erano diliberati di fargli amendue morire, e a questo s'accordorono tutti e' fratelli di Milone. Ma el duca parlava al re Carlo segretamente, mostrandogli per molte ragioni che questo era il suo disfacimento. Alla fine, non potendolo arrecare alla sua volontá, una notte il duca Namo con uno bello modo se n'andò alla prigione e cavò Milon della prigione, e trasse Berta della torre, per modo che Carlo non ne seppe niente. E menatigli al suo palagio, fece venire giudici, notai e testimoni, e fece che Milone sposò Berta; e comandò a tutti quegli ch'erono suti presenti, che non ne dicessino niente per insino al sesto giorno. E la notte medesima mandò via Milone e Berta, e istette la cosa celata tre giorni, inanzi che Carlo lo sapesse. E quando lo seppe, molto se ne turbò col duca; ma il duca aveva fatto come fa il buono amico, che, conoscendo il pericolo del suo signore, lo campò da quello medesimo ch'egli non si voleva campare. E piú fece, che quando Carlo perdonò a Berta, aggiunse che con parola di Carlo gli aveva mandati via, per mettere Carlo in amore di tutti. Ora Carlo fece dare bando a Milone da quanto paese Carlo aveva 'n forza e possanza, e mandò a papa Lione e fello scomunicare. E peggio fue a Milon la scomunica ch'el bando, imperò che nessuno non lo voleva ritenere. Berta ebbe bando del fuoco e fu scomunicata; e piú era contro a Milon Bernardo e' figliuoli che Carlo, e piú lo minacciavono. Carlo prese Angrante e tutte le sue terre gli tolse.

Milon con Berta, non potendo per la scomunica istare in niuna terra, perché era per tutta la fede pubblicata, passò in Italia, diliberato d'andare a Roma. E arrivato presso a Roma a otto leghe, a una cittá che ha nome Sutri, dove gli mancò da vivere, cioè e' danari, per necessita vendè i cavalli e l'arme, e diliberò d'abitare a Sutri, perché vide non essere ivi conosciuto. E perché Sutri è in su la strada maestra, temea di non essere conosciuto; e trovò una grotta di fuori da Sutri uno miglio in luogo solitario, e in quella grotta era una caverna fatta per bestiame. E Milon si puose ad abitare in questa cava, e portovvi della paglia e del fieno, e vestissi come pellegrino e cominciò andare limosinando. E in capo di due mesi Berta partorí uno figliuolo maschio, uno dí che Milone era andato alla cittá ad acattare. E Berta, come ebbe partorito in su la paglia, se lo fasciò il meglio ch'ella potè, e puoselo in su la paglia a lato a sé. In questo ritornò Milon dalla cittá, e giugnendo in su l'entrare della cava, el fanciullo fasciato tondo rotolò giú dalla paglia e andonne insino a l'entrare della cava. E Milone, come vide questa cosa rotolare, si fermò; e quando il fanciullo si fermò, cominciò a piagnere; e Milone lo prese e levosselo in braccio e portollo alla sua madre, dicendo queste parole: «O figliuolo, in quanta miseria ti veggio nato, non per lo tuo peccato, ma per lo mio difetto e di tua madre!». E piangendo lo diede alla madre; ed ella se lo messe a lato. E fu Milone balio di Berta e del fanciullo otto giorni, tanto che Berta si sollevò e ch'ella poteva governarlo. E Milone andava acattando per nodrire la donna e 'l fanciullo e sé. E passati gli otto giorni, disse Milone a Berta: «Come porremo nome al nostro figliuolo?». Berta rispuose: «Come piace a te». Disse Milone: «La prima volta ch'io lo vidi, sí lo vidi io ch'egli rotolava, e in francioso a dire 'rotolare' eglino dicono 'roolar'. E però (disse Milone) io voglio per rimembranza ch'egli abbia nome come io lo vidi, cioè Rooland». La mattina vegnente Milone lo portò a Sutri, e trovato due poveri che lo tennono al battesimo, lo fe' battezzare, e fu battezzato per l'amor di Dio, e puosegli nome Rooland. Egli era alquanto di guardatura guercio, e aveva fiera guardatura, ma egli fu dotato di molta virtú, cortese, caritatevole, fortissimo del suo corpo, onesto, e morí vergine, e fu uomo sanza paura, la quale cosa nessuno altro franzoso non ebbe. E Milone stette in questa parte tanto con Berta, che Roolando aveva cinque anni compiuti; e giá andava da sé medesimo alla cittá acattando per Dio, e giá sapeva portare la tasca e 'l barlotto, e procacciava per sé e per la madre; ed era vestito di panno agnellino grosso, che gli era dato per l'amore di Dio; e cosí vestiva Berta sua madre e Milon suo padre, sí che facieno penitenza del loro peccato, che avevano commesso vinti dall'amore.




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