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Andrea da Barberino
I reali di Francia

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Capitolo LXIII.

Come Orlandino vide Carlo la prima volta,

e tolse una tazza piena di carne dinanzi a Carlo a Sutri.

 

El dí seguente Carlo soprastette al mangiare piú che non soleva, e' poveri stavano a 'spettare; e Orlandino v'era venuto e aspettava; ed essendo a cerchio con molti, udiva parlare della grande degnitá che era quella dello imperadore; e fra l'altre cose fu uno che disse: «Quando l'imperadore è posto a tavola, el primo tagliere della carne che gli è posto inanzi, se uno povero lo togliesse con la carne, cosí come egli giugne in tavola, nessuno non gliene direbbe nulla per degnitá dello 'mperio». Quando Orlandino sentí questo, si stette cheto, e quando sentí sonare gli stormenti, n'andò su per la scala. El portinaio non lo voleva lasciare passare per entrare in sala, e cominciorono a fare quistione, tanto che Orlandino gli ruppe il capo; e' baroni se ne risono e dissono villania al portinaio, e fuvvi messo uno altro portinaio. E Orlandino si misse in uno canto della sala, e quando lo re Carlo venne per desinare, Orlandino molto lo guatò, e ogni cosa che si faceva guatava; ed era dinanzi a Carlo molta moltitudine di gentili uomini. E quando egli vidde la vivanda, e Orlandino vidde fare la credenza, si fece inanzi e tolse la prima tazza, ch'era stata posta dinanzi a Carlo, dov'era drento capponi e altra carne assai. La tazza era d'ariento dorata, che pareva d'oro, e nel fondo era l'arme di Carlo: e quando Orlandino prese la tazza, el gentile uomo, che serviva di coltello dinanzi a Carlo, volle dare a Orlandino; ma Carlo, vedendo l'ardire d'Orlandino, disse al servidore: «Non fare: lascialo andare». Ed ebbe Carlo tanto piacere, che rise di voglia quando Orlandino tolse la tazza, perché si versò Orlandino alquanto di brodo in sul petto, di quello che era nella tazza. E partito Orlandino, Carlo disse: «Deh vedete quanto ardire ha auto questo valletto! Ed è ancora si pitetto in fante!». E ridendone co' baroni, fu detto a Carlo le quistioni ch'egli aveva fatte con certi bricconi, e come egli aveva rotta la testa al portinaio, e come egli toglieva la roba a certi bricconi e davala a' poveri che non si potevano fare inanzi. Disse il re Carlo: «Per certo egli debbe essere figliuolo di qualche gentile uomo»; e dimandava alcuno della cittá di cui egli era figliuolo; e non gliele sappiendo dire, uno buono uomo di Sutri disse: «Santa Corona, egli è circa a dodici anni che ci arrivò uno soldato, che aveva aspetto, cioè apparenza, d'uno uomo da bene, con una sua femina ch'era gravida; e stettesi in questa terra, e la donna partorí questo fanciullo in una grotta, la quale è qui presso, ed è circa di sei anni che quello soldato non ci s'è veduto: o egli se n'andò per disperazione, o egli è morto. Ma questo fanciullo è sempre ito acattando, e alcuna volta ci viene la madre con lui». E disse molto de' giuochi che aveva fatti co' fanciulli, e come gli avevano fatto una veste bianca e vermiglia a quartieri. Orlandino si tornò con la tazza e con la carne alla madre, la quale come vidde l'arme di Carlo, subito la riconobbe e disse: «Donde hai tu auta questa roba?». Rispose Orlandino la novella che aveva udito. Berta, per mettergli paura, cominciò a dire che s'egli vi tornasse, che quello Carlo lo farebbe pigliare e mettere in prigione, e che egli lo farebbe impiccare per ladro; e ch'egli non vi tornasse. Ed egli disse: «Io non vi tornerò piú». E per quello giorno non tornò alla cittá.




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