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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
Riposato otto giorni nella cittá, Fiovo era a ognuno palese chi egli era. E il nono giorno ordinò d'assalire il campo con grande battaglia, e fece due schiere. La prima condusse Fiovo e Sanguino, che furono tremila cavalieri; la seconda furono dumila cavalieri e dumila pedoni, e diella a Giambarone e a Sansone; e la cittá lasciò in guardia allo re Nerino con tutta l'altra gente da cavallo e da pie'. Fiovo assalí il campo; dove fu grande romore e grande uccisione di gente, e ruppono la prima guardia, e passorono la seconda. Allora si fece loro incontro uno valente conte, chiamato conte Al mador di Norona, con grande ischiera, e Fiovo lo passò con la spada insino di drieto. Per la sua morte fu grande romore, perché egli era parente del duca, e cominciossi grande battaglia. Arebbono e' cristiani acquistato piú campo, ma uno barone del duca di Sansogna, Gilfroy, lo forte duca che teneva Oliona e Santerna e Laona, entrò nella battaglia e abatté Sanguino; e fu presso che rotta la schiera di Fiovo. Ma Giambarone e Sansone colla bandiera Oro e fiamma spiegata assalirono el campo. Or chi potrebbe dire el traboccare cavalli e cavalieri? Fu rimesso a cavallo Sanguino, e furono costretti di fuggire insino all'ultime bandiere. Allora il duca si mosse con grande gente, e fece indrieteggiare molto e' cristiani insino presso alle porte. Allora lo re Nerino non potè sofferire. Uscí della cittá con mille cavalieri e con tre mila pedoni, e assalí e' nimici fieramente. Allora Fiovo ristrinse le due schiere in una, cioè Fiovo, Sanguino, Giambarone e Sansone; e percotendo il campo lo rompevano, se non fosse il duca di Sansogna che abatté lo re Nerino e menavalo preso. Questo fu detto a Fiovo; onde egli abbandonò la battaglia, e volse la maggiore parte della gente in quella parte dove era preso lo re Nerino; e aggiuntosi con la frotta che ne lo menavano, ferí con una frotta e abatté el duca e racquistò il re; ma egli ebbe una ferita nel braccio. In questo mezzo la gente rotta rifeciono testa per la sollecitudine del duca Gilfroy di Santerna. Per questo dí non si combatté piú. Fiovo con sua gente si ritornò nella cittá con grande festa, perché e' nimici avevano ricevuto il dí gran danno di morti e di feriti. E Fiovo s'attende a medicare, e cosí gli altri, pigliando quelli della cittá grande speranza della loro guerra per Fiovo e pe' compagni.