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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
Passato l'anno che l'assedio era stato intorno alle mura di Roma, Gostantino ragunò consiglio, e domandò quello che a loro pareva di fare dello assedio. Fu per tutti consigliato ch'egli ribandisse Fiovo, suo figliuolo, e ch'egli mandasse a lui, che lo soccorresse; e questo fu nel consiglio diliberato. E fu ribandito, e perdonatogli ogni ingiuria; e Gostantino mandò due messi in Francia, che l'uno non seppe dell'altro, acciò che non mancasse che Fiovo non avesse la lettera. E quando Fiovo ebbe la novella come era ribandito, e a quanto pericolo era la cittá di Roma, pianse per tenerezza, considerando che Gostantino era pure suo padre. E pensò che importava la lettera; e mandato per Sansone e per Giambarone, diede loro la lettera in mano. E Giambarone disse: «Signore, io non veggio modo al presente di qui a due anni di potere soccorrere Gostantino, perché voi sapete che pure ora al presente abbiamo acquistato la Magna e molti altri paesi, e dubito che non si ribellino. Però mandate a dire a vostro padre che noi lo soccorreremo di qui a due anni» (che veniva in capo del terzo anno che l'assedio vi sarebbe stato). Rispose Fiovo che egli si tenesse insino al terzo anno, che egli il soccorrerebbe; e rimandogli il messo. E tornato il messo a Roma, fu ordinata la terra a buona guardia per potersi tenere. E quegli del campo piú volte mandorono ambasciadori a Gostantino, che egli lasciasse la fede cristiana e tornasse ad adorare gl'idoli e gl'iddei, e ch'egli farebbono ogni patto, e affermerebbonlo imperadore; e mai non ebbono nessuna buona risposta. E però istette assediato tre anni dal principio dello assedio al soccorso di Fiovo.