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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
In questa parte torna la scrittura a Fiovo, che con senno è venuto, piú che con la maggioranza della signoria, dove si conveniva molti pensieri e maninconia, mostrando allegrezza. Egli fece ordinare una magna festa, e tutti e' baroni fece venire a corte; e fra l'altre cose che egli fece, furono grandissimi doni, che di consuetudine è che il dono che riceve l'uomo, lo trae ad amare l'uomo che dona per la larghezza del dono. E fece molti cavalieri, tra' quali fece Salardo di Brettagna e Attarante della Magna, cioè di Storlicchi; e rende a Attarante libera sua signoria; e fece cavaliere Gilfroy di Santerna e Riccardo di Baviera, Ionasbrando, figliuolo del re d'Inghilterra, e Berlingeri di Scozia; e a tutti donò arme, cavagli, castella e altri assai ricchi doni. Quando la festa fu finita, si ristrinse con tutti e' signori, e manifestò loro come Gostantino era assediato drento da Roma, e disse: «Signori, se Gostantino perde Roma, la quale è stata donna e capo di tutto il mondo, noi non potremo resistere a tanta gente, e sempre si dirá che per viltá; e saracci rimproverato, se noi non la soccorriamo; e saremo sottoposti a' Tarteri e a' Barberi, che ci venderanno per schiavi, la qual cosa non piaccia a Dio! E però ognuno di voi consigli quello che gli pare il meglio di dovere fare per la salute di Gostantino e per la nostra». Tutti d'accordo si profersono con tutta loro forza seguitare Fiovo e andare a Roma; e cosí giurarono in mano a Fiovo da ivi a uno anno trovarsi con Fiovo a Roma: e presono commiato, e tornarono in loro paese.
Fiovo ragunò in quello anno gran gente e gran tesoro e arme; e in capo dell'anno si trovarono la maggiore parte di questi signori a Parigi; e chi non venne a Parigi, si trovò con Fiovo per la via. Fiovo ordinò che e' suoi figliuoli Fiorello e Fiore rimanessino a Parigi; e Giambarone lasciò con loro Riccieri suo figliuolo; e apresso si partirono da Parigi. E come furono partiti, e Riccieri, figliuolo di Giambarone, ch'era allora d'etá di diciasette anni, si travestí, e venne nel campo sanza saputa e contro alla volontá del padre; e mai non si palesò che fu a Roma. E camminando Fiovo, giunsono in buon'ora in Lombardia; dove si fece loro incontro Durante di Melano con semila armati, e venne con loro a Roma. La novella venne nel campo degli infedeli. Lo re Danebruno, soldano e imperadore dell'oste, fece tutti e' re e signori ragunare; e fue tra loro diterminato di farsi incontro a Fiovo, e combattere prima con lui che egli entrasse in Roma. E fatte le schiere, se gli feciono incontro; ma Fiovo, come ebbe passato Perugia, sempre sapeva di mano in mano come e' nimici stavano. E come sentí la mossa loro, prese la sua via per modo che non si riscontrò con loro; e mentre che eglino camminavano, fu trovato uno grande uomo di grande statura, il quale uccise dieci cavalieri. Fiovo l'andò a vedere, perché la gente lo combatteva; e quando lo vidde tanto possente, fece tirare la sua gente a drieto, e fecelo domandare se egli si voleva fare cristiano. Rispuose in lingua barbera che sí, e arrendessi a Fiovo; e Fiovo lo fe' battezzare, e posegli nome Argorante. E disse che aveva in odio el re Danebruno, perché aveva fatto amazzare uno suo fratello che diceva che non comporterebbe che Danebruno signoreggiasse l'Africa, e che egli cercava di fare uccidere ancora lui; e perciò s'era partito dal loro campo. Fiovo gli fece onore, e menollo seco a Roma: e fue uno franco uomo, e morí in quella battaglia. E 'ntrarono drento da Roma, dove si fece grande allegrezza della loro venuta; e messono drento grande quantitá di vettuvaglia.