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Andrea da Barberino I reali di Francia IntraText CT - Lettura del testo |
Entrato Fiovo nella cittá con questi signori, cioè Attarante della Magna, sangue di Storlicchi, e Riccardo di Baviera e 'l re d'Inghilterra e Ionasbrando suo figliuolo e 'l re d'Irlanda e Berlingeri di Scozia e Argorante el gigante e Codonas, re di Brettagna, e Salardo suo figliuolo e Gilfroy duca di Santerna e 'l romito Sansone e Giambarone e Riccieri suo figliuolo con centoventicinque migliaia di cristiani, franca gente (e Roma faceva dentro piú di quaranta migliaia di buoni combattitori), lo 'mperadore molto abracciò Fiovo e Giambarone, e perdonò a Sansone, e molte lagrime gittò per tenerezza; e domandava perdonanza a Fiovo, che fece piagnere tutti e' signori. Poi andò abracciare tutti e' regi e duchi e baroni, ch'erano venuti con Fiovo, e a tutti fece grande onore e buona raccoglienza. Tutta Roma faceva fuoco d'allegrezza, come se avessino vinto la guerra, tanta speranza s'era giá messa in Fiovo; e la gente fue per la cittá bene alloggiata. E 'l di seguente Riccieri, figliuolo di Giambarone, s'appresentò al padre in presenza di Fiovo. Quando Giambarone lo vidde, tutto si turbò, e dimandò come era venuto. Quando lo seppe, gli volse correre a dosso per dargli, ma Fiovo lo ritenne; e dissegli gran villania, chiamandolo bastardo, disubidente; e comandogli che non gli apparisse dinanzi; ma Fiovo molto lo rinfrenava. Nondimeno Riccieri se ne andò a casa d'uno grande amico di suo padre, il quale lo raccettò come suo propio figliuolo. E non passorono otto giorni che Fiovo gli fece perdonare a Giambarone: ma Riccieri tornava pure in casa di quel cittadino, il quale gli aveva fornita una ricca camera. E Riccieri aveva arrecata una armadura a suo dosso, delle buone del mondo, da Parigi, e pregò questo cittadino ch'egli non dicessi a persona che egli avesse arme né cavallo, che non voleva che nessuna persona lo sapesse; e fecelo giurare per sagramento.
In questo mezzo Fiovo lasciò riposare la sua gente quindici giorni; e ogni giorno andava a vedere e a stimare e a procurare come e' nimici stavano, e come si portavano; e alcuna volta gli faceva provare. Il soldano, quando Fiovo fu entrato nella cittá, mandò per tutti e' re, e di tutta l'oste fece due parte: l'una parte mandò di sopra a Roma, e missono campo in sul Tevero, e feciono molto forte el loro campo, ed erano dal lato di verso Puglia; e l'altro campo si puose di sotto a Roma tra 'l mare e Roma di verso Toscana, sí che Roma era assediata per tutto. Nel campo di sopra era el soldano di Mech, re Darchino lo Bruno, re Polidan di Bussina, Rambal dal Maroch, l'amostante di Persia, Giliante d'Africa, Gloriardo di Barberia, Barchido d'Atalante, Sagra monte di Ragona, Alifar di Granata, Agustan di Portogallo, Coramonte di Spagna, Brancadoro da' monti Caifas, Giliafro di Centulia, Sagramor di Libia. Questi quindici re con molti altri prenzi erano nel campo di sopra a Roma con centocinquantamila saraini; e feciono in sul Tevero uno ponte incatenato con legname che passavano a loro posta, e quelli di sotto feciono uno ponte in sulle nave in foce da passare a loro posta. E passati e' quindici giorni che Fiovo venne, diliberò d'assalire il campo; e fece tre schiere. La prima diede a Giambarone e al romito Sansone e a Riccardo di Baviera e Argorante giogante; e diede loro ventimila cavalieri, e ordinò ch'eglino assalissino el campo di sotto, e che eglino non si sforzassino di combattere, ma piú tosto tenergli a bada, ponendo: «Se noi rompessimo questo campo di sopra, noi vinceremo ben poi quello di sotto». E la seconda schiera tolse per sé quarantamila cristiani; e volle seco Gilfroy di Santerna e Codonas di Brettagna e Salardo suo figliuolo e Berlingeri di Scozia. La terza ordinò al re d'Inghilterra e al re di Buemmia e al re d'Irlanda e Attarante e a Ionasbrando e a Durante di Melano. E dato questo ordine, la mattina vegnente, che fu la sedecima giornata ch'erano giunti in Roma, ognuno si mosse la mattina, come fu chiaro il giorno, con la sua schiera.