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Michele Lacetera Persone Storie Parole IntraText CT - Lettura del testo |
D
La nostra civiltà rischia grosso perché la
confusione sta producendo esseri disadattati,
perduto il pensiero. Dopo essersi spente
nelle campagne le lucciole si stanno spegnendo
Lodoli).
dajje e dajje, inter. a furia di insistere,
continuando un’azione con ostinazione.
dà gammone, fr. id. trovare un’intesa
segreta su qualcosa, tramare un inganno a
danno di qualcuno, come i giocatori che,
in segno di intesa, si toccano con le
dà er pilotto, fr. id. romanesca sta per
infastidire, annoiare mortalmente.
dannataru, s. m. funesto, nocivo, che
dazio, s. m. imposta sulle merci introdotta
in un territorio e il luogo dove tale
imposta si paga. La gestione del dazio
con la conseguente riscossione nel tempo
in cui il servizio ha funzionato è stata affidata
alternativamente alla mano pubblica
(Amministrazione comunale) o ai privati.
Per molti anni la direzione dell’ufficio del
dazio di Zagarolo è stata affidata al
decina, s. f. misura di peso equivalente a
defocatore, distruttore, incendiario.
defora, avv. prep. fuori, all’aperto.
dentenne, v. intr. dare a intendere.
dessajò, avv. quaggiù, in giù.
dicidotto, agg. num. diciotto.
dicinnoi, agg. num. diciannove.
didone, s. m. pollice, alluce.
digiunè, s. m. tavolinetto da salotto con
tre piedi, forse usato per consumarvi la
colazione. Evidente francesismo “déjeuneur”.
dina, falsa bestemmia usata spesso come
intercalare. “Ve l’aripeto mo, zitti per
dina” (G. G. - Belli, La sovranezza) Assai
comune l’espressione “Porcu ddina”.
dindarolu, s. m. salvadanaio di terracotta.
Il vocabolo contiene una evidente onomatopea.
dindi, s. m. pl. soldi, nel linguaggio dei
disculu, agg. discolo, indisciplinato, scapestrato.
Fr. id. “Mannà quadunu a li disculi”
(mandare qualcuno in riformatorio
o casa di correzione).
ditalinu, s. m. detonatore. In italiano
ditalino è una cartuccia a polvere per
pistola a ripetizione (De Mauro).
doci, agg. dolce, carino, affettuoso.
Doganella, (Consorzio Acquedotto),
l’Ente che eroga l’acqua agli zagarolesi
unitamente agli abitanti di Colonna,
Frascati, Montecompatri, Monteporzio,
Palestrina, Rocca Priora e San Cesareo. Il
Consorzio ha sede a Frascati e uffici periferici
in altri comuni. Sfrutta le acque
delle sorgenti della Doganella situate
nella zona dei pratoni del Vivaro, comune
di Rocca Priora, e, in misura limitata, le
acque del Simprivio. La rete idrica serve
tutto il centro abitato e ha raggiunto anche
molte località di campagna. Recentemente
la gestione delle acque è passata
all’ACEA (Azienda Comunale Elettricità
e Acqua).
don Falcucciu, s. m. personaggio fantastico
che un tempo doveva essere stato
molto ricco prima di cadere in miseria
tanto che si suol dire “aremanè comme a
don Falcucciu co’ ‘na mano denanzi e
una dereto”. (senza niente, nudo come un
verme).
doppopranzo, avv. nel pomeriggio.
dorgissime, s. f. pl. cerimonia religiosa
che si svolgeva nella chiesa di S. Lorenzo
nell’ottava dopo Natale, dal 26 dicembre
al I gennaio. Detta “delle dorgissime” da
una preghiera che iniziava con le parole
“Iesu, puer dolcissime” (Gesù, bambino
dolcissimo). L’ottava era organizzata
dalla Confraternita degli agonizzanti e i
confratelli, prostrati a terra, pregavano la
Madonna come “refugium agonizantium”
(rifugio degli agonizzanti).
L’invocazione veniva ripetuta tre volte ad
alta voce. Sembra che gli ultimi confratelli
a cantare “le dorgissime”siano stati i
signori Raffaele Bizzochi e Luigi Saioni.
dormì da piedi, fr. id. diffusa in molte
parti d’Italia. Mostrarsi indifferente, trascurare
di occuparsi di qualcosa. Dormiva
all’altro capo del letto il coniuge che
voleva evitare i rapporti sessuali con l’altro.
drittonacciu, s. m. furbastro, furbacchione.
LA DOTE
Organizzare un matrimonio significava
anche contrattare tra le parti l’ammontare
dei beni che i genitori mettevano a disposizione
dei futuri sposi che costituivano
la dote. Non poterne disporre poneva
una ipoteca negativa sulla stessa possibilità
di sposarsi e se nonostante tutto il
matrimonio si combinava bisognava contentarsi.
Non poteva avere alcuna pretesa
di nessun genere chi si presentava all’altare
Le famiglie che potevano permetterselo
cominciavano ben presto a pensare alla
dote delle figlie accumulando pazientemente
tutto quanto poteva contribuire ad
accrescere le possibilità della fanciulla di
fare un buon matrimonio. La roba esercitava
un forte richiamo sui giovani e l’interesse
si coniugava con la simpatia e l’amore.
Molto spesso l’homo oeconomicus
prevaleva su tutto il resto. Quando le
nozze erano state ormai concordate si
procedeva alla verifica della dote e la
roba veniva fatta stimare da una vera
professionista esperta in “estimo matrimoniale”
detta “stimatrice”(v.)
L’avvenimento rivestiva una certa solennità
e l’intera famiglia con annessi e connessi
compreso il vicinato partecipava
alla cerimonia della consegna. Quasi mai
c’erano sorprese in quanto tutto era stato
precedentemente concordato tra i genitori
dei futuri sposi. Tuttavia non ci si fidava
delle parole e si metteva mano a carta
e penna per lasciare tracce ben visibili di
ciò che si faceva onde evitare possibili
contestazioni. Una vera scrittura privata
stesa su carta bollata. Tutto il paese veniva
messo al corrente dell’accaduto e il
fatto veniva variamente commentato sia
nel bene, in caso di doti cospicue, che nel
male in caso di fatti più modesti. Tutti
sapevano e ognuno diceva la sua. In tal
modo l’intera società esercitava una specie
di controllo su quanto accadeva
Gli elenchi della roba venivano compilati
con estrema pignoleria e tutto veniva
annotato e valutato con precisione ragionieristica.
Si riporta di seguito il dispositivo di un
contratto di nozze completo che assumeva
il titolo di “carta totale”. (v.) La copia
originale del documento, riportata nelle
pagine seguenti, è stata generosamente
messa a mia disposizione dal compianto
“Nota di tutto ciò e quel tanto da Anna
Tagliacozzi si assegna e costituisce in
dote alla sua figlia Secondina Procesi del
fu Lorenzo di Zagarolo, presente e sotto
croce segnata, in occasione del di lei
matrimonio con Antonino Nati di Emidio
sottoscritto. Il seguente corredo viene
descritto e stimato dalla pubblica stimatrice
Elisabetta Bonafede vedova Fallani.
Fodera di paglione di tela di canepa .. 6
Fodera di materazza e di quattro
cuscini … 8
Coperta da letto di percalle … 2,50
Lana di materazza e coperta imbottita
… 28,84
Lenzuolo di mussola ricamato con due
foderette ………………. . -7
Quattro paia di lenzuola di canepa.. 32
Una camicia di mussola da uomo…0,80
Diecinove camice da uomo di tela
marzola… 32,30
Dodici camice da donna di tela marzola
…16,80
Quattro paia di foderette di tela marzola
… 4,00
Tre paia di foderette di mussola …1,40
Quattordici salviette di tela marzola
con frangia … 6,30
Un tovagliolo di tela marzola … 0,80
Una tovaglia di due teli di tela … 3,00
Quindici asciugamani parte di canepa
Due vesti bianche di cotone, una di
Undici fazzoletti da spalle parte ricamati
parte di lana e parte di maglia fissa
… 13
Dieci zinali parte di seta, parte di
maglia fissa, parte ricamati … 4,00
Venti fazzoletti parte da sudore parte
Due panni di Lilla da testa … 4,40
Quattro vesti di lana con suoi corpetti
…16
Quattro guarnelli di percalle con suoi
corpetti …5,60
Cinque busti ricoperti di varia stoffa
…19
Quattro guarnelli due di tela due di
cotone … 3,60
Un lenzuolo di stoppetta con una
camicia e una parannanzi … 2,40
Un paio di bottoni d’oro, un’anello
d’oro ed una corona col crocifisso
d’argento … 8,37
Rame lavorato ad uso utensili domestici
… 13,02
Cassa di noce lustra ... 11,16
(seguono altre voci relative al godimento
di un vigneto con annesso tinello fornito
di posti per le botti, di botti e caratelli e
altri attrezzi e il documento si chiude con
Con la presente da valere Antonino Nati
di Emidio e Secondina Procesi fu
Lorenzo di Zagarolo promettono e si
obbligano di prendersi per marito e
moglie unendosi nel vincolo del Santo
Matrimonio secondo i riti di Santa Chiesa
statuiti nel Sacrosanto Concilio di
Trento”.
I futuri sposi , presa visione di quanto disposto
dai rispettivi genitori, si dichiaravano
soddisfatti di quanto disposto e
affermavano di essere sicuri che la dote
stabilita avrebbe contribuito a tenere ben
In altri documenti risalenti alla stessa
epoca del precedente nell’elenco sempre
puntiglioso dei beni della dote si trovano
indicati un carretto tutto guarnito con
cavallo, oggetti da falegname, oggetti da
fuoco, ferri da stiro, un libro con copertina
d’argento, quadri e altri oggetti assortiti.
Veniva sempre espressamente detto
che la dote aveva lo scopo di alleggerire
il peso del matrimonio. Avere dei beni a
disposizione aiutava certamente a campare.
Era sempre meglio che non averne.