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Michele Lacetera Persone Storie Parole IntraText CT - Lettura del testo |
Quando un personaggio popolare parla
appare assurdo mettergli sulla bocca un
discorso in lingua. (Alberto Asor Rosa).
la(v)amani, s. m. lavamano, catino in
ceramica o metallo posto su un treppiede
provvisto di una brocca per l’acqua.
làbberu, s. m. labbro. Pl. “le làbbera”,
femminile come in italiano. Dim. vezz.
“labberuzzu”.
lacciola, s. f. lacciolo per catturare selvaggina,
lallèro, esclamazione che indica meraviglia
o incredulità.
la Mandrozza, s. f. toponimo della campagna
lancistrone, s. m. molto alto di statura.
lappedunu, pr. indef. l’altro.
la quale, pr. rel. Nell’uso quotidiano il
pronome relativo diretto è praticamente
scomparso. E’ rimasta in vita l’espressione
“pe’ la quale” con il significato di
buono, che va bene e del suo contrario se
la locuzione è preceduta da negazione.
Es. “sto ino è(non è) pe’ la quale”.
la Regina, il busto marmoreo sovrastante
la porta di San Martino (v.) che raffigura
la divinità di Giunone Gabina alla quale
gli zagarolesi hanno attribuito il titolo di
Regina. Per i locali indica anche un posto,
un luogo. “Ci vediamo sotto la Regina” si
lattime, s. m. crosta lattea tipica dei lattanti.
Lattime è un termine popolare assai
comune. “tra sbasciucchi, lattime e llagrimoni”
(G. G. Belli, La vita dell’omo)
Lauretana (Associazione), fondata nel
corso del XIX secolo con lo scopo precipuo
di celebrare la festività della
Madonna di Loreto, da cui il nome. Gli
associati si scambiavano aiuto nel lavoro
dei campi. Attualmente l’Ass. ne, che
conta 15 soci, organizza la festa della
Madonna di Loreto insieme all’arma dell’aeronautica
e in collaborazione con la
confraternita della Divina Provvidenza
che annovera una cinquantina di consorelle,
essendo tutta al femminile.
lauru, s. m. 1) la pianta dell’alloro. 2) un
uccello assai variopinto.
lavatore, s. m. lavatoio pubblico.
Anche a Z. c’è stato il tempo in cui le
donne si recavano alla fontana per lavare
i panni. Braccia nude sotto il getto dell’acqua
gelida, energici colpi di maglio,
bocche ben disposte alla chiacchiera e
alla lite per accaparrarsi i posti migliori. Il
lupo e l’agnello: non mi sporcare l’acqua,
fatti più in là e via discorrendo. I tre lavatoi
più frequentati erano quello di Piazza
della fontana nuova, quello, denominato
“lu ’ascone” (v.) demolito per far posto
ad un supermercato alle pendici di Colle
Barco e l’altro, tuttora aperto e frequentato
da chi non intende cedere alle lusinghe
della lavatrice, situato a ridosso della
Porta Rospigliosi (v.) in Corso Vittorio
Emanuele detto “lu fontanone”. (v.) Delle
sette vasche viene utilizzata soltanto la
prima.
lazzu, agg. morbido, tenero. Usato in
maniera iterativa “lazzu lazzu”. Der. di
leccamuffu, s. m. schiaffo, ceffone sonoro.
leccapiatti, s. m. ruffiano, adulatore, lecchino.
lecchetta, s. f. fanchiglia, leggera pioggia,
spruzzatina di neve.
legnu, s. m. carrozza utilizzata per il trasporto
delle persone alla stazione ferroviaria.
Si tratta di un’evidente metonimia.
lèpere, s. m. lepre. In italiano è di genere
leppa leppa, avv. adagio, pian pianino.
In dialetto romanesco c’è il detto “er culo
fa lippe - lappe” (riferito a chi ha paura
lesca, s. f. ferita, scottatura.
Le settenote, associazione musicale.
Promuove e organizza corsi di avviamento
alla conoscenza della musica oltre a
corsi per l’apprendimento di vari strumenti
musicali. Dal pianoforte alla chitarra,
dall’oboe al violino. E ancora propedeutica
musicale per bambini dai tre ai
cinque anni e laboratori di musica per
quelli dai sei ai dieci.
lestra, s. f. giaciglio di animali selvatici
(specialmente della lepre). Nel linguaggio
familiare il termine viene usato in senso
figurato e intende letto disfatto e in totale
disordine. Regionalismo centro - meridionale.
lestu, agg. lesto, veloce, svelto.
li, art. pr. pl. m. I, gli, li.
lìbbera, s. f. libbra, unità di misura di
peso equivalente a 333 gr.
lìbberu, 1) agg. libero. 2) s. m. libro.
limbu, s. m. limbo, zona del cimitero
destinata alla sepoltura dei bambini non
battezzati i quali, secondo la religione
lìmitu, s. m. 1) scarpata, terreno in pendio.
2) confine.
linara, s. f. coltivatrice di lino, pianta un
tempo coltivata a Z. Le donne “raccomandavano
i loro raccolti a Santu Primu,
fratello della matrona romana Santa
Sinferusa (in dialetto Zinforosa”. (E.
Loreti, Guida di Zagarolo, 1987).
lippa, s. f. gioco di ragazzi consistente
nel far rimbalzare un piccolo pezzo di
legno affusolato alle due estremità e poi,
con un secondo colpo, colpirlo e mandarlo
il più lontano possibile. Il nome al
gioco viene dato dal nome del bastone
usato per colpire, la lippa. Il pezzetto di
legno affusolato si chiamava “lippinu”. Il
termine lippa è un regionalismo toscano.
loccia, s. f. buco nelle calze o in altri
loccu, agg. 1) furtivo, cauto, circospetto.
2) svogliato. Der. di allocco con aferesi.
locu, s. m. rudimentali servizi igienici
installati nelle case tanti anni fa. In realtà
si trattava di un’apertura collegata alla
fognatura dove si versavano gli escrementi.
Il servizio era condominiale. Chi
abitava case con l’affaccio sulle valli non
ne aveva bisogno in quanto tutta la spazzatura
veniva liberata nella valle sottostante,
loffa, s. f. 1) fungo commestibile di
modesta qualità. Si trova nel periodo estivo
e autunnale specialmente su legno
marcescente. Si tratta della volgare vescia
(Lycoperdon Pyriforme). 2) fuoruscita di
gas intestinale non rumorosa, spesso di
odore molto sgradevole.
loffiu, s. m. 1) insulso. 2) sgraziato. 3)
lu Giustu, s. m. il Giusto. Il nome dato
dagli zagarolesi al busto marmoreo sovrastante
la colonna dove anticamente erano
situati la pesa pubblica, il macello e il
forno comunali. La colonna, collocata in
un piccolo portico in via A. Fabrini, l’antica
Via Maestra, porta incise, ad altezze
diverse, le misure ufficiali di un tempo,
oggi di problematica lettura. Il busto marmoreo
in realtà rappresenta la figura di
Papa Clemente IX (Giulio Rospigliosi
1600 - 1669) che combattè il giansenismo
e promosse una crociata contro i Turchi.
logrà, v. tr. consumare, logorare. Agg.
loja, s. f. loggia, loggetta, balconcino.
lojone, s. m. balcone, loggione, terrazzo.
londo, s. m. lardo sciolto e ridotto in olio.
loto, s. m. fango attaccato alle scarpe.
lu, art. det. m. s. il, lo. Es. “lu tinellu” (il
tinello), “lu stradone” (lo stradone).
Alcuni nomi maschili singolari vengono
preceduti dall’articolo lo. Es. lo ino, lo
pa’ (il vino, il pane). Gli altri articoli
sono:la, li, le. Es. la sore, li sòrici, le igne
(la sorella, i topi, le vigne).
L’ è usato senza alcuna distinzione davanti
a tutti i nomi maschili e femminili, singolari
e plurali che iniziano con vocale.
Es. l’omo, l’ommini, l’àcciula, l’àcciule.
luccicandrella, s. f. lucciola.
luffu, s. m. 1) rene. 2) lombo, fianco.
luna, s. f. per i contadini di Z. la luna non
è solo il satellite naturale della Terra ma è
quell’entità che regola, attraverso le sue
diverse fasi, il lavoro che si svolge nei
campi. Nulla si faceva, e l’usanza resiste
ancora oggi, senza guardare il cielo o il
calendario con le fasi lunari messe in bell’evidenza.
C’è la luna buona e quella cattiva.
Quella buona, amica che ti aiuta nel
lavoro e poi nella produzione, è quella
calante. Durante questa fase si devono
praticare le semine, si deve mutare o
imbottigliare il vino, tagliare le canne nel
canneto e fare determinate operazioni
relative alla cura degli animali. Perfino le
partorienti guardavano la luna per trarre
buoni o funesti auspici relativi al nascituro.
Buona norma era astenersi da alcune
pratiche durante le fasi di luna cattiva,
quella crescente.
lupa, s. f. gancio a forma di amo a tre
punte usato per tirare su i secchi dal pozzo.
lùppica, s. f. ùpupa (uccello di media
grandezza con becco lungo e sottile e un
ciuffo di piume sulla testa). Abbastanza
lustro, 1) s. m. lucido per scarpe. 2) agg