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Michele Lacetera Persone Storie Parole IntraText CT - Lettura del testo |
Z
Rocco Scotellaro ha avuto il grande
merito di trasformare in lingua il parlare
quotidiano dei contadini della sua
Lucania. (Carlo Levi)
zàccaru, s. m. schizzo di fango.
Zacchera.
zagajà, v. intr. balbettare.
zammammaru, s. m. sciocco, melenso,
stupido.
zammucu, s. m. sambuco. (v. schizzu e
paparella).
zàmparu, s. m. vangatore o, più in generale,
operaio a giornata proveniente dalla
Ciociaria. A Roma si dice “zampitto”.
zancanatu, agg. claudicante, che cammina
con difficoltà. Da zanca, gamba.
zappaticci, s. m. pl. zappatura del terreno
sul quale l’anno prima era già stato seminato
il grano. L’operazione era indispensabile
se si voleva seminare per il secondo
anno consecutivo.
zappitella, s. f. piccola zappa usata
soprattutto per pulire il grano e liberarlo
dalle erbacce infestanti. Zappetta.
zappotto, s. m. vinello ottenuto sfruttando
le vinacce già passate al torchio. Le
vinacce venivano sistemate in un caratello
pieno d’acqua e lasciate per alcuni
giorni. Il liquido che se ne ricavava aveva
appena appena il colore del vino. Quanto
a sapore e consistenza…
zappu, s. m. becco, maschio della capra.
zazzà, v. intr. 1) bighellonare, perdere tempo.
2) approfittare di una situazione favorevole.
3) fare il gradasso, il prepotente.
zazzicchia, s. f. salsiccia.
zegu-zegu, verso di richiamo per il maiale.
zello, s. m. sudiciume, sporcizia.
zeppu, 1) agg. pieno, pienissimo. 2) s. m.
bastoncino di legno.
zèppula, s. f. 1) macchia d’unto, di grasso.
2) maldicenza, cattiveria, pettegolezzo.
Fr. id. “mette le zéppule” dire maldicenze,
lasciarsi andare al pettegolezzo
facile.
zicchià, v. intr. scalciare, scalpitare, tirare
calci.
zinale, s. m. grembiule. Fino a qualche
anno fa questo vocabolo indicava anche il
pezzo di tela cerata che i carrettieri usavano
per coprirsi le gambe e ripararsi dal
freddo e soprattutto dalla pioggia. La
parola zinale è registrata nei dizionari
della lingua italiana come un regionalismo
dell’Italia centrale. De Mauro lo
definisce “grembiale con pettorina usato
da artigiani o da donne durante i lavori
domestici”. Probabile derivazione di
“zinna” (v.) con influsso di grembiale.
zinalinu, s. m. grembiulino per i bambini
dell’asilo.
zinalone, s. m. grembiule per ragazzi
delle elementari.
zinna, s. f. parola romanesca per dire
mammella.
zi’ Peppe, loc. s. m. vaso da notte. Il
vocabolo era usato normalmente dai
napoletani e dai romani. In Toscana per
indicare scherzosamente il sedere si dice
Zi Beppe.
zoccà, v. tr. superare, sovrastare qualcuno
soprattutto nel gioco.
zòcculu, s. m. mattone di terracotta.
zoffione, s. m. canna vuota usata per soffiarci
dentro e alimentare il fuoco nel
camino.
zoffiu, s. m. 1) soffio. 2) l’insieme dei
regali che venivano offerti ai bambini che
portavano nelle case di amici e parenti gli
auguri di Natale e di buon anno.
Consisteva in noci, mandarini, fichi secchi
e dolcetti natalizi.
zombà, v. tr. saltare.
zombu, s. m. salto.
zonzilicà, v. tr. solleticare, fare il solletico.
zonzìlico, s. m. solletico.
zorvarolu, s. m. fiammifero da cucina.
Zolfanello.
zozzaria, s. f. sporcizia, luridume.
zozzu, agg. 1) sporco, lurido. 2) infame,
miserabile.
zuccardu, s. m. colpo dato in testa.
zucchittu, s. m. cappelletto di lana, zucchetto.
zuì, s. m. uccelletto di piccolissime
dimensioni.
zuzzina, s. f. fetta di mela essiccata al
sole. Si conservavano a lungo in tutte le
case.
zuzzocchiu, s. m. sciocco, stupido.