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Michele Lacetera Persone Storie Parole IntraText CT - Lettura del testo |
I
La frattura sociale ancor oggi esistente
nel paese impedisce la formazione di
una lingua nazionale omogenea a livello
letterario. (P.P. Pasolini)
ianaru, s. m. pettegolo, chiacchierone,
maldicente.
ia romana, s. f. via Romana. In principio
con tale espressione si intendeva espressamente
la via Casilina, quella più frequentata
per recarsi a Roma. Successivamente
servì ad indicare qualsiasi via
asfaltata. Una maniera per distinguerle
dalle vie breccciate.
Icinali, s. f. pl. in viale Ungheria dove è
ubicato lo stabile che fungeva da stazione
ferroviaria della linea Roma-Fiuggi,
ormai dismessa. (v. Stazione vicinali)
ICS, agenzia di informazioni, commenti
e stampa di orientamento radicaleggiante
ideata e diretta dal consigliere comunale
Davide Brocani durante gli anni Ottanta
del Novecento consistente in pochi fogli
dattiloscritti contenenti notizie relative
all’operato dell’Amministrazione comunale,
molto spesso con toni di accesa
polemica. Era distribuita gratuitamente.
(v)idè, v. tr. vedere. Pass. rem. “eo iddi,
tu idesti, issu idde, noa idemmo, voa ideste,
issi iddeno” o “iddero”.
(v)ie, (v)ìculi, piazzette, ai nomi a tutti
noti di personaggi famosi della storia e
recentemente del cinema che fanno
mostra di sé sulle targhe apposte all’inizio
delle strade o nel bel mezzo delle piazzette
del paese se ne affiancano altri di non
facile identificazione. Mentre di alcuni di
questi qualche notizia è stato possibile
trovare, di altri si sa ben poco. Si sa ad es.
che piazzetta Minciacchi, che si apre su
corso Vittorio Emanuele, è dedicata a due
fratelli che esercitarono l’arte del restauro
addirittura presso gli zar di Russia alla
fine del secolo XIX e piazzetta Antonelli
ricorda il cardinale Antonelli Giacomo,
nato a Sonnino e morto a Roma, segretario
di Papa Pio IX. Tra i nomi non altisonanti
sono questi i più noti. Poco si sa di
preciso di altre famiglie che hanno avuto
l’onore di vedersi intestate vie, viuzze e
piazzette. È il caso di Agostini, Brembi,
Buttarelli, Creonte, Lezzi, Maraccio,
Martini, Paparelli e Vernini. Con tutta
probabilità si tratta di famiglie di possidenti,
un tempo proprietari di molti
immobili che hanno prestato il loro
cognome alle strade dove abitavano.
iempì, v. tr. riempire.
ieraddimà, avv. l’altro ieri.
(v)igna, s. f. vigna, vigneto. Croce e delizia
di un intero paese. Una delle prime
parole che imparavano i bambini di
Zagarolo. Centro della vita, dei pensieri,
degli affanni, delle gioie di tutta la comunità.
Parola mitica entrata fin nel fondo
delle viscere, nelle pieghe del cuore, negli
anfratti delle pietre, nell’anima dei muri
delle case di Z. Dall’alba al tramonto, a
zappare, vangare, innestare, potare ecc.
Tutto alla vigna e per la vigna. Pianori,
valli, colline, una distesa ininterrotta di
viti coltivate a capanna, a filari, ad alberelli
e a pergolati. Chilometri da fare a piedi
per stradine sconnese e piene di fango.
Con il passare degli anni strade sempre
più comode e, nel giro di qualche anno,
l’acqua corrente, la luce elettrica, il telefono,
le fognature. E poi vicino al vecchio
tinello in pietra o in tufo con i posti per le
botti, la pigiatrice e il torchio, una casetta,
un cucinino, un bagnetto e l’ingresso
nella modernità.
Migliaia di ettolitri di vino prodotti con
metodi rudimentali, badando alla quantità
più che alla qualità. Venduti a litro a litro,
quotidianamente, aspettando il cliente che
veniva da Roma e qualche volta portandoglielo
a casa, per non cadere sotto la
mannaia dei commercianti che te lo pagavano
due soldi, a fine estate quando era
necessario liberare la grotta e il tinello
perché incombeva la nuova raccolta.
I figli fatti grandi studiavano, i genitori
invecchiavano, la vigna non più culto,
non più religione, non più obiettivo desiderabile.
E se mai lo era cominciò ad
esserlo per la terra, per la superficie, per
lo spazio buono per costruirvi la casa.
Estirpare viti per sostituirle con i mattoni
e il cemento. Dalla vanga alla cazzuola.
Colli interamente edificati: tanti piccoli
paesi intorno al Paese. La vigna come
hobby, come passatempo per pensionati
per non cadere nelle spire del nulla e della
depressione. Qualche buon bicchiere di
vino ancora c’è sui colli zagarolesi, per
berlo con gli amici.
Scrisse una volta, erano gli anni Settanta,
Mario Soldati, l’indimenticato scrittore
piemontese cantore dell’Italia contadina,
spaventato dagli eccessi del progresso e
della modernizzazione, parlando dei contadini
del Monferrato: “Se l’Italia resiste,
se l’Italia si salverà lo dovrà, prima che a
tutti gli altri, a gente come questa che
accetta la nostra civiltà ma solo fino a un
certo punto, che non crede necessario,
progredendo, rinunciare a tutto il passato,
che non vede insanabili contraddizioni tra
i costumi moderni e quelli antichi, che ha
nelle sue mani anche l’avvenire del vino”.
Qui, a Zagarolo, le cose hanno preso
un’altra piega, il genius loci, il nume tutelare
di questo territorio si è distratto, ha
volto lo sguardo da un’altra parte e giorno
dopo giorno, quasi senza accorgersene,
si è cominciato a scrivere un altro
libro nel quale la parola “igna” si scrive
vigna.
(v)ignarola, s. f. carretto usato espressamente
per il trasporto del vino nei barili.
impiccettu, s. m. affare, faccenda, cosa di
poco conto.
impiastru, s. m. preparato a base di calce
unita alle incrostazioni del vino usato per
sanare le ferite della botte. Fig. persona
cagionevole di salute e anche rompiscatole,
guastafeste.
impormonitu, agg. flaccido, privo di
energia, rammollito, smidollato.
incastru, s. m. attrezzo usato dal maniscalco
per limare le unghie ai cavalli. In
it. incastro.
incollà, v. tr. prendere un peso sulle spalle.
Durante le giornate della vendemmia
c’erano quelli che usavano le forbici e
quelli che usavano le spalle per “incollà”
i bigonci pieni d’uva e trasportarli fino
alla postazione della pigiatrice.
In Comune, periodico di informazione
gestito direttamente dall’Amministrazione
comunale. Vide le pubblicazioni per circa
un anno durante gli anni Novanta del
Novecento. Venne utilizzato dall’Amm.
ne per portare a conoscenza dei cittadini
le decisioni e gli orientamenti amministrativi.
Principalmente si trattò di uno
strumento di propaganda più che di un
vero mezzo di comunicazione.
(g)inestra, s. f. ginestra.
Infernacciu, s. m. lungo e profondo fossato
attraversato da un rivolo d’acqua che
si estende dalle pendici di Palestrina attraverso
un ampio tratto di territorio zagarolese
e si esaurisce in territorio di
Gallicano, (v.) comune a pochi chilometri
da Z.
ingrassu, s. m. sovescio.
innotte, avv. stanotte. (quella appena passata
e quella che sta per sopraggiungere).
inzità, v. tr. innestare.
ìnzitu, s. m. innesto. Praticare un innesto
su una pianta richiede abilità e perizia.
Molti sono gli zagarolesi esperti in quest'arte
che un tempo era molto più praticata,
quando in agricoltura prevaleva il
“fai da te”. Ora presso i vivai si acquistano
piante già innestate e gli innestatori
sono praticamente disoccupati.
iozza, s. f. cibo cattivo, immangiabile.
ìpiso, s. m. timo, erba aromatica usata
nelle minestre a base di fagioli.
isaì, s. m. dal francese vis-à-vis, armadio
con specchi sulla parte esterna degli sportelli
dove è possibile specchiarsi. Lett. di
fronte, faccia a faccia.
(v)ìsciula, s. f. visciola.
(v)ìsciulu, s. m. visciolo, una qualità di
ciliegio.
issu, pr. pers. III s. m. egli, lui. Le altre
forme sono: “essa, issi, esse”.
(v)itame, vitigno.
itarella, s. f. sottoveste per una bambina.
(v)ittu, s. m. vitto, cibo.