PARP.
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Riverente m'inchino
A quella bella grazia,
Che di farmi languir non è mai
sazia.
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MAD.
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Io faccio riverenza
A quei vezzosi rai,
Che di farmi penar non cessan
mai.
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PARP.
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Ah madama Vezzosa,
Siete molto graziosa!
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MAD.
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Ah Parpagnacco mio,
Siete tutto bellezza e tutto
brio!
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PARP.
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Non dico per lodarmi,
Ma dacché son marchese,
Faccio maravigliar tutto il
paese.
Quand'ero alla montagna,
D'essere mi pareva un
contadino,
Ora d'esser mi pare un
ballarino.
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MAD.
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Certo che un uomo siete
Veramente ben fatto.
V'è un certo non so che dietro
la schiena;
Ma è una cosa da niente, e non
dà pena.
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PARP.
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Sì, vi dirò il perché: come
ricolma
Di pesanti pensieri ho la mia
mente,
Par che il dorso s'incurvi, e
non è niente.
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MAD.
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Niente, niente, signor, lo
dico anch'io.
Anzi grazia gli dà quel
monticello;
E poi chi ha del denaro è
sempre bello.
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PARP.
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Denar? Voi lo sapete:
Feudi, ville, campagne,
Palazzi, servitù, sedie e
carrozze,
Ori, argenti, diamanti e
ricche spoglie
Non mi mancano mai.
Voi lo sapete,
Io possiedo un tesoro.
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MAD.
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(Certamente ha costui la gobba
d'oro).
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PARP.
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Una cosa mi manca.
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MAD.
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E cosa è mai?
Lei ha feudi e campagne,
Palazzi, servitù, sedie e
carrozze,
Ori, argenti, diamanti e
ricche spoglie.
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PARP.
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Mi manca... lo dirò... una
bella moglie.
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MAD.
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Ritrovarla conviene; una tal
donna
Sarà ben fortunata.
Se la trovi, signore.
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PARP.
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Io l'ho trovata.
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MAD.
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E chi è mai? E chi è mai? Sarà
sicuro
Giovine com'è lei, graziosa e
bella.
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PARP.
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Lo volete saper? Voi siete
quella.
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MAD.
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Io? davvero! Lo credo? Oh me
felice!
Oh che sorte! Oh che grazia!
Oh che contento!
Quasi impazzir dall'allegria
mi sento.
(Se mi credi, minchion, la
sbagli affé.
Voglio la borsa tua, non
voglio te).
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PARP.
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Questa vostra allegrezza
M'empie il cor di dolcezza;
Sudo, smanio e deliro;
Rido per il contento, e poi
sospiro.
Quegli occhietti belli, belli,
M'hanno fatto innamorar;
Quei labbretti cari, cari,
Mi potrebber consolar.
Quel ch'io vedo e ch'io non vedo,
Mi fa sempre sospirar.
Occhi vezzosi,
Labbri amorosi,
Via non mi fate più delirar.
Di penar son ormai stracco,
Del mio mal chiedo pietà.
Il marchese Parpagnacco
Di Madama ognor sarà.
Sì, vezzosetta,
Cara, caretta,
Non saprei...
Non vorrei...
Che m'aveste ad ingannar.
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MAD.
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Io ingannarvi, signor? Mi
meraviglio.
In casa mia non vien nessun al
mondo;
Io non sono di quelle... Eh
faccia grazia:
Dove ha comprato mai quel bel
diamante
Spiritoso e brillante?
Certamente è un incanto!
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PARP.
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Le piace?
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MAD.
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Signor sì, mi piace tanto.
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PARP.
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Padrona.
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MAD.
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Meraviglio.
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PARP.
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Eh via.
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MAD.
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No certo.
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PARP.
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Mi fa torto.
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MAD.
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Ma poi... Non vuò, non vuò.
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PARP.
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Eh lo prenda...
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MAD.
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Via, via, lo prenderò...
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PARP.
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Dunque, mia cara sposa...
(Viene il Servo e parla a
Madama)
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MAD.
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Con licenza: (il barone
Macacco
Mi viene a visitar? Non so che
dire,
Farlo indietro tornar non è
creanza).
Venga pur, ch'io l'attendo in
questa stanza.
(Parte
il Servo)
Oh gioia mia
diletta,
Son imbrogliata
assai. Vien mio fratello,
Uomo
senza cervello e assai manesco;
Se vi vede con me, voi state
fresco.
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PARP.
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Dunque che deggio far?
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MAD.
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Io vi consiglio,
Per fuggir il periglio,
Nascondervi colà.
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PARP.
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Poi, se mi trova?
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MAD.
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Lasciate far a me.
Difendervi prometto.
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PARP.
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Che mi spiani la gobba io già
m'aspetto. (si ritira in una camera)
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MAD.
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Vi vuol un po' d'ingegno
A far l'amor con questo e con
quell'altro,
E vi vuol pronto labbro ed
occhio scaltro.
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