CON.
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Al volto porporino
Di madama Graziosa umil
m'inchino.
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MAD.
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Io dalle grazie sue resto
stordita,
E riverisco il conte
Bellavita.
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CON.
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Di me non vi dolete,
Se tardi mi vedete.
Sono stato finor da certe dame
Che vogliono ballar con
fondamento,
A insegnarle di vita il
portamento.
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MAD.
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Già si sa, già si vede:
La sua vita ben fatta è cosa
rara;
Vezzi e grazie da lei ciascuno
impara.
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CON.
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Veda, signora mia,
Osservi in cortesia:
Questi due monticelli,
Ch'io tengo uno per parte,
Son fatti con tal arte
Ch'uno con l'altro in equilibrio
accorda,
E sembro appunto un ballarin
da corda.
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MAD.
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Non ne dica di più, lo so, lo
credo,
Lo capisco, lo vedo:
Lei è tutto ben fatto;
Lei è tutto gentil. (Lei è un
bel matto).
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CON.
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Senta, signora mia, per dir il
vero,
Io son un cavaliero
Ameno e disinvolto;
Se lei mi osserva in volto,
Un certo non so che vi vederà
Che s'accosta di molto alla
beltà.
Circa la grazia poi, non fo
per dire,
Osservi la presenza:
Col piè sempre in cadenza,
Nelle braccia grazioso,
Nel gestir manieroso,
Si può dire ch'io sia cosa
compita.
E poi che serve? Il conte
Bellavita.
Veda che garbo,
Veda che brio:
Tutto son io
Grazia e beltà.
Io con le dame
Son tutto amore,
Son l'amorino
Caro, carino,
Son per le donne
Tutto bontà.
Ma a chi m'offende
Sono terribile:
Con braccio orribile,
Con luci irate,
Tiro stoccate
Di qua, di là.
Fatene stima,
Non mi lasciate,
Se voi bramate
D'esser felice;
Ognun mi dice
Ch'io sono bello,
Ch'io sono quello
Che fa l'onore
Della città.
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MAD.
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Non si stia a faticare:
Sempre meno dirà di quel che
appare.
Ma, se tanto è grazioso,
Sarà anco generoso.
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CON.
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Eh cosa importa?
Dov'è grazia e beltà,
Non si ricerca generosità.
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MAD.
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Signor, lei mi perdoni, in
questo sbaglia.
Un amante, ancorché bello e
grazioso,
Quando si mostra avaro,
Alla donna non puol esser mai
caro.
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CON.
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Dunque con i miei vezzi
Io non posso da voi sperar
affetto?
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MAD.
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Per me vi parlo schietto:
Se mi volete innamorar da
buono,
Fate che della borsa io senta
il suono.
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CON.
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Sarà dunque un amor
interessato.
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MAD.
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Sarà l'amor che dalle donne è
usato.
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CON.
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Parmi di sentir gente.
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MAD.
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Ah dite piano,
Poiché tengo un germano
Ch'è piuttosto cervello
stravagante;
Se ci sente, vorrà far
l'arrogante.
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CON.
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Tiriamoci più in qua. Torniamo
un poco
Al discorso di prima.
Per esempio, volendo
Darvi un segno d'amor,
quest'orologio,
Dite, saria opportuno?
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MAD.
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Ah sì, ne ho perduto uno
Simile appunto a quello.
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CON.
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Guardate con che grazia io vel
presento.
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MAD.
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Oh che grazia gentil! Siete un
portento.
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CON.
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Mi vorrete poi bene?
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MAD.
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Uh tanto, tanto.
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CON.
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Vi piace il volto mio?
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MAD.
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Siete un incanto.
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CON.
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Vezzosa gradita,
Mio dolce tesoro.
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MAD.
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Per voi, Bellavita,
Io smanio, io moro.
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a due
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Che dolce contento
Ch'io provo, ch'io sento!
Che brio! che beltà!
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CON.
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Oimè, sento gente.
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MAD.
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No, no, non è niente;
Sarà mio fratello.
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CON.
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Ha poco cervello,
Tremar ci farà.
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MAD.
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Non tema di nulla;
Stia fermo, stia qua.
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PARP.
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Padron riverito. (esce)
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CON.
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Son servo obbligato.
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PARP.
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È tutto compito. (a Madama)
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CON.
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È assai ben creato. (a Madama)
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MAD.
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Sorella gli sono,
Spiacermi non sa.
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PARP.
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} a due
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(Fratello più buono (ciascuno da sé)
Di lui non si dà).
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CON.
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MAD.
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Per fino ch'ei parte,
Celatevi là. (piano a Parpagnacco)
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PARP.
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È troppa bontà.
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MAD.
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Andate in disparte,
Che poi partirà. (piano al Conte)
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CON.
|
È troppa bontà.
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PARP.
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} a due
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Gli son servitore.
Comandi, signore,
Ma con libertà. (si ritirano)
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CON.
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MAD.
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Oh questa sì ch'è bella!
M'hanno creduto affé.
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MAC.
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Non c'è più più nessuno;
To to to tocca a me.
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MAD.
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E questo bel Macacco
Da me cosa vorrà?
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MAC.
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Mia ca ca ca ca cara.
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MAD.
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Mio be be be be bello.
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a due
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Son qua qua qua qua qua.
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PARP.
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} a due
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Un altro suo fratello
Codesto ancor sarà?
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CON.
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MAD.
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Or sono nell'imbroglio,
Non so cosa sarà.
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PARP.
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} a due
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Eh ben, quanti fratelli
Avete, mia signora?
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CON.
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MAD.
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Patroni cari e belli,
Io non glielo so dir.
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PARP.
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Voi siete menzognera.
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CON.
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Voi siete lusinghiera.
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a due
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Scoperta siete già.
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MAD.
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Andate, che vi mando,
Andate via di qua.
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MAC.
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Co cosa mai sarà?
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TUTTI
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Che razza maledetta,
Che rabbia che mi fa!
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