VOLP.
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Ma con tanti
riguardi
Vuoi
lasciarti scappar la tua fortuna.
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PEL.
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Voi dite
ben: peliamolo, peliamolo,
Giacché il
gonzo è caduto;
Ma non
pensate a tutto.
Quand'ei
donato avrà, vorrà ch'io doni,
Ché non son
così buoni
Gli uomini
al giorno d'oggi
Le speranze
a pagar: la splendidezza
Fan divenir
mercato,
E voglion
coi regali aver comprato.
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VOLP.
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S'io non
sapessi, o figlia,
Quanto in
uscir da perigliosi incontri
Prudente e
scaltra sei,
Credimi, a
un rischio tal non t'esporrei;
E poi per
tua custodia
Non son io
sempre desta?
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PEL.
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Ma tutta la
mia pena or non è questa.
Tascadoro
pelato
Almen
dell'amor suo vorrà parlarmi;
Io non
voglio annoiarmi,
No, con quel
babbuin; soffrir nol posso.
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VOLP.
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Tutto ha il
rimedio suo, fuor che quest'osso.
Diamogli,
quando vien, quella pelata
Che abbiam
premeditata;
E poi con
una burla
Ch'io penso,
gli faremo un tal spavento
Ch'ei mai
più di vederti avrà ardimento.
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PEL.
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Or ben, con
questo patto
A secondarvi
io sieguo.
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VOLP.
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Ho preparato
Già l'abito
per me.
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PEL.
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Ma il mio prendeste,
Che far
pagar volete a quel buon uomo?
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VOLP.
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Sì, quel che
l'impresario di Mazorbo
Già ti donò.
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PEL.
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Ma poi quel personaggio
Che
fingerete in venezian linguaggio,
Sosterrete
voi bene?
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VOLP.
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Sai pur che quando
io voglio
La veneta
adoprar favella amata,
Su queste
pietre cotte io sembro nata.
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PEL.
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Ma se mai vi
scoprisse?
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VOLP.
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Eh, non v'è
dubbio.
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PEL.
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Or dunque a
prepararvi
Andate.
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VOLP.
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Sì, ma Tascadoro
viene;
Resto un
poco.
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PEL.
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Adescarlo
or mi conviene.
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