SCENA
PRIMA
Volpiciona da Sgherro, poi Pelarina da Paroncino con
mezzo volto.
VOLP.
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Ecco a che
ti conduce, o Volpiciona,
L'amor di
madre. Il ciel la mandi buona.
È venuto il
capriccio a Pelarina
Di voler
ella stessa travestita
Far la
filata a Tascador, se viene.
Difenderla
conviene
In caso di
bisogno, e trasformarmi
Volli per
esser pronta all'occasione.
È ver
ch'egli è un poltrone;
Pur da
qualche timore
Turbata è la
mia mente.
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PEL.
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Eccomi. Che
vi par?
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VOLP.
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Ottimamente ;
Ma non
vorrei, figliola...
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PEL.
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Eh non temete.
Mandato pur
avete
A Tascadoro
quel biglietto?
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VOLP.
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Ancora
Io te lo
dissi già, che per un uomo
Noto a me,
ignoto a lui, ma destro assai,
La carta
gl'inviai.
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PEL.
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Or ben, s'ei
non credesse
Alle scritte
minaccie,
E s'accostasse
alla mia casa ancora,
Voi ben
vedrete allora
Se dal suo
capo uscir farò l'umore
Di venir
dov'io son.
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VOLP.
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Pure ho
timore.
Siam donne
alfine, e poi
Tu il veneto
linguaggio...
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PEL.
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Eh so il
parlar, so tutto, ed ho coraggio.
Oh se un uomo
foss'io,
Talvolta
delle belle io ne farei,
E far già
non vorrei
Come fan
certi bravi al giorno d'oggi,
Che con un
magazzin d'armi alle mani
Voglion dar,
ammazzar, ma stan lontani.
Veduto ho
talvolta
D'alcuni
buletti
Le belle
bravure.
Un con la
durlindana:
A ti,
sangue de diana.
L'altro col
palossetto:
Via che
ti xe pochetto.
Dai,
tira, para,
Saldi,
fermeve.
Grida la
Cate:
Ah mio
mario!
Tonia: mio
fio!
Chiasso,
fracasso,
Morti,
feriti.
Ognun sano e
salvo
A casa sen
va.
Con questi
gradassi
Pigliar la vorrei,
Vederli
godrei
Andarsene a
gambe
Correndo,
chiedendo
Aiuto,
pietà.
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VOLP.
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Chi leone è
ne' detti,
Spesso è
lepre ne' fatti.
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PEL.
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Che vorreste
voi dir?
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VOLP.
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Uh sento
gente.
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PEL.
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Ritiriamci
in disparte.
Vedrem s'è Tascador.
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VOLP.
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Ci giovi or
l'arte. (si ritirano)
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