Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Gasparo Gozzi
Prose Varie

IntraText CT - Lettura del testo

  • PROSE VARIE
    • L.   Ragionamento intorno ai bugiardi.
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

L.

 

Ragionamento intorno ai bugiardi.

 

Ut externus alieno pene non sit hominis vice.

Plin. Hist. lib. VII.

 

Per modo che due di paese diverso a pena riescon uomini l'uno rispetto all'altro.

 

Passando pochi fa per Merceria, io vidi un cert'uomo, il quale affacciatosi ora ad una bottega, ora ad un'altra, chiedeva in suo linguaggio, che tedesco era, non so qual cosa a' bottegai, e quasi si disperava di non venirne inteso. Alla fine, quando piacque a Dio, si abbattè ad una persona che l'intese e gli rispose a proposito. Il buon uomo fece lieto viso, ringraziò con buon garbo chi gli avea risposto, e se ne andò a' fatti suoi. Molti furono intorno all'uomo che l'avea inteso, e chiedevano: Che ti ha egli detto? - La somma fu, che il forestiere domandava di andare a San Giuliano, ed era per disperarsi, non ritrovando chi l'intendesse. Odi cosa ch'è questa! diss'io secondo l'usanza mia fantasticando, oh quanto male fece Nembrotte quando edificò quella torre che fu cagione di trinciare un linguaggio solo in tanti minuzzoli! Quando ci troviamo in compagnia di uomini di un altro paese, eccoci divenuti ceppi, torsi e peggio. Egli è come appunto se noi fossimo sordi. Uno cinguetta, e chi l'ascolta allunga il collo, perchè udendo ad articolare parole, gli par pure d'intendere, e in fine non ha inteso sillaba, e dice all'altro in suo linguaggio; io non intendo; e quegli non intende che non s'intenda; onde ne nasce un miscuglio tale, che il dono della parola, per cui sono diversi gli uomini dalle bestie, non giova più loro punto poco; tanto che l'esser mutoli e sordi sarebbe quel medesimo, o forse meglio, perchè non si avrebbe il disagio di muovere la lingua e di tirare gli orecchi. Oh egli è pure una bella cosa e un mirabile edifizio questo dell'uomo! A me pare i pensieri sieno a modo di una fiammolina, ma di naturanobile e vivace, che per mostrarla altrui, la si abbia ad arrestare e vestire con un velo. Le parole la velano, ed eccola in istato di poter essere compresa dai circostanti. Ma tanti veli v'ha, quanti sono i diversi linguaggi; e chi non si avvezza a poco a poco con lo studio o con la pratica al colore di quelli, vede bene che sono veli, ma non sa quello che vi sia dentro. Avviene il somigliante quasi anche in un medesimo linguaggio, quando gli oratori ed i poeti vestono coteste fiammoline con certe copriture lavorate da loro. Tutti que' nomi inventati da' dotti di metonimie, metafore, allegorie, e mille altre da far isbigottire i cimiteri, non sono se non velami, ne' quali chiudono pensieri che sono come tutti gli altri; e tuttavia talvolta si sta a bocca aperta ad udirli, e sembrano Arabi, o di Calicutte.

Ma quello di che più si dee maravigliarsi, e che a me veramente pare più strano, si è che ci sono alcuni uomini, nati nel paese nostro, i quali parlano un medesimo linguaggio con esso noi, ed escono loro dalla lingua quelle parole che ognuno dice tuttodì, e con tutto ciò non si giugne mai ad intenderli. E non crediate già che non favellino ordinatamente e con bel garbo; ché anzi sono de' migliori e più schietti parlatori del mondo. E quello che più mi fa maravigliare, si è che, udendoli, si risponde loro a proposito, e si piange o si ride, secondo ch'essi toccano le corde della malinconia o dell'allegrezza; e con tutto ciò vi partirete da costoro senz'aver compreso una sostanza immaginabile, e pieni di aria e di vento. Io non so in qual forma io debba chiamarli; ma sono uomini che fanno professione di non dir mai quello che sentono in loro cuore, fanno altro studio fuorchè di esaminare quello che pensano, per incartarlo, e dire quello che non pensano. Potrebbe anch'essere che la malignità degli uomini avesse dato a cotesti tali il nome di bugiardi, e che in effetto essi non abbiano colpa se non dicono mai la verità. Chi sa che non sia difetto dell'edifizio? A dire la verità, è necessaria la memoria. Questa è la custode di tutto quello che abbiamo veduto o fatto; e quand'essa non è capace di ritenere cosa veruna, ecco che la parte inventiva dell'intelletto rimane superiore e più gagliarda; onde è quasi passato in proverbio, che la gran memoria offende l'ingegno. Cotesti poveri di memoria dunque, e pieni d'ingegno per natura, avendo la lingua come tutti gli altri, se ne debbono valere; e non ritrovando capitale di adoperare nella memoria, si vagliono dell'ingegno; e narrano subitamente cose che non hanno veduto mai, affermano quello che non hanno mai udito, dicono di aver fatto quello che non si sono mai sognati di fare, e per lo più sono più caldi e fervorosi ragionatori degli altri, perchè gli uomini che traggono il favellare dalla memoria, parlano di cose passate e infreddate per conseguenza; ma gl'ingegnosi favellano di quello che nasce loro in capo in quel momento, e si trovano come dire in sul punto dell'operazione, e par loro di fare quello che narrano. Il difetto della memoria in cotesti tali è palese; perchè se ti abbatti in loro la seconda volta, non creder però di aver ad udire le stesse circostanze, la medesima narrazione di prima. Se tu ritocchi loro la faccenda un altro giorno, odi nuovo apparecchiamento di cose, nuova orditura e nuovo aspetto di storia; sicchè se tu venissi mille volte a ragionamento con esso loro, mille volte ritroveresti grandissima variazione, e ti partiresti da loro in sostanza così bene informato, come se avessi parlato con un Americano.

 

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License