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Gasparo Gozzi Prose Varie IntraText CT - Lettura del testo |
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LI.
Paragone delle condizioni.
..... In manicis et Compedibus saevo te sub custode tenebo.
Ti terrò in catene e ceppi con rigida custodia.
Certi erroruzzi, che nascono dalla gente di picciolo affare, non si allargano fra gli uomini, e non danneggiano punto il costume in universale. Vedesi, per esempio, una femminetta per le vie, la quale con mille frastagli e pennuzze si fa un vestimento, e cammina con certi attucci, parte di albagia e parte di amore; tutti diranno: La è pazza; e le si faranno le fischiate dietro. Chi la chiamerà di qua, chi di là; si ciancia seco, e in fine ella se ne va con Dio, e non avrà lasciato di sè un mal esempio ad alcuno. Va un altro, e succia con bocca fuori della pila l'acqua benedetta, e appresso la va sbuffando sopra i circostanti per devozione: egli ha sciolto i bracchi, è uscito del seminato, gli va attorno il cervello. Io non nego già che queste non sieno pazzie solenni; ma bene affermo che se, per esempio, egli fosse accaduto mai che nel Messico, o in altro lontano paese, fesse venuto il capriccio alla reina di fornirsi come quella pazzaccia che ho nominata di sopra, tutte le donne sue seguaci avrebbero imitata l'usanza di lei; e fuori della corte si sarebbe la foggia per tutto il reame allargata. E se fra le ipocrisie che narra il Manucci di aver vedute alla China, qualche gran signore di colà avesse avuto per usanza, oltre al collo torto e allo strabuzzare gli occhi, di sofiar acqua nella faccia delle persone, io non dubito punto che tutto il paese non avesse piovuto acqua dalla bocca. L'esempio de' maggiori è stato sempre la norma di tutti gli altri. Io non so donde avvenga che ogni uomo voglia vivere per comparazione, e misurar sè col passetto dei più grandi, massime quando si tratta di rovinare la famiglia e le sostanze. Mi sono più volte maravigliato a vedere questo umore che abbiamo d'imitazione nel fare quello che non si può, perchè ognuno vedendo a danzare sopra una fune, o a fare salti pericolosi e mortali, non tenti di rompersi il collo per fare quello che vede. Dicevami già un uomo dabbene, ch'egli avea da circa trecento ducati di rendita, e che per la sua pazzia stava male: Io ho, diceva egli, una picciola famigliuola, e perchè veggo tanti più ricchi di me ad abitare in nobilissimi palagi, mi pare vergogna se non ho almeno una mezzana abitazione. I vestiti altrui guerniti di oro e di argento mi tentano a gareggiare; e se io non posso giungere all'oro e all'argento, voglio almeno pervenire al panno fine e alla seta. In capo all'anno ho avuto molti pensieri, anzi infinite spine nel cuore. Perchè non so io stabilire un giorno di rincantucciarmi in una contrada rimota, in una casettina a fitto di quindici o venti ducati il più, con un panno indosso ruvidaccio che poco costi, e con altre spese a proporzione di queste? Io so pure che fra gli abitatori delle casipole sarei il maggiore co' miei trecento ducati, e verrei da tutti ammirato; e, quello che più importa, non avrei un pensiero al mondo. Ma noi siamo di una razza che vogliamo paragonarci sempre con quelli che vanno all'insù, come il ranocchio di Esopo, e non ci ricordiamo mai de' minori di noi, nè di uguagliarci a quelli. - Così mi parlava quest'uomo dabbene; ma non seppe mai deliberarsi ad eseguire il suo pensamento, e morì mezzo disperato. Dall'altro canto, sopra tutti le più ricche signore non hanno carità delle minori di sè; e sapendo che il cuore umano è cotanto inclinato all'imitazione, si vagliono senza un pensiero al mondo delle ricchezze nell'invenzione di nuove fogge e di abbigliamenti. Queste li veggono, e senza misurare altro, vogliono gonfiarsi e gareggiare ad ogni modo, e suo danno a chi tocca. Vero è che nella imitazione io veggo un certo che di stentato e di strano, che vi apparisce la penuria, o una certa squisitezza la quale mostra che l'ingegno ha supplito in parte al danaro. Ma sieno quattrini o ingegno, tutto è travaglio in capo all'anno; e se le meschinette non vedessero tante mutazioni, le viverebbero più agiate e chete. Mi è tocco più volte al tempo del carnevale di vederne alcuna allo specchio vestita di nuovo, quasi fuori di sè per l'allegrezza di andare mascherata alla piazza, e piena di speranza di vincere tutte le altre nel buon gusto del drappo che avea indosso. Ma che? Non sì tosto la si trovò in quel gran mare di varietà, che la era quasi una gocciola, e si disperava di vedersi abbandonata dagli occhi dei circostanti, i quali erano tutti rivolti a due o tre sole maschere, che l'avean vinta per quel dì: onde non si curava più punto di quanto avea, e pensava già ad una nuova battaglia per sottomettere le vincitrici di quel giorno. Egli è un dolore a vedere come si stancano gl'ingegni fin delle più menome artigianelle per giungere a somigliare alle maggiori. Se esce una usanza di cuffie con le ali grandi, non passano quindici dì che le minori teste sembrano svolazzare con due alacce che pajon di aquila: all'incontro se le ale s'impiccioliscono, di là a poco tempo le cuffie diventan creste. Ho veduti pendenti sì lunghi che dondolavano fino alla metà della gola, di corti che a pena bastavano a coprire il forellino fatto nell'orecchio. Braccia coperte fino all'ugne, scoperte quasi fin presso alla spalla. A proposito di esempio, bello è nella Bibbia a leggersi quel consiglio che diede Mamucan ad Assuero, quando Vasti sua moglie, chiamata da lui dopo il convito, per far vedere la sua gran bellezza a' convitati, ella non volle andarvi. Sappi, disse Mamucan, che la reina Vasti non solamente ha ingiuriato il re, ma tutti i popoli e i principi che sono nelle provincie di Assuero. Imperciocchè uscirà tra le donne questa fama della reina, per modo che tutte si faranno beffe de' mariti, e diranno: Il re Assuero ordinò che la reina andasse a lui, ed ella non volle. E con questo esempio tutte le donne de' principi Persiani e Medi non faranno più conto degli ordini de' mariti loro. - L'applicazione di questo esempio si può ampliare, secondo me, a più generazioni di cose.
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