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Gasparo Gozzi Prose Varie IntraText CT - Lettura del testo |
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LXI.
La Bugia e la Malizia. - Racconto d'un Armeno.
Come (diceva un Armeno con quella sua grand'enfasi orientale) cadendo a falde la neve sulla cima dell'altissimo Ararat, ricopre in un momento tutti i sassi che sono in esso, onde appena possono lunghissimi Soli più discoprirli, così la Bugia della maldicenza prende in un subito tutti gli orecchi degli uomini, che da quella occupati, al raggio della santissima verità a grandissima fatica danno più luogo. Uscita la Bugia fuori de' profondi abissi della terra, non potea sofferire che da' popoli fosse amata la Verità; e studiando lungo tempo in qual modo dovesse abbattere la sua nemica, andava a capo basso è pensosa. Non potea credere che le arti e la forza sua valessero mai tanto, che contra una sì bella ed amata fanciulla dessero a lei la vittoria; struggevasi di rabbia, non ardiva di alzare gli occhi per la vergogna; ma comechè vedesse essere assai difficile l'impresa, non sapeva rientrare colà d'ond'era uscita senza almeno tentarla, parendole che le dovesse riuscire di conforto il dire: ho fatto quanto ho potuto. Mentre ch'ella ne andava a quel modo stralunata, ecco che le viene innanzi un'altra donna sotto un velo celata, e oltre ad esso tenevasi occulta con un ombrello, quasi temesse di essere scoperta da alcuno. Io non so se il sangue si affacesse o quello che fosse; ma questo so io bene, che al primo vedersi balzò per allegrezza il petto ad ognuna di esse, e riconobbero in sè una occulta amicizia che aveano l'una verso l'altra; sicchè senza altro dire, se non che l'una era Bugia e l'altra Malizia, le si abbracciarono di subito come sorelle, appiccaronsi di qua e di là sulle guance due baci e fecero comunella insieme. Postesi a sedere sopra un greppo che quivi era, incominciarono a cianciare; e tanto più crebbe la festa fra loro, quando intesero dal mutuo favellare che tuttadue erano della Verità nemiche sfidate e mortali. Sappi, dicea Malizia, che ora veramente io credo che ti abbia mandata Fortuna per abbattere la nostra rivale. Tu sola mancavi all'opera. Tu hai, per quanto io odo, una dolcissima lingua, ripiena del mele dell'eloquenza; né altro ci voleva per condurre gli uomini a ribellarsi dalla Verità, fuor che la tua colorita favella. Egli è gran tempo ch'io li conosco; e comechè vada quanto possa celata per non essere dalla mia nemica scoperta, sono però da tutti veduta volentieri segretamente; tanto che potrei dire che sono signora degli animi loro; e quell'amore che professano alla Verità, potrebbe piuttosto dirsi una maschera e un'apparenza, che altro. Con la lunga pratica e col continuo, benchè celato, conversare, gli ho tutti tratti al mio partito; e se vuoi vederne la prova, t'invito a venir meco quando farà bujo. Inventa frattanto qualche tua favola, nella quale sia avviluppato l'onore di qualche uomo dabbene o di qualche fanciulla, e vedrai con gli occhi tuoi medesimi la sperienza di quanto ti dico al presente. - Avvenne per caso appunto, che mentre in tal guisa ragionavano, passò di là una bella giovane, la quale guardandosi intorno, come quella che avea sospetto, si affacciò alla bocca di una spelonca poco lontana, e posatovi un paniere, parea che attendesse alcuno che quivi dovesse venire. Non istette molto, che in effetto tutto guardingo vi venne un giovine, il quale suo fratello era, e stavasi occulto per certe gravi nimicizie che lo facevano temer della vita; a cui, consegnato il paniere, diede un bacio in fronte, gli prese affettuosamente la mano, gli disse non so che, ond'egli entrò subito nella caverna, ed ella ritornò colà d'onde era venuta. Bastò quell'atto all'iniqua Bugía per ordire una pessima tela di subito; e condotta dall'altra fra le genti ad una veglia dov'era la povera giovane per sua disgrazia, incominciò a bucinare agli orecchi di uno, che l'avea veduta tutta soletta in un bosco a passeggiar lungamente con un giovine, a fargli un ricchissimo presente di gioje e danari e finalmente entrare in una spelonca con esso lui, d'ond'era poi uscita non sapea quando. Appena uscì questa voce, che d'intorno si cominciò a fare cerchiellini, soffiando Malizia nel cuore di tutti: nè vi fu alcuno che non credesse quello che venne detto, senza punto considerare la vita passata dell'onesta fanciulla, nè dubitar punto che non fossero gioje e danari quello che in effetto era stato un panieruzzo di vivande per dar sussidio alla vita del miserabile fratello. Il giorno dietro uscì per le vie e per le piazze il romore sparso dalla fraudolente Bugía e ajutato da Malizia; per modo che la povera fanciulla era vicina a disperarsi; nè sapendo omai che si fare, corse dinanzi alla Verità e le disse in tal forma: O santissima mia protettrice, dinanzi alla cui lingua si sgombra ogni caligine e nebbia che offusca gli occhi delle genti, ecco il tempo in cui tu dêi prestarmi il tuo ajuto. - Ben sai, rispos'ella, ch'io non sono per mancare a te dell'opera mia; ma io ci trovo due gravissime difficoltà; l'una che per difenderti debbo scoprire a' nemici tuoi il tuo fratello, e l'altra che mi converrà vincere a poco a poco gli animi che la Bugía ha occupati in un momento. Poichè costei è entrata nel mondo, io dovea per fatagione divenire qual tu mi vedi. - E così detto, le fece vedere che le gambe sue si erano tutte contorte e travolti i piedi. Ma perchè tu sappia che qual confida in me non è mai abbandonato, spicca dalla muraglia quelle due grucce e me le adatta sotto le ascelle, ch'io comincerò a camminare, per darti quel soccorso che posso e che merita la tua innocenza. - La povera giovane si accuorò e tanto si dolse, che di là a due anni fu morta, nè potè in tutto quel tempo veder l'innocenza sua liberata dalla calunnia; la quale per opere della zoppa Verità di là a sei anni fu finalmente sgombrata, e fu scritto il suo caso nell'epitaffio.
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