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Gasparo Gozzi Prose Varie IntraText CT - Lettura del testo |
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Mercurio e quattro Ombre. -.Favola.
Narrasi che Mercurio conducesse un tempo quattro Ombre alla riva della stigia palude. Era l'una di esse una giovanetta fanciulla, uscita del mondo in sul fiore degli anni suoi; l'altra un padre di famiglia; la terza un nobile e celebrato uomo di guerra, e la quarta uno scrittore di versi. Mentre che andavano in compagnia guidati dalla verga di Mercurio, ragionavano, come fa chi viaggia anche quassù, iusieme de' fatti loro. Oimè! diceva la giovanotta, ben è stata crudele la mia fortuna, e di gravissimo dolore sarò io stata cagione, partendomi dal mondo, ad un giovine che cordialmente mi amava. Certamente il meschinello morrà di dolore; dappoiché io l'ho udito tante volte con soave ed affettuosa voce affermarmi di cuore che senza di me non avrebbe potuto più vivere un momento. Mai non vidi tanto amore, l'un dì più che l'altro cresceva, nè altro avea in animo mai fuorché ad ogni suo potere cercare di farmi cosa grata. Ma s'egli non muore di angoscia, io sono certa di vivere almeno sempre nella memoria di lui. Quanto è a me, diceva l'ombra del padre, io ho lasciati costassù molti cari e bene allevati figliuoli in compagnia di mia moglie i quali mi amavano tutti quanto gli occhi loro proprj. Oh quante dolorose lagrime mi par di vedere sin di qua, e quanto lungo sarà il rincrescimento che avranno della perdita mia! Ah meschini! io non posso altro fare per voi. Diavi il Cielo consolazione e conforto. E chi siete voi, disse allora l'Ombra del guerriero? Siete voi forse da mettere a comparazione di me, famoso e solenne per infinite battaglie? Le strida e il compianto dei popoli e le voci della città sono al presente la mia orazione in morte; nè perirà mai il nome mio sulla terra, il quale di età in età sarà ripetuto da' posteri in tutte le parti del mondo. Chi potrà vivere più di me? e qual nome si vanterà di essere immortale come il mio? prese a dire l'orgoglioso poeta. Achille in Omero ed Enea in Virgilio non saranno mai tanto celebrati sulla terra, quanto que' nomi che vennero ne' miei versi cantati, i quali verranno in ogni luogo imparati a memoria, letti e detti in ogni luogo; ed io ne andrò con essi vincitore de' secoli glorioso e chiaro. Chi sa qual è al presente l'oscuro dolore? del mondo per la perdita mia? Fanciulla, padre, guerriero e poeta, Ombre mie, voi prendete tutte un granchio, disse Mercurio. Imperocché tu hai a sapere, garbata giovane, che l'amante tuo si è già confortato, e dice ad un'altra quelle melate parole che diceva a te quando eri in vita. - E tu, o padre, sappi che i figliuoli tuoi riveggono molto bene le scritture e i conti per far le divisioni fra loro delle tue lasciate facoltà; la madre si è fatta in un litigio avversaria loro; e di te non si parla, come se non fossi mai stato tra' vivi. Ognuno pensa alla parte sua. E tu, o nobilissimo guerriero, hai a sapere che già è stato eletto colui che a te è succeduto, la cui fama volando intorno l'ha sopra di te sollevato. - E tu, o scrittore di versi, il quale credi che le opere tue sieno lette e rilette dagli uomini, e che vadano per le mani di tutti con gravissimo compianto al tuo uscire del mondo, apri gli occhi e vedi. - Apparve allora agli occhi dell'infelice poeta un miserando spettacolo ch'egli non avrebbe creduto mai; imperocchè vide le sue scritture, ch'egli stimava essere onor suo e de' libraj che publicate le aveano, parte qua e parte colà lacerate per varie botteghe in tonache e mantelletti di caviale e di aringhe.
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