LXXIV
Ragionamento
del Mancino, Academico Granellesco, sul Carnovale.
. . . . . . . . . . . Coloni
Versibus incomptis ludunt, risuque solut.
Oraque corticibus summit horrenda carat.
Virg. Georg.
I coloni
si sollazzano co' versi scorretti, e
ridono
sgangheratamente; e copronsi con
orride
maschere di cavate cortecce.
Sogliono quegli uomini,
i quali si stanno in sul grave, far continue declamazioni contro il carnovale,
come usanza perniziosa e che tragga al vizio; ma io non sono di sì fatta
rigidezza. Il carnovale va per me di quel passo con cui vanno tutte le altre
stagioni. Voi direte di subito: lo te lo credo. Tu starai rimbucato a guisa de'
ghiri e delle marmotte, e saranno tuo soggiorno le tane e le catapecchie. Chi è
nemico dell'umanità non dura fatica a starsi lontano da tutti. - Olà, che dite
voi? siete in errore. Io sono di un umore assai ghiribizzoso e gioviale, per
modo che voi direste talora ch'io abbia il fistolo ne' lombi. Vo alle piazze,
saltello, grido, corro a' cerretani, a pulcinella, tengo a ciance la vezzosa
Bettina, la strepitosa Chiara, e fo mille altre coserelle di questo genere. In
sul fatto del carnovale, sembrami che un'ora al giorno di passeggio, dov'è più
grande la calca, sia di maggior vantaggio che vent'anni di scuola. La filosofia
morale fuor di que' visi incerati mi pare che naturalmente si dimostri, e che
ivi in tanti diversi aspetti si legga, in guisa che non vi sia bisogno di
rintracciarla altrove. Il modo con cui si possa venire a tal conoscimento,
piacemi di spiegarlo in una piacevole e morale
NOVELLA
Filántropo
lascia l'Oriente, veleggia alla volta di Venezia. Vi giunge al tempo del
carnovale. È condotto alla piazza. I varj pensieri che ne forma, e quello che
ne avvenne.
Era Filántropo un
giovine di ricchissimi genitori figliuolo, d'indole assai rara ed ingenua;
innamorato di ogni onesto studio e de' piacevoli intrattenimenti. Sua
principale industria fin da' più teneri anni fu sempre d'investigare sè stesso,
e collocare il suo affetto ne' suoi somiglianti; e siccome, quasi a dispetto di
natura, veggiamo certuni di sì salvatici modi nel trattare, e tanto della
rozzezza e della solitudine amici, che vengono a noja ad ogni uomo; questi
all'incontro era del conversare con gli uomini invaghiti di modo, che non potea
patire di ritrovarsi lontano da loro. Nacque nelle contrade di Oriente, cielo
purissimo, clima sottile, patria di sagaci intelletti, celebre pe' suoi
celebratissimi figliuoli. Annojatosi di non vedere che genti della sua stessa
favella, di un medesimo vestito e di uguali costumi, rivolse il suo amore a
voler l'uomo considerare in altri aspetti; e, per fama, delle cortesi maniere
de' gentilissimi Veneziani preso nel cuor suo, dispose del tutto di voler a
Venezia venire. Gliele consentono i genitori, sale sopra un legno, ha cielo e
mare favorevoli, e in pochi giorni a Venezia perviene. Avviasi ad uno degli amici
che teneano corrispondenza co' suoi, ed a cui era per ospite indirizzato. In
buon punto giungesti (dopo il benvenuto e i consueti abbracciamenti), gli
dicono gli amici. Il tempo presente è appellato carnovale, che viene a dire di
sollazzo e di giuoco. Tu goderai di scorgere uomini e donne cambiati di
aspetto, e forse ti farai sperto di cosa cui non ti avvisasti mai di vedere. -
Era l'ora del desinare; troncano i ragionamenti, a tavola si pongono. Il
giovane, più che degli squisiti cibi, desideroso de' nuovi aspetti che gli
vennero significati, non mangiò che bene stesse; tanto lo crucciava la tardanza
che facevano. Che più occorre ch'io vi dica? Si levano, vien destinato a sua
guida uno degli amici, è condotto alla piazza. Il giovane co' suoi filosofici
rigiri avea immaginato nella fantasia compagnie di uomini travestili i quali
lottassero, portassero intorno rami, soldatesca che fingesse battaglia, carra
trionfali con finte deità che scendessero dal cielo, popolo a torme, chi qua e
chi là, sì e sì e tutto a suo modo. Rimase sorpreso che, al porre il piede
fuori dell'uscio, vide certi vestiti con un mantel nero di seta, con veli
finissimi e a fine trapunto lavorati, con un cappellino calcato in capo, e con
una faccia finta che riluceva per nitore e bianchezza. E veggendo quel naso
lungo e schiacciato, non avendo più veduto maschere, pieno di ammirazione
esclamò: Oimè! hanno gli uomini così fatti visi in questo paese! - Gli fu detto
che quella era una tela incerata e una corteccia sotto alla quale si nascondevano
uomini a lui somiglianti, e che così andavano tramutati per uno scherzo.
Filántropo, attonito per sì impensata veduta, incominciò tuttavia a considerare
fra sè in qual modo potesse anche sotto a quell'intonaco ravvisare l'uomo di
cui era oltremisura amante e studioso. In tal guisa fatto il suo proponimento,
osserva questo, osserva quello, spalanca gli occhi, aguzza gli orecchi, sta in
sull'avviso di ogni cosa; e comprende benissimo a certi avvenimenti e segni
esterni ch'ei ne sarebbe venuto a capo con facilissima prova. Ed ecco fra tanto
che si spiccano dalla parte dell'Oriuolo due maschere femmine, con indicibili
ornamenti abbigliate, con un'acconciatura di capo che non parea umana, con li
vestiti di un drappo di vario colore, i quali con le bene adattate pieghe
dall'andatura ajutate e con lo strascico tortuosamente aggiralo, traevano a sè
gli occhi di molti; e comechè senza veruna guida fossero, aveano dietro
infinito codazzo di genti. L'aria e il portamento loro inchinava al
licenziosetto, e oltre al non essere ben chiuse fino al mento colle finissime
tele che usano intorno al collo le femmine, accennavano ora a Gianni, ora a
Pagolo, e parea che di sè stesse pompa facessero e si glorificassero di cotanti
corteggiatori. Rise incontanente Filántropo di tal veduta, e disse: Queste due,
comechè io non sappia il nome loro, io indovino però che le non sono nemiche
degli uomini, e tutti quegli attucci e quel vestire scollacciato mi fanno
comprendere come la pensano; e accostatosi all'amico gli disse piano: Vedi tu
come si coprono la faccia, e non guardano dell'andare scoperte altrove? A me
pare, comechè le vadano coperte il viso, di conoscere benissimo quel ch'elle
sieno. - L'amico, che forse anch'egli era tratto a tal ragia, gli diede ragione
con un sorriso. Poi si volse Filántropo ad un'altra maschera che vestita era da
villanella friulana, la quale sfolgorava tutta di oro sopra quelle gonnelle
vili per arte; e ammirava quel bel pannolino di bucato ch'ella avea in capo, e
que' ciondolini di oro e di perle che avea agli orecchi, con quelle preziose
collane che vagamente cadevano e pengigliavano sul candido seno, e con quelle
pietre, delle più rare, che le guernivano le dita. Comechè la fosse così
riccamente ornata, e' conobbela benissimo Filántropo che la rappresentava una
femminetta di contado, e disse: Io darei pur ragione a' poeti, quando lodano la
vita villareccia, se la fosse a questo modo; ma la è bene al contrario:
perocchè le villanelle non hanno quelle lucide carni, e appena conoscono
quell'oro di cui ha costei tale abbondanza. - Bene, disse l'amico, tu vedi che
costei rappresenta una contadina; ma facendo professione di conoscere l'interno
delle persone, che conosci tu in essa? - Io veggo, ripigliò Filántropo, che
costei ha una grandissima conoscenza di sè medesima, e va a questo modo
mascherata, perchè quel vestito quadra egregiamente al suo corpo. Vedi tu
quelle bracciotte tonde e piene, quelle due quadrate spalle, e quella sua vita
che male starebbe rinchiusa in vestimenti più ristretti? Ella lo sa, e col
vestito da villanella scambia una certa sua goffaggine in garbo e grazia. E
comechè non confesserebbe mai altrui il suo difetto, pure in sua coscienza lo
comprende, e quasi per ischerzo elegge sopra tutti gli altri quel vestito che
le si confà. Per cagione di quello si comportano que' piedi un po' troppo
grandicelli, quelle mani piuttosto grosse, quei due ómeri che spingono allo in
fuori la gonnelleta ch'ella ha indosso. - Rimase attonito l'amico che uno
straniero fosse cotanto penetrativo, e tutto il giorno ascoltò volentieri le
sue riflessioni, che molte furono e diverse, e sì vere, che appariva lui
conoscere benissimo anche agli atti e alle qualità de' vestiti l'umore degli
uomini e delle femmine che andavano intorno. Ma perchè non paja ch'io voglia
andare per tutti i particolari, basterà che ogni uomo vada alla piazza con tale
intenzione, e da sè medesimo potrà quivi nelle varie figure e tramutazioni
comprendere che non si può mai l'uomo tanto mascherare, che l'umor suo non
isfugga fuori da tutti i lati, e non discopra, almeno in parte, il carattere di
chi più crede di nascondersi agli occhi degli altri.
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