V.
Squarcio
di un'Orazione di S. Basilio sopra gli effetti crudeli dell'avarizia.
Di rado le sagre
orazioni fanno effetto, e ciò avviene perchè la eloquenza di oggidì viene alla
lingua dal cervello e non dal cuore. Se tu vuoi ch'io pianga, piangi prima in
te quando parli, diceva Orazio; ed è precetto che si adatta ad ogni qualità di
affetto e di ragionamento. Il grande apparecchio degli argomenti e il fiore del
parlare mette in sospetto, non tocca; fa maraviglia, non move. Egli mi avvenne
a' passati dì, ch'io udii un lungo sermone contro all'avarizia nel far bene a'
poveri: ingegnosissimo, colorito e pieno di ogni rettorico garbo e sapore. Vidi
traportati gli uditori dall'ammirazione, fecesi un tuono generale di sputare
più volte e tossire, segno di approvazione e diletto: malinconia, silenzio,
attenzione sarebbero stati indicj d'intrinseca commozione. Semplicità, magnificenza
e verità sono i fonti della rettorica, e principalmente della sacra. Educavansi
in queste i primi Padri greci della Chiesa; poi non parlavano, ma sfolgoravano:
immagina i loro sermoni essere una statuetta di perfettissimo artefice tutta
armonizzata, con movenze naturali, non iscorci studiati e forzati. Usavano i
sagri testi non per provare un bel pensiero, ma vero, e per dare anima alla
verità; e quelli non a forza d'ingegno erano nel ragionamento tirati a stento,
ma venivano da sè naturalmente come il restante: ogni parola avea colore, tutto
era vita. Non solleticavano l'ingegno, ma percuotevano il cuore, e l'aveano
seco da capo a fondo dell'orazione. La semplicità gli rendea comuni, la
magnificenza venerabili, la verità degni di fede.
Si può egli udire
squarcio più naturale, più grande, più vero di quello di San Basilio in un
argomento somigliante? Vi avea una carestia grande; gl'incettatori crudeli de'
grani riducevano i padri a vendere i propri figliuoli per vivere. A siffatti
avari così parla il Padre della Chiesa.
Studioso esploratore di
penurie, non vender caro più dell'usato; per aprire i granai non attendere
carestia; chè colui il quale fa i grani rincarare, è pubblica esecrazione. Non
aspettar fame per oro avere; per privata utilità non bramar dieta e digiuno
comune. Non divenir fattore e bottegajo di umana calamità; e vedi che per
accumulare ricchezze non chiamassi sopra di te l'ira di Dio. Non aggiungere
angoscia alle piaghe de' flagellati. Tu che sì tieni gli occhi confitti nell'oro,
il fratel tuo di una sola occhiata non degni. Ben conosci tu delle monete conio
e valuta, e le buone dalle false discerni; ma la somma miseria del tuo fratello
conoscer non vuoi. Splendore di oro è a te oltremisura carissimo, e non pensi
intanto quanti dietro alle tue spalle hai di poverelli sospiri e singhiozzi.
Gira il povero gli occhi a tutte le coserelle sue, vede che nulla possiede e
nulla spera più mai; poichè pochi danaruzzi vagliono mobili, vestiti e altre
tali coselline del povero. Che farà dunque? non restandogli altro, volge
l'occhio a' proprj suoi figli per condurnegli al mercato, sporgli, vendergli, e
qualche alleggerimento trar quindi al soprastante suo caso. Considera, ti
prego, ora il combattimento dall'una parte della cruda fame, dall'altra
dell'amore paterno; quella minaccia misera morte, natura inorridita il persuade
a morir coi figliuoli; onde spesso sospinto, spesso rattenuto, e vinto
finalmente da inevitabile urgenza di necessità e da quella sforzato,
consigliasi: e di che? odilo: De' miei figliuoli qual venderò? qual di essi
sarà mai creduto il più a proposito da colui che per uomini dà frumento? Se
vuole il primo, quella sua vigorosa età e decoroso aspetto mi ritiene: vorrà il
più giovanetto? questi con patenti segni di somiglianza ha in sè effigiati
padre e madre; quelli è atto agli studi e alle buone arti. Ahi calamità
insuperabile! a qual di essi farò tal torto, questa ingiuria a cui la farò? a
qual fiera converrà ch'io somigli? come mi smenticherò di natura? Se tutti gli
vorrò ritenere, tutti gli vedrò per fame miserabilmente distrutti: se uno ne
vendo, con qual occhio gli altri più mirerò, vedendomi fra loro divenuto di
sospetta fede, ch'io venda i figliuoli? In qual forma in casa mia abiterò,
privatomi da me della prole? come mi accosterò a mensa imbanditami di vivande
con traffico tale?
Eccolo finalmente tutto
lagrime dinanzi a te, risoluto di vendere uno de' suoi carissimi figli; ma tu
però a tanta agonia non ti pieghi: forza e legge di natura non ti viene in
mente; anzi all'incontro colui dalla fame aggravato aggiri con cavilli, fingi
di volerlo mandare di oggi in domani, e gl'interessi e fabbrichi intorno
miseria più lunga. Mentre ch'egli ti offerisce le proprie sue viscere per poco
alimento, quella tua mano che da tale calamità tragge utile e ricchezza non
solo non è atterrita, ma fastidioso ti mostri e gli fai mal viso, quasi troppo
gli dessi; e per far guadagno più grosso, tenti ancora di dargli meno,
aggravando da ogni parte le sue miserie. Lagrime non ti movono a misericordia,
sospiri non ti ammolliscono il cuore, ma inflessibile e duro guardi l'oro,
immagini oro: questo è tuo sogno se dormi, è tuo desiderio se vegli.
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