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Gasparo Gozzi Prose Varie IntraText CT - Lettura del testo |
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IX.
L'Educazione. Sogno.
Io ho un solenne difetto, che passato tutto il giorno fra 'l calamajo e i fogli, quando la sera vado a letto, non posso chiudere gli occhi se non leggo prima. Per lo più prendo in mano qualche libro che non abbia né polpe nè ossa, asciutto, magro e da far venir la noja alla prima o alla seconda facciata, nè stento pure a trovarne. Jersera non so qual caso mi fece venire alle mani il terzo tomo di Platone, che all'incontro dell'usanza è uno de' più massicci libri che mai uscissero al mondo. Poiché tu ci se', tu sia il ben venuto, diss'io; e vi detti dentro. Egli ha un certo fare sottile, pieno d'immaginativa, sta sempre in sul grande: leggi, leggi, mi riscaldai il cervello, sicché anche dopo avernelo riposto, stetti buona pezza con gli orecchi rossi prima di addormentarmi. Finalmente chiusi gli occhi; e udite che mi avvenne. Egli mi parea ch'era entrato in un salotto, dov'io vedea certi uomini con alcune coltella in mano sguainate; i quali aveano però un viso composto e nello stesso tempo gioviale, che non dispiacevano a guardargli. Domandai ad uno di loro, chi essi erano, e mi rispose: Siamo maestri di armonia e di danza, e se tu starai qui alcun poco, vedrai a uno a uno venire gli scolari e fare la scuola. - Che diavol sarà, diss'io, e che vogliono dire quelle coltella? può essere ch'egli si abbia a far prova di qualche danza di accoltellatori o di soldatesca: aspettiamo. Così detto, eccoti che da uno stanzino da lato ne venne fuori un giovane che parea la pigrizia, avea gli occhi mezzo chiusi e mostrava di non avere altra voglia che di dormire. Questi zoppicava da un piede e avea certe braccia sproporzionate, che erano a vederle uno sproposito della natura. Che impara costui? diss'io a colui a cui avea domandato prima. - A danzare, mi disse l'amico. - E io fra me; oh, danzano così fatti corpi in questa scuola! e risi. Quando gli andò incontra il maestro suo, e con una mirabile destrezza, preso in mano il coltello, lo sparò appunto nel mezzo e ne uscì fuori una figuretta, la quale camminava a fatica; ond'egli presola per la mano e fatto dare in un certo strumento, la cominciò ora con la voce e ora con gli atti a stimolare e ad affrettare che la ne andasse a tempo e a battuta col suono che era prestissimo, e durò più di un'ora questa fatica. Volete voi più, che nella fine la figuretta, in iscambio di essere stanca, l'avea preso vigore e danzava leggiera come una penna. Allora il maestro le disse: Oggi io non ti stancherò più; ma ne' vegnenti giorni tornerai al tuo esercizio, e a poco a poco tu sarai una delle più svegliate ballerine che ci sieno: rientra nel cassettino del corpo tuo e va a' fatti tuoi. - Così fu fatto; e com'ella fu rientrata nel corpo, le gambe zoppicarono meno, le braccia mi parvero più proporzionate, e il giovinetto era allegro, leggiero e voglioso di darsi all'opera, piuttosto che al sonno. Venne di poi un altro giovane che parea fatto di fuoco; tanta era la sua velocità e tale il suo movimento. A questo, senz'altro indugio, corse vicino il maestro e gli trasse del corpo la figuretta che vi era, e legatala alle polpe delle braccia sopra il gombito, la tenea salda, ordinato allo strumento che suonasse adagio. Di quando in quando la figuretta facea sbalzamenti fuori di tempo, e volea andare a forza più pronta del suono; ma il maestro ora sgridando, ora ritenendola, la facea andar lenta, per modo che alla fine la cominciò a danzare misuratamente e con un certo brio mescolato, ch'io ne rimasi maravigliato. Dopo la rientrò anch'essa nel suo abitacolo; e di mano in mano fu fatto così ad altre figurette, quali rattratte, quali malaticce e difettose in molti modi; e finalmente furono tratte fuori tutte ad un tratto e fatte danzare, come chi dicesse a coro. Non fu mai veduta tanta concordia, e come l'una si ajutava con l'altra, e l'armonioso spettacolo che facea quella danza comune. Io non ho mai veduta scuola siffatta di ballo, dissi al mio conoscente; e quali sono quelle figurette ch'io veggo? - Noi, diss'egli, insegniamo le misure che tu vedi agli animi de' giovani, riducendogli a regola di armonia e di concordia; e se tu starai a vedere, saprai in qual forma vengono da noi ammaestrati anche nella musica. - Mentre ch'io attendeva la seconda scuola, gridò ad alta voce uno zoccolajo per la via e mi risvegliò: io presi il calamajo e scrissi subito quel poco che vidi.
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