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Gasparo Gozzi Prose Varie IntraText CT - Lettura del testo |
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X.
Il Flauto e il Rosignuolo. Favola.
Io non so se fosse una viola o un flauto, ma certo fu uno strumento da suono, il quale una volta sentendo uscire fuori del corpo suo quell'armonia, diceva fra sè: oh, come trincio io bene l'aria! io sono pure maraviglioso, e grande è la mia speranza e attività a dire che so con l'arte mia tenere attenti cotanti orecchi intorno a me, e far aprire tante bocche attonite con la dolcezza di questo suono. - E così dicendo, voltatosi ad un rosignuolo, cominciò a farsi beffe del fatto suo, ch'egli non sapesse fare altro che un verso. - Rispose il rosignuolo: Qualunque siasi il mio canto, esso vien fuori del corpo mio e me lo fo da me: la mano dell'uomo, acciocchè tu lo sappia, è quella che ti fa suonare; e però non ti stimare gran cosa; poichè in fine tu suoni quello che ti vien fatto suonare.
Tutti gli uomini si lodano di far molte cose grandi e diverse belle opere e credono di suonare essi medesimi, quando sono le donne che gli fanno suonare. Rispondo con questa favoletta a chi mi tenta ch'io gli parli intorno alla forza di spirito delle donne. Esse, soggette all'uomo, hanno tanto fatto, che gli comandano: è stata picciola politica questa? Vuoi sapere se sono segrete. Che importa s'esse dicono volentieri i fatti altrui? La vera segretezza è quella che tace i proprj; e dicane ognuno che vuole, ma io mi torrei piuttosto l'obbligazione di trar fuori dalla terra con le sole braccia una quercia di quarant'anni, che un segreto dalla bocca di una donna quando non lo vuol dire.
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