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Gasparo Gozzi Prose Varie IntraText CT - Lettura del testo |
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XII.
L'Amore e l'Interesse. - Favola.
Narrano le antiche storie delle deità che trovaronsi un giorno nel palagio di un ricchissimo uomo l'Interesse e l'Amore, e tuttadue quivi aveano faccenda a pro del padrone. Soprintendeva l'Interesse agli affari di lui, e facea le ragioni dell'entrata e dell'uscita con tanta avvertenza e accuratezza, che tutte le cose quivi prosperavano. Dall'altro lato Amore, secondo la piacevolezza del suo costume, avea condotto il padrone della casa ad amare la più bella e la più vistosa fanciulla che mai si fosse veduta al mondo, e rideva in faccia all'Interesse, perchè la giovinetta, comechè avesse in sè ogni perfezione di bellezza, la non era perciò ricca, nè avea altri beni, fuorchè quelli de' suoi vaghissimi occhi, di una faccia veramente celeste, di una statura e un portamento di persona, che pittore o statuario non avrebbe potuto fare con l'invenzione quello che in lei avea fatto natura in effetto. Non potea sofferire l'Interesse, che per opera del baldanzoso fanciullo gli fosse tolta dalle mani una ricca dote, la quale egli avea più volte già noverata coll'immaginazione; e se avesse potuto, l'avrebbe co' denti tritato: tanto era l'odio che avea conceputo contro di lui. Contuttociò facendo quel miglior viso che potea, e pensando in suo cuore in qual modo potesse far sì che Amore non avesse più autorità di comandare agli umani cuori quello ch'egli volea; trovò, come colui che tristo e malizioso era, un inganno di questa sorta. Posesi un giorno a sedere con un mazzo di carte in mano, e quasi per ischerzo mescolandole e facendo le une fra le altre entrare, giuocava da sè a sè alla bassetta con un monte di monete da un lato, tutto di oro che ardeva, e coniate allora allora, che avrebbero invogliato un romito. Amore, a poco a poco accostatosi, pose certi pochi quattrini in sui primi punti, i quali l'Interesse, che avea nelle uncinate mani ogni maliziosa perizia, glieli lasciò vincere per maggiormente adescarlo; ma poi cominciò a tirare acqua al suo mulino; tanto che Amore riscaldatosi, si diede a poco a poco al disperato e ad accrescere le quantità, sperando pure che la mala fortuna si cambiasse in buona; ma era tutt'uno, e in brevissimo tempo Amore si ritrovò senza un quattrino e con maggior voglia di giuocare di prima. Che volete voi più? Avendo egli già giocato ogni cosa, pose sopra un maladetto asso persino le armi sue, e avendo quelle perdute, vi lasciò finalmente l'arco, le saette, il turcasso e finalmente le penne delle ali; per modo che vergognandosi di mai più comparire dinanzi a Venere sua madre, s'intanò e nascose per modo, che non si sa poi più dove andasse. L'Interesse, della vittoria tutto lieto, si legò le penne alle spalle come potè; e prese le armi di Amore, va oggidì in cambio del legittimo padrone di quelle adoperandole, secondo che gli pare che vi sia da far guadagno, e da chi non è informato dell'istoria, viene Amore creduto. Dappoichè Amore venne dalla casa in cui abitava discacciato, fuggitosi dalla città e abbandonati i ricchi palagi e le grandi abitazioni, andò fra le umili capanne, dove provveduto di altre armi dalla madre, incominciò a vivere co' semplicetti pastori. E tanto gli piacque la novella vita, che da indi in poi non si partì più da' boschi; tanto più che colà non teme d'aver a vedere la faccia di quell'astutaccio Interesse che lo avea alla trappola malamente condotto. Ma peggio avvenne ancora per calamità degli uomini abitatori delle città; e ciò fu che la Pace, la quale è compagna del vero Amore, non potendo più durare, nè vivere in compagnia dell'Interesse che facea le veci di quello, trovandosi ogni giorno minacciata, atterrita e combattuta, prese finalmente una subita risoluzione, e lasciati i dorati alberghi e le marmoree colonne che gli sostenevano, se ne andò anch'ella a far compagnia al fuggito figliuolo di Venere e si accasò fra' pastori. Rimase allora in un gravissimo impaccio ravvilupato l'Interesse; imperciocchè continuamente erano alle mani le mogli co' loro mariti, i padri co' figliuoli, questi co' padri, e poco mancava che non si sgozzassero i fratelli insieme, e si avvelenassero le sorelle le une con le altre. Della qual cosa gravemente sbigottito l'Interesse, pensò in qual forma potesse riparare a' nuovi disordini; e non potendo nè con ambasciate, nè con promesse indurre Amore e la Pace a ritornare dov'egli facea soggiorno, andò egli medesimo a ritrovare una donzella di tal qualità, che sapea adattare il viso ad ogni occorrenza. Era costei di sì astuta finezza, che non vi sarebbe astrologo alcuno il quale avesse potuto indovinare quello ch'ella avesse nel cuore; ma nel viso, seguendo le occorrenze, dimostrava quello che si adattava alla volontà altrui; e secondo che vedea che altri desiderava, ora con lagrime bagnava gli occhi, ora col riso spiegava le ciglia, e in breve si potea dire che la pelle della sua faccia era una maschera la quale si tramutava secondo le occasioni. Oltre a ciò sapea costei fingersi ora cieca, ora sorda, ora mutola, e quando favellava dicea sempre quello che non sentiva nel cuore. Era il nome suo Dissimulazione, ed è ancora il medesimo. Venne dunque la maliziosa fanciulla dalle preghiere dell'Interesse piegata per modo, che consentì di andar seco; e presi i vestiti della Pace e tutti gli atteggiamenti di quella, sì seppe reggersi e darla ad intendere a chi non la conoscea, che la Dissimulazione fu creduta Pace, e ancora per tale è tenuta.
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