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Gasparo Gozzi Prose Varie IntraText CT - Lettura del testo |
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XIV.
Il Gherofano ed altri fiori. - Favola.
Era felicissimo sopra tutti gli altri fiori del giardino un gherofano piantato in un pitale di creta, perchè la Geva contadinella ne avea preso una cura grande fino dal suo primo nascimento. Al primo spuntare del sole ne lo traeva fuori della sua capannetta, e gli faceva godere i primi raggi di quel benefico pianeta; e quando soverchiamente cuocevano, lo ricopriva, e a tempo con purissima e fresca acqua di una fontana vicina ne lo ristorava, allogandolo la sera per timore che qualche sopravvenuto nembo non lo guastasse, o forse non gli togliesse la vita. Parlava spesso col fiore la semplice villanella, e gli dicea: Tu sei tutto il mio amore, io non ho altro pensiero, nè altra cura, che te; - e sì lo rimirava di quando in quando, che veramente si vedea che ella non avea in cuore altro affetto che lui. Un giorno verso la sera entrò nel giardino una giovane bella e vistosa, come quella che fornita era di vestimenti di seta e di argento, e avea intorno le più nuove e più squisite fogge che si usassero, non dico fra le signore, ma dalle più capricciose ballerine che facciano in sui teatri di sè spettacolo e mostra. Ella avea fra gli altri abbigliamenti dall'un lato del petto certi fiorellini di più ragioni, che mossero ad invidia il gherofano, il quale con un sospiro disse fra sè: Vedi sventura ch'è la mia! non sono io bello, non sono io garbato, quanto ciascheduno de' fiori che adornano il seno di cotesta così bella e gentile creatura? e perchè sono io condannato ad essere possessione di una villanella? - Udì la signora le parole, e se ne compiacque sorridendo alcun poco; ma pure fingendo di non aver posto mente alle sue parole, passeggiò due o tre volte il giardino, e sempre ritornava per la medesima via per udire se il fiore dicesse altro. Che più? egli rinnovava la spiegazione de' suoi desiderj; ed ella finalmente, rivoltasi a lui, con poche parole furono d'accordo l'uno e l'altra; sicchè la donna, gittato via il mazzolino di fiori che avea, colse il bellissimo gherofano e lo si pose al suo seno. Trionfava il poco giudicioso fiore, e non si curò di essere troncato da quelle radici che gli davano la sostanza della vita, nè di essere trafitto con un aghetto il gambo; perchè in quel principio tutto gli parve felicità, e si rallegrava di vedere gli altri fioretti gittati dalla signora sul terreno, e senza più ricordarsi punto nè della Geva sua che l'avea così cordialmente amato, nè di quella terra che nudricato lo avea, se ne uscì trionfando fuori del giardino. Ma non andò molto tempo, che gli convenne prima a suo dispetto trovarsi con altri fiori mescolato, e finalmente fu per ordine della signora, come una cosa fracida, gittato fuori per la finestra, dando luogo ad un bocciuol di rosa nuovamente venuto ed accolto.
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