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Gasparo Gozzi
Prose Varie

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    • XV.   Provasi che le Lettere nelle quali si augurano buone feste sono le più necessarie di tutte.
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XV.

 

Provasi che le Lettere nelle quali si augurano buone feste sono le più necessarie di tutte.

 

La invenzione dello scrivere lettere, checchè ne dicano alcuni, è stato uno dei più utili e più mirabili trovati dell'umano intelletto. Chi avesse una faccenda lontana mille miglia, avrebbe ad andar egli medesimo o a mandarvi un messo, con tanti disagj e dispendj, che quasi ognuno romperebbe le corrispondenze sue per isbrigarsi di tali impacci. Mezzo o un quarto di foglio ci libera da tutte le brighe, e la lettera è come dire, una lingua che viaggia con le sue parole, e a tempo le tien chiuse e a tempo le proferisce. Alcuni però sono di parere che fra i varj generi delle lettere ve ne abbia uno che non abbisogni punto nel mondo, e questo è quello che si chiama dell'augurare le buone feste o il principio dell'anno. Io dico all'incontro che queste lettere sono più necessarie di tutte le altre. Egli avviene spesso che le faccende in cui ci troviamo occupati, e quell'amicissima degli uomini poltroneria, fa sì che manchiamo de' nostri doveri con gli amici; e quando si è cominciato ad indugiare, si va di un giorno in un altro e di una settimana in un'altra, e così vie vie passa un anno, che all'amico non si scrive più una parola. Eccoci alle feste. Un gentile e onesto pentimento entra allora nel cuore, e con poche linee poste sopra una carta ci chiamano in colpa verso l'amico, il quale per la moda di quei giorni, che così richiede, accetta la scusa, e forse anch'egli dal lato suo ha piacere di emendare il suo indugio e la sua infingardaggine con la risposta. Ravvivano dunque siffatte lettere l'amistà e la cordialità qual era prima, oltre al vantaggio che ci avranno dato per tutto il corso dell'anno di non iscrivere mai. Sono anche più giovevoli alla salute di tutte le altre lettere; perchè se hai a scrivere d'interessi, ti dei stillare il cervello a non mettere più l'una parola che l'altra per non pregiudicarti; se di letteratura, potresti dire molti marroni, che quando sono in carta, non puoi negar più di avergli detti; se le tue lettere sono di raccomandazione, spesso sei stimolato a raccomandare chi meriterebbe una cavezza: in somma, in tutte le altre qualità di lettere hai a fantasticare, a sentire qualche turbazione, a scrivere per forza; quelle delle buone feste sono di una pasta amorevole, quasi tutte gittate in forma e di un modello, gentili, cerimoniose, vestite come dire da festa, e tutte cordialità, tutte amore. Diventi un innamorato, uno astrologo, un augure tutto grazioso, tutto compiuto. Quando ricevi le risposte, non trovi novella che ti sturbi, ma ringraziamenti, obbligazioni, desiderj di vita, di sanità e mille dolcezze. Infine, io caccerei fuori dal genere epistolare tutte le altre lettere, e vi lascerei sole quelle delle buone feste.

Contuttociò alcuni sono di contraria opinione, e sopra tutti un amico mio ha cotanto in dispetto, non so per qual sua disgrazia, questo genere di lettere, che ha inventato un modo suo particolare di scriverle brevissime e in una maniera, che io sappia, da altri non adoperata giammai.

 

 

 




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