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Gasparo Gozzi
Prose Varie

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    • XVIII.   Sogno che contiene la descrizione di una città fantastica.
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XVIII.

 

Sogno che contiene la descrizione di una città fantastica.

 

Egli mi pare di essere, come dire, un ortolano, il quale, levatosi su la mattina per tempo, va a vedere l'orto suo per ispiccarne le frutte mature da darle al pubblico. Alle volte le trova abbattute o dal vento o dalla gragnuola; ora brama la pioggia e ora il buon tempo, acciocchè sieno condotte a maturità; e alcun'altra volta ha buona speranza, poi si dispera di non cogliere nulla; e viene anche il tempo che coglie qualche cosa. C'è nulla di nuovo, dico io, oggi? - Nulla. - Domando ad un altro: C'è questo poco, risponde. Ora trovo che l'orticello ha fruttificato novità, e mi rallegro; ora non c'è frutto da mettervi mano, e arrabbio. Tali sono i miei pensieri dappoichè scrivo questi fogli; onde per lo più vo fantasticando, con la speranza che nasca qualche cosa e sto sopra pensiero, come se la fosse la più gran faccenda e della maggiore importanza del mondo. Jeri che appunto ritrovai l'orticello difettivo di ogni frutto, posi gli orecchi sul capezzale e mi addormentai con tal fantasia nel capo. Feci questo sogno.

Io fui traportato non so da chi, come, in una città bella, grande e popolosa, nella quale, oltre alle vie dove si fabbricavano le cose bisognevoli alla vita, vi erano alcune altre vie che aveano tutte da un capo sopra una pietra intagliato il nome loro. Dall'un lato vi erano in fila certi pilastri dell'altezza tutti di un uomo, e dall'altro colonne un poco più bassette de' pilastri, ma aveano miglior grazia di fattura de' pilastri, e per capitello di sopra portavano una specie di cuffia, sicchè l'avresti prese per femmine a vederle da lontano, ma in effetto l'erano tutte di sasso. Maravigliandomi di tal novità, pregai uno degli abitatori che mi spiegasse che volesse significare una via senza case di qua di , ma solamente ornata con due filari di pilastri e colonne. - Figliuol mio, rispos'egli, io credo che tu sappia in prima, che da due cose viene la società degli uomini disturbata. Ci sono alcune colpe le quali danneggiano l'interesse o la vita, e a queste le ottime e sante leggi hanno fatto buon provvedimento, le quali vengono mantenute salde ed intere da' santissimi e incorrotti giudici, col premiare chi fa bene e col dar gastigo a' malfattori. Ci sono poi altri difettuzzi, i quali venendo stimati leggieri, non hanno legge veruna particolare che gli raffreni; ma perchè tuttavia danno qualche fastidio agli abitanti della nostra città, si è pensato un nuovo modo e, per quanto io ne sappia, non usato altrove, di correggere coloro che gli hanno. essendovi miglior mezzo del farne vergognare chi per temperamento o costume vi cade, si è pensato di sferzare i colpevoli con le burle e con gli scherzi, acciocchè si guardino molto bene dell'incorrere negli errori. Parecchie vie dunque ci sono, quali tu le vedi, tutte a questo modo fornite di pilastri e colonne; i primi dedicati alla guarigione degli uomini, e le seconde delle femmine. Vanno intorno la notte alcuni pratici esploratori con certi cannocchiali di sì acuta forza, che passano le muraglie, e veduto quello che si fa o dice nelle case, senza però punto nominare i rei, scrivono motteggiando quello che hanno veduto, e appiccano uno scartabello sopra un pilastro o una colonna, secondo che il fatto è di uomo o di donna. La mattina per tempo quasi tutti i cittadini concorrono a leggere, e per lo più chi è in colpa e la trova scritta, arrossisce; gli altri si avveggono, e benchè per modestia non ne parlino, pure ne ridono occultamente, e l'incolpato, per temenza di quel malizioso risolino, guardasi molto bene di cader in errore la seconda volta. Se tu vuoi essere meglio informato, vien meco. - Seguitai dunque il buon uomo, il quale mi condusse ad una via che sulla pietra avea intagliata questa scritta: Via dell'amore.Tanto i pilastri quanto le colonne erano tutte incrostate di polizze: chi leggea di qua, chi di ; molti ne vedeva ridere, diversi arrossire. Fra gli altri biglietti, uno sopra una colonna dicea: Ella si credeva di essere vittoriosa, e molti buoni e cortesi uomini derise e scacciò da , prestando orecchio ad una farfalla: questa ha fatto l'usanza sua, è volata altrove. Da forse un centinajo di femmine leggea lo scritto, e non ne vidi ridere una sola, ma tutte andarsene via col capo basso. Dall'altro lato sopra un pilastro si leggeva: Non mandate sonetti, ma danari. Nessuno de' leggitori potea comprendere la sostanza di quello scritto; quando si vide venire uno tralunato che parlava da a , e talora canterellava così fra denti, il quale, levati gli occhi alla polizza e leggendo, gli si fecero le gote come lo scarlatto, onde tutti si avvidero ch'egli era poeta e che la scritta parlava di lui. Passai di a diverse altre strade: Via delle usanze, Via de' letterati, Via de' padri; Via de' figliuoli, Via degli oziosi, Via de' censori, Via degl'ipocondriaci, Via degli spensierati; e tante altre vie ch'io non saprei fare il novero, e molto meno delle polizze e de' leggitori di quelle. Finalmente mi risvegliai, e benchè conosca ch'è vaneggiamento e sogno, mi pare che la usanza sarebbe giovevole e di non picciolo rimedio a que' difetti che non meritano rigido gastigo e punizione di altro, che di burle e di scherzi.

 

 

 




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