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Gasparo Gozzi Prose Varie IntraText CT - Lettura del testo |
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XIII.
Osservazioni sulla lettura del Dizionario istorico critico di Pietro Bayle.
Quelli che non hanno lumi necessarj acquistati collo studio per avvalorare la ragione, credono di avere per le mani il libro de' libri, quando leggono il Dizionario del Bayle. Le opere voluminose e le quali di tutto generalmente trattano, debbono essere sospette, imperciocchè è noto ed è vero quel detto: Magnus liber, magnum malum. Questo libro tuttavia è in gran voga: lo leggono gli uomini dotti, direi per conoscere il termine a cui giunge l'occulta malizia di un maligno ingegno; lo leggono gl'idiotti come una biblioteca ristretta e adattata a chi senza facoltà estimativa crede buono tutto quello che vede stampato; e lo leggono quelli che amano il libertinaggio per raccogliere falsi argomenti, con cui ingannare sè medesimi e procurare il sonno all'assopita ragione. Quantunque il titolo spesse volte non corrisponda alla sostanza di un libro, tuttavia il frontispizio dee servire all'uomo saggio e ragionevole di regola per disporsi a leggerlo. Questa disposizione dee essere accompagnata da ajuti sufficienti per leggere con profitto; e questo profitto non mai risulterà, quando non si proceda a coglierlo con quel metodo che si richiede. In ogni cosa vi vogliono i suoi genuini principj; e dalla mancanza o dalla diversità di questi dipende il buono o il cattivo frutto che si coglie dalla lettura de' libri. Il principio che si richiede per leggere il Dizionario del Bayle, viene determinato dal frontispizio del Dizionario medesimo, il quale porta seco e annuncia il carattere di critico. Quindi per istudiare un libro critico nessun altri, fuori che qualche sciocco, potrà negare che si richiede o cognizione di quello che cade sotto la critica, o confronto diligente ed esatto della critica colle cose criticate. Egli è vero che l'autore può essere tale che meriti che si stia alla sua parola; ma è vero altresì che, studiando gli uomini per arrivare al punto di persuadersi di quelle cose che cadono sotto l'umano giudizio, non mai un uomo ragionevole si arresterà sulla buona fede di un autore, senza almeno conoscere la indole di lui. È cosa nota che la critica è utile per svelare e per smascherare la impostura col confronto e colla ragione; ed è cosa nota che ogni critico il quale non fa altro se non che promovere dubbj e inorpellare di paralogismo gli argomenti, egli stesso è un impostore. Per leggere dunque un dizionario critico si richiede un ingegno perspicace, l'intelletto ben disposto, la volontà bene affetta ed una sufficiente misura, con cui dee credersi a' critici. Le nostre ipotesi interne non debbono essere adulate, e la verità sola dee essere lo scopo de' nostri studi. Ogni prevenzione dee essere deposta, e non dee pesare la fatica dell'esame e de' confronti. Rendesi necessario ancora il conoscere e l'esaminare le circostanze dell'autore, la sua indole, il suo modo di ragionare, i suoi maestri, i suoi avversarj, i fautori, l'istituto della vita, i costumi e lo spirito del paese in cui viveva; imperciocchè da queste circostanze ben conosciute dipende la fede che deesi prestare all'autore. Premessi questi principj, ai quali non si può opporre se non qualche spirito che alloggia, come si dice, ad ogni prima osteria, si darà una idea del Dizionario critico del Bayle, e poi si andrà considerando nelle viste degli accennati principj. Il Dizionario istorico critico di Pietro Bayle è una specie di magazzino, nel quale questo autore, di cui si darà a suo luogo l'idea, ha raccolto segnatamente tutto il male degli antichi scrittori, tutti gli aneddoti storici privati e perciò appunto sospetti, e tutto quello che gli veniva suggerito dalla sua memoria, non già inaffiata, ma ubbriaca dalla lettura d'ogni sorta di libri. La sagra storia dell'antico e del nuovo Testamento viene in esso messa all'esame critico, e con artificioso innesto vi si frammischiano dogmi insidiosi, diretti a zappare i fondamenti della religione, a corrompere i buoni costumi, ed indicanti l'animo dello scrittore spoglio d'ogni buona disciplina ed inclinato a patrocinare la empietà per via d'uno sfacciato pirronismo che tende a rendere sospetti perfino i divini misterj. Ad ogni tratto s'incontrano delle narrazioni de' fatti che nulla importano, ma che servono d'atomi velenosi a quel vortice di maligna erudizione. La furiosa fecondità della sua immaginativa intreccia dubbj con dubbj, e con false ipotesi così l'ordina e distribuisce, che il leggitore, se non è cauto e illuminato, facilmente cade nella rete tesagli da un ingegno intemperante che si è prefisso di dominare lo spirito di chi lo legge, e, bendandogli gli occhi, condurlo qual cieco dietro il suo entusiasmo e dietro li suoi studiati errori. E perchè niuno creda che queste osservazioni sieno fatte più coll'ardore del zelo, che coll'amore della verità, esiste l'apologia fatta dallo stesso Bayle, nella quale non nega alcuna delle cose sopra accennate, ma soltanto modifica la propria intenzione, e confessando di aver manipolato il veleno e di averlo sparso per l'aria, asserisce di averlo fatto col solo oggetto d'illuminare gli uomini perchè se ne guardassero. Il fatto del suo pirronismo, della sua irriverenza verso la sacra Scrittura, di cui si fa critico, della eresia de' Manichei, assottigliata e maliziosamente distesa, e delli scandalosi esempi addotti; il fatto, dissi, è certo; ma questo fatto non venendo distrutto dalla giustificazione delle sue intenzioni, sussiste il veleno e sussiste il pericolo; nè l'antidoto delle sue intenzioni vale appresso chi crede la giustificazione fatta o per forza o per timore o per dissimulazione. L'opere degli autori, ad onta di tutte le stiracchiate distinzioni che possono farsi, indicano l'animo loro e la loro indole. Egli è vero il detto: Loquere ut te videam; e perciò, a tenore degli accennati principj, si darà qualche idea dell'autore. Il Bayle è nato nel seno della Chiesa riformata, e questo nome di riforma suona assolutamente male all'orecchio di chiunque sa cosa sieno i fondamenti della Chiesa animata ed assistita dallo Spirito divino, il quale, sempre eguale a sè stesso, non può aver permesso l'errore, che abbia avuto bisogno di riforma. Facendo i suoi studi in Tolosa, si convertì alla Chiesa romana, e poscia di bel nuovo ritornò alla riformata; nel che la sua incostanza è osservabile, dacchè essa dà a divedere una incertezza decisiva de' suoi principj, nei quali è stato sempre instabile, poichè col progresso del tempo scrisse il famoso libello che contiene l'avviso ai Rifugiati, per il quale dai Protestanti medesimi è avuto in orrore ed in abbominio, qual uomo che, beffeggiandosi di tutto, ora d'un sentimento era, ora di un altro, ed ora con calunnie e con satire attaccava la Chiesa romana, ora con ragioni vere, tratte dalla dottrina della stessa Chiesa romana, jugulava la riformata. L'indole dunque di un tale autore come mai può promettere cosa alcuna che non sia equivoca, s'egli, spezzati i cardini della riverenza dovuta al Signore Iddio, andava continuamente errando per i laberinti del proprio capriccio! I più spassionati tra i Protestanti hanno scritto di lui, che non ad altro aveva dirette le forze del suo ingegno e la vastità della sua erudizione, se non che a riempiere il tutto d'incertezza, onde, a differenza di altri scettici che usano triviali sofismi, potesse egli confondere l'intelletto umano con ispeciosa acutezza d'ingegnosi paralogismi. Quelli che sono pieni di prevenzione nominale del Bayle, ed alli quali il suo Dizionario serve di testo in ogni materia, o morale sia, o sia civile; quelli, dissi, riproveranno le presenti osservazioni. Come? diranno essi, qualche pedante sciocco vuol mover guerra al Bayle che è uno de' pianeti della repubblica letteraria? - Ma, di grazia, non confondiamo le specie e intendiamoci bene. L'osservatore non si è proposto di attaccare l'erudizione o la letteratura del Bayle, ma si è proposto bensì di provare, per ispiegarsi in termini chiari, che la lettura del suo Dizionario è pericoloso per tutti quelli che non sono versati nelle cose delle quali si tratta nel Dizionario, o che vanno in traccia delle cose che scandalosamente dilettano; cosicchè non viene attaccata la erudizione e la letteratura del Bayle, ma si asserisce che quelli i quali non sono, almeno mediocremente, eruditi e letterati, non debbono leggere il Dizionario del Bayle, perchè o non intenderanno quel che leggono, o l'intenderanno male, dacchè quell'Autore abbonda di maligna erudizione, la quale è atta a depravare l'uomo morale e l'uomo civile. Non è già, che così pensi quel pedante che fa le osservazioni, ma così scrisse Francesco Buddeo che non è nè pedante nè cattolico. Parlando egli del Dizionario di Bayle, dice: Nunc plus inde damni, an emolumenti ad lectores incautos, rerumque, de quibus agitur, non satis peritos, vel ea solum, quae voluptatem afferre possunt, captantes, redundare queat, merito dubitaveris; e dove loda i dizionarj, come repertorj di molte cose erudite, dice: Licet illi magnopere errent, qui ex iis solis sapere cupiunt. Ecco dunque il primo principio dell'osservatore, conforme alla opinione non solamente di un zelante Cattolico, ma eziandio di un eterodosso, cioè a dire, che bisogna leggere il Dizionario del Bayle cautamente, che bisogna saper di quello che si legge, e che non basta sapere soltanto quello che si legge. Gli ardenti leggitori dell'omniscio Dizionario non possono negare che il Dizionario del Bayle non tenda a stabilire il pirronismo, a difendere il manicheismo, a promuovere l'ateismo, ad introdurre la contrarietà di ripugnanza tra la ragione e tra la rivelazione, a dubitare e glosare su molti fatti della sagra Scrittura, a sostenere la indifferenza delle religioni, a scandalezzare con novelle lascive, ad impugnare la provvidenza di Dio, dacchè lo stesso Buddeo scrive che Bayle in impugnanda providentia divina omnem ingenii et eloquentiae vim exhausit. Può vedersi qualche cosa di più nella Storia critica della filosofia, di Giacomo Bruchero, T. IV, P. I, pag. 574 e seguenti, donde l'osservatore ha tratto molti semi per le presenti osservazioni. Se dunque tanti uomini illustri, non solamente tra i Cattolici, ma eziandio tra gli eterodossi, si sono affaticati per mettere il Dizionario del Bayle in vista pericolosa, segnatamente per quelli che non hanno lumi sufficienti co' quali conoscerne gli inganni; come mai potranno riprovarsi le osservazioni sopra la lettura di gravi e rovinose conseguenze per gl'incauti leggitori di un libro che è divenuto in molti luoghi la biblioteca stabile sulla tavoletta delle donne? La corruzione morale non può se non turbare l'armonia socievole e civile, e perciò si proseguisca a mettere in vista la importanza del pericolo. Quegli che non ha alcuna religione, non può essere altro che empio; e che il Bayle fosse tale, evidentemente si dimostra. La sua instabilità nella fede romana, non meno che nel ceto de' Riformati, serve di prova non equivoca. L'ambiziosa intemperanza del suo ingegno lo portava alla sottigliezza dei paralogismi, li quali non si accordavano colla fede romana; onde eccolo fuori della Chiesa romana. Fra i paralogismi delle sue sottigliezze non volea ammettere errore che non fosse di sua invenzione, ed eccolo fuori del ceto riformato. Non volle essere professore della fede romana per avere la libertà di tessere errori, e non fu costante nella riforma, perchè volle essere creatore di empietà che sono avute in orrore dalli medesimi Riformati. Eccone una prova: il Bayle nelle Novelle della repubblica letteraria dell'anno 1684, mese di marzo, loda e dice tutto il bene di Giurio; e poi crudelmente lo assalisce, lo morde e lo lacera, perchè Giurio avea impugnato la indifferenza delle religioni, sostenuta, promossa e difesa da quel Bayle che è l'autore favorito di molti spiriti moderni. Se questo libro è così pericoloso, dirà taluno, perchè viene letto e tollerato? - Di questo si renderà quella ragione che si riputerà migliore. Il libro è pericoloso per quelli i quali senza studio e senza essere versati nelle cose che leggono, prendono per testo autorevole il Bayle; ma non è così pericoloso per quelli i quali, forniti di scienza, sanno scernere il buono dal cattivo. E come le persone che non sanno di chimica, non sanno manipolare veleni senza avvelenarsi; così i bravi chimici sanno estrarre dai veleni i più salutari rimedi. Se non che questi bravi chimici, nel nostro proposito, non mai andranno esenti ed immuni dal veleno, quando non saranno versati nella storia sacra, nella storia delle eresie, e non sapranno in materia di religione qualche cosa più del catechismo. La idea de' dizionarj universali non è derivata dagli antichi, e per quanto vogliasi supporre che vi sia stata, o che siasi perduta o fra le ceneri della biblioteca de' Tolomei, arsa per l'inavvertenza dei soldati di Cesare, o fra le rovine del palazzo cesareo in Roma, o fra i codici greci fatti abbruciare da Omar principe de' Saraceni, non mai si trovano tracce verisimili, dalle quali arguirne la esistenza di questi libri omniscj. La invenzione è stata tutta de' letterati de' nostri secoli, e la fabbrica di questi magazzini universali è di nuova architettura. Nella primaria loro origine il loro principale scopo era quello di dare un compendio di erudizione, e di accennare agli uomini i fonti ai quali potessero ricorrere per chiarirsi dei dubbj o sopra le arti o sopra le scienze. Dalli dizionarj eruditi passarono i letterati alli dizionarj critici, e come l'uffizio del critico si è di separare il vero dal falso, così in tali dizionarj dovrebbe trovarsi soltanto la verità separata dalla falsità, i punti storici purgati da favole, i libri autografi distinti dagli apocrifi, e di tutto parlare si dovrebbe con veracità e senza passione. Ma gli uomini non si sono accontentati di raccogliere solamente e di confrontare le cose, ma hanno voluto eziandio giudicarle, difenderle ed assottigliarle a loro capriccio. Così ha fatto il Bayle, il quale si è interamente cavato dal suo centro, e ha voluto metter la mano da per tutto. Che bisogno vi era di chiamare all'esame i fatti dalla sacra Scrittura narrati, le Vite de' Patriarchi, l'eresie già sepolte, le opere de' Padri della Chiesa, i dogmi della fede, la disciplina della religione? Egli tuttavia ha voluto giudicare e di quello che si ha da credere e di quello che si ha da operare; e di tutto ha parlato, come se Iddio non avesse dovuto fare se non quello che al Bayle dovesse piacere, e avesse fatto male tutto quello che il Bayle non sapeva intendere; e perciò è venuto a formare nel suo Dizionario una Biblioteca per i dotti, ed una seducente ed insidiosa rete per i libertini. Non è già ch'egli apertamente insegni e difenda gli errori; ma li propone in vista forte e lunsinghiera, e li combatte in modo debole e velenoso, coll'intrecciarvi de' dubbj, col condurre il leggitore in laberinti di paralogismi, e coll'abbandonarlo fra quelli alla sola guida delle passioni, le quali inclinate sono più alla libertà che alla moderazione. Il comodo che reca agli eruditi il Bayle, fa che non si abbadi al grave danno che da lui ricevono gli spiriti deboli, i quali poi con facilità si cangiano in ispiriti detti forti. Non è cosa difficile l'immaginarsi che le osservazioni sopra la lettura del Dizionario del Bayle saranno riuscite seccaginose alla maggior parte de' leggitori della Gazzetta. A molti avranno dispiaciuto perchè non n'erano interessati, e molti le avranno riprovate come declamazioni pedantesche. L'osservatore che le tronca per far piacere agli uni ed agli altri, chiede perdono del tedio e della noja recata, loda la vasta erudizione del Bayle, ma conferma la sua proposizione, con cui asserisce: Che la lettura del Dizionario storico critico di Pietro Bayle è pericolosa per tutti quelli i quali non sono provveduti di altra erudizione e di altre nozioni, fuorchè di quelle sole che vanno procacciandosi con tale lettura. Nelle osservazioni vi è la verità; se poi queste dispiacciono, non è colpa dell'osservatore. Ma non era materia da gazzetta, dirà taluno. È vero: la moda è di dilettare e non di giovare.
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