Io sono un uomo prudente, un
vero ragionatore. La ragione, ecco il cardine della vita. Al diavolo tutti gli
scapestrati, teste matte, cervelli a zonzo, che impazzano per le strade,
turbando il riposo degli uomini nutriti di filosofia e alterando la logica
delle cose: al diavolo quanti, poeti, esteti, romantici e che so io, passano il
loro tempo seguendo le vuote e inutili fantasticherie di quella vuota ed
inutile cosa, ch'essi chiamano immaginazione, e magari, tanto per cambiare e
gettar polvere negli occhi ai gonzi, si buttano a capofitto nelle imprese più
arrischiate, senza aver prima ponderato e preparato il loro piano e stabilita
rigorosamente una linea di condotta salda e ragionevole. Io me ne sto alla
finestra della mia camera, con la mia bella pipa di schiuma fra le labbra e mi
rido di tutti costoro, poiché, per chi nol sapesse e non l'avesse ancora
compreso, io sono il tipo ragionatore per eccellenza e non mi lascio sviare
dalle mosche, che ronzano per l'aria intorno al mio naso. Il ragionamento, ecco
la linea che separa gli uomini dalle scimmie, alle quali qualche cervellaccio
disutile, qualche buontempone a spasso, lasciatemi ridere, ha voluto
paragonarli.
Ho affermato che sono prudente e
metodico. Ora, è appunto per questa facoltà straordinaria di metodo e di
ragionamento che non posso concepire le asserzioni di certi scapati. Ciò, che
specialmente mi fa rabbia, si è l'ipotesi di quattro scienziati per chiasso,
che hanno sostenuto a sangue freddo, con un'audacia che rasenta il cinismo più
ributtante, esser l'uomo una macchina nelle mani degli avvenimenti. Ma che
macchina! Ma che destino! Come posso concepire alcunchè di superiore alla
volontà mia, al mio metodo! Guardate; solo il ricordo di una così
grottesca teoria mi muove il diaframma alla risata e mi fa luccicare negli
occhi un allegrissimo pianto.
L'unico dolore della mia
esistenza si è appunto di sapere che esiste qualcuno, in qualche cantuccio del
mondo, pronto a sostenermi in faccia la dipendenza mia e del mio metodo da
forze ignote e invisibili. Per fortuna con l'esperienza e a forza di
meditazioni ho potuto trovare conforto alla mia afflizione e scoprire la causa
di quella falsa credenza, causa riposta semplicemente nel disprezzo, che gli
uomini nutrono in generale pel metodo e per quanto sa di ragionamento. Essi
difendono la debolezza di pensiero con la teoria dell'irresponsabilità e
coprono con la maschera del destino la loro incurabile deficienza.
Se c'è ancora qualche povero
illuso restìo ad accettare le mie opinioni, mi ascolti: gli narrerò qualche
episodio della mia esistenza, che gli proverà come il vero metodo sia superiore
ad ogni avvenimento.
Un giorno ebbi un duello. Dopo
aver pesato il prò e il contro della questione, mi accorsi che non esisteva per
il mio imbroglio una via d'uscita meno illogica dello scontro. Perciò, piegai
il capo e dimenticai per un momento la mia irreduttibilità di filosofo. Ci
trovammo, padrini e avversari, in un angolo di bosco. Dopo averci posta nelle
mani una pistola, tutti si allontanarono lasciando noi due di fronte l'uno
all'altro. Io cominciai a pensare: Quest'uomo, che mi sta innanzi, dovrà
ragionare al pari di me, e se ragiona dovrà dedurre che non è prudente sparare
il colpo pel primo, ma occorre attendere che l'avversario si decida ed evitare
con abile mossa la palla nemica. In questo modo la vittoria è sicura, poichè
basata sul metodo. Una detonazione, un bruciore rapido al braccio mi
interruppero il ragionamento. L'altro aveva fatto fuoco senza aspettare il mio
colpo. Ero ferito; ma, mentre mi bendavano il braccio, non potei trattenermi
dal volgere uno sguardo sprezzante al mio avversario e dal borbottare fra i
denti: «Vergogna! Mancare di metodo!».
Alcune circostanze della vita mi
indussero a prender moglie. Mi rivedo ancora, seduto innanzi al sindaco con al
fianco la mia fidanzata: intorno a noi si accalcavano i parenti e gli amici. Il
sindaco mi chiese se volevo prendere per moglie la signorina, che mi stava
accanto. La domanda, formulata categoricamente, mi sprofondò in un dilemma
terribile. Cominciai a costruirmi un sistema: Qui si tratta di libero arbitrio.
Posso dire sì, come posso dire no. A seconda della risposta, la mia vita subirà
certe modificazioni, che avrò imposte io stesso con la mia volontà. Perciò,
prima di decidermi è necessario che faccia un rapido esame metodico della
questione. Passai in rassegna i casi favorevoli e quelli contrari al
matrimonio, pesai sistematicamente i vantaggi e i danni, infine riassunsi, in
una magnifica conclusione mentale, gli argomenti che si adattavano alla mia
persona ed al mio stato. Secondo il mio metodo s'imponeva l'affermativa;
perciò, aprii la bocca e pronunciai un «sì» fermo e dignitoso. Mi rispose una
lunga risata. Alzai lo sguardo, meravigliato: la sposina e il sindaco erano
scomparsi; intorno a me c'erano soltanto degli invitati e dei curiosi, che
sogghignavano. Qualcuno mi spiegò che la mia fidanzata s'era allontanata dalla
sala, seguìta dai parenti, tutti resi furiosi dal mio lungo silenzio, che
interpretavano come un oltraggio. Era colpa mia, forse? O non piuttosto di
quegli sciocchi, che non comprendevano il metodo?
Orvia, concludo. Nessuno
scienziato al mondo, foss'anche panciuto e munito di forti lenti turchine,
potrebbe indurmi a rinunziare al mio libero arbitrio e a credere che gli avvenimenti,
anche i più futili, possano dipendere da forze estranee alla mia volontà. Ma,
perbacco!, se mi siedo a questo tavolo di caffè, come faccio e come invito a
fare tutti voialtri, chi mi ha potuto persuadere a quest'atto, se non la mia
stessa volontà e il desiderio di offrirmi e di offrirvi qualcosa? E se voglio
bere una Coca Boliviana, chi me lo può impedire, chi può opporsi al mio
desiderio formulato?
— Cameriere, una Coca Boliviana!
— Subito, signore!
— A voi. Fra due minuti avrò il
mio bicchierino ben pieno innanzi a me e lo sorbirò lentamente. Chi oserà
pretendere di guastarmi questo piacere? E non sarò io, io solo, per mezzo della
mia volontà, che avrò procurata la voluttà di una Coca Boliviana al mio
stomaco? Oh, bravo! Ecco appunto il cameriere! Cameriere, posate il bicchierino
con precauzione dinanzi a me, in nome del libero arbitrio!
— Mi rincresce, signore; ma la
provvista di Coca Boliviana è completamente esaurita!
|