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Pierangelo Baratono
Ombre di Lanterna

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  • Il libero arbitrio
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Il libero arbitrio

 

Io sono un uomo prudente, un vero ragionatore. La ragione, ecco il cardine della vita. Al diavolo tutti gli scapestrati, teste matte, cervelli a zonzo, che impazzano per le strade, turbando il riposo degli uomini nutriti di filosofia e alterando la logica delle cose: al diavolo quanti, poeti, esteti, romantici e che so io, passano il loro tempo seguendo le vuote e inutili fantasticherie di quella vuota ed inutile cosa, ch'essi chiamano immaginazione, e magari, tanto per cambiare e gettar polvere negli occhi ai gonzi, si buttano a capofitto nelle imprese più arrischiate, senza aver prima ponderato e preparato il loro piano e stabilita rigorosamente una linea di condotta salda e ragionevole. Io me ne sto alla finestra della mia camera, con la mia bella pipa di schiuma fra le labbra e mi rido di tutti costoro, poiché, per chi nol sapesse e non l'avesse ancora compreso, io sono il tipo ragionatore per eccellenza e non mi lascio sviare dalle mosche, che ronzano per l'aria intorno al mio naso. Il ragionamento, ecco la linea che separa gli uomini dalle scimmie, alle quali qualche cervellaccio disutile, qualche buontempone a spasso, lasciatemi ridere, ha voluto paragonarli.

Ho affermato che sono prudente e metodico. Ora, è appunto per questa facoltà straordinaria di metodo e di ragionamento che non posso concepire le asserzioni di certi scapati. Ciò, che specialmente mi fa rabbia, si è l'ipotesi di quattro scienziati per chiasso, che hanno sostenuto a sangue freddo, con un'audacia che rasenta il cinismo più ributtante, esser l'uomo una macchina nelle mani degli avvenimenti. Ma che macchina! Ma che destino! Come posso concepire alcunchè di superiore alla volontà mia, al mio metodo! Guardate; solo il ricordo di una così grottesca teoria mi muove il diaframma alla risata e mi fa luccicare negli occhi un allegrissimo pianto.

L'unico dolore della mia esistenza si è appunto di sapere che esiste qualcuno, in qualche cantuccio del mondo, pronto a sostenermi in faccia la dipendenza mia e del mio metodo da forze ignote e invisibili. Per fortuna con l'esperienza e a forza di meditazioni ho potuto trovare conforto alla mia afflizione e scoprire la causa di quella falsa credenza, causa riposta semplicemente nel disprezzo, che gli uomini nutrono in generale pel metodo e per quanto sa di ragionamento. Essi difendono la debolezza di pensiero con la teoria dell'irresponsabilità e coprono con la maschera del destino la loro incurabile deficienza.

Se c'è ancora qualche povero illuso restìo ad accettare le mie opinioni, mi ascolti: gli narrerò qualche episodio della mia esistenza, che gli proverà come il vero metodo sia superiore ad ogni avvenimento.

Un giorno ebbi un duello. Dopo aver pesato il prò e il contro della questione, mi accorsi che non esisteva per il mio imbroglio una via d'uscita meno illogica dello scontro. Perciò, piegai il capo e dimenticai per un momento la mia irreduttibilità di filosofo. Ci trovammo, padrini e avversari, in un angolo di bosco. Dopo averci posta nelle mani una pistola, tutti si allontanarono lasciando noi due di fronte l'uno all'altro. Io cominciai a pensare: Quest'uomo, che mi sta innanzi, dovrà ragionare al pari di me, e se ragiona dovrà dedurre che non è prudente sparare il colpo pel primo, ma occorre attendere che l'avversario si decida ed evitare con abile mossa la palla nemica. In questo modo la vittoria è sicura, poichè basata sul metodo. Una detonazione, un bruciore rapido al braccio mi interruppero il ragionamento. L'altro aveva fatto fuoco senza aspettare il mio colpo. Ero ferito; ma, mentre mi bendavano il braccio, non potei trattenermi dal volgere uno sguardo sprezzante al mio avversario e dal borbottare fra i denti: «Vergogna! Mancare di metodo!».

Alcune circostanze della vita mi indussero a prender moglie. Mi rivedo ancora, seduto innanzi al sindaco con al fianco la mia fidanzata: intorno a noi si accalcavano i parenti e gli amici. Il sindaco mi chiese se volevo prendere per moglie la signorina, che mi stava accanto. La domanda, formulata categoricamente, mi sprofondò in un dilemma terribile. Cominciai a costruirmi un sistema: Qui si tratta di libero arbitrio. Posso dire sì, come posso dire no. A seconda della risposta, la mia vita subirà certe modificazioni, che avrò imposte io stesso con la mia volontà. Perciò, prima di decidermi è necessario che faccia un rapido esame metodico della questione. Passai in rassegna i casi favorevoli e quelli contrari al matrimonio, pesai sistematicamente i vantaggi e i danni, infine riassunsi, in una magnifica conclusione mentale, gli argomenti che si adattavano alla mia persona ed al mio stato. Secondo il mio metodo s'imponeva l'affermativa; perciò, aprii la bocca e pronunciai un «sì» fermo e dignitoso. Mi rispose una lunga risata. Alzai lo sguardo, meravigliato: la sposina e il sindaco erano scomparsi; intorno a me c'erano soltanto degli invitati e dei curiosi, che sogghignavano. Qualcuno mi spiegò che la mia fidanzata s'era allontanata dalla sala, seguìta dai parenti, tutti resi furiosi dal mio lungo silenzio, che interpretavano come un oltraggio. Era colpa mia, forse? O non piuttosto di quegli sciocchi, che non comprendevano il metodo?

Orvia, concludo. Nessuno scienziato al mondo, foss'anche panciuto e munito di forti lenti turchine, potrebbe indurmi a rinunziare al mio libero arbitrio e a credere che gli avvenimenti, anche i più futili, possano dipendere da forze estranee alla mia volontà. Ma, perbacco!, se mi siedo a questo tavolo di caffè, come faccio e come invito a fare tutti voialtri, chi mi ha potuto persuadere a quest'atto, se non la mia stessa volontà e il desiderio di offrirmi e di offrirvi qualcosa? E se voglio bere una Coca Boliviana, chi me lo può impedire, chi può opporsi al mio desiderio formulato?

— Cameriere, una Coca Boliviana!

— Subito, signore!

— A voi. Fra due minuti avrò il mio bicchierino ben pieno innanzi a me e lo sorbirò lentamente. Chi oserà pretendere di guastarmi questo piacere? E non sarò io, io solo, per mezzo della mia volontà, che avrò procurata la voluttà di una Coca Boliviana al mio stomaco? Oh, bravo! Ecco appunto il cameriere! Cameriere, posate il bicchierino con precauzione dinanzi a me, in nome del libero arbitrio!

— Mi rincresce, signore; ma la provvista di Coca Boliviana è completamente esaurita!




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