VII
Intorno al significato del vocabolo
«estetica».
Fu ricapitata
non ha guari ad uno de' nostri amici una lettera senza data né indicazione
alcuna del luogo ove dimori la signora che la scrisse. Voglioso di far
pervenire alle mani di lei una risposta, né sapendo come far meglio, ci pregò
egli di inserirla nel nostro giornale, preceduta dalla lettera di madama.
Ecco l'una e
l'altra.
I
Signore, -
Siete pur gente goffa voi letterati! Vi dolete che nessuna donna legga le cose
vostre, e fate poi ogni possibile perché i vostri scritti non riescano
leggibili. Al vedervi cosí fieri dei vostri periodoni a perdita di fiato, cosí
innamorati delle vostre frasi rancide e di tutte quelle disgrazie con tanto di
barba che voi altri chiamate «grazie di lingua», sono tentata di credervi tutti
quanti uomini di coda e cipria e barolé. E voi sentite bene che in
faccia a noi donne questi ornamenti non sono una buona raccomandazione. Cari
goffi davvero! E non vi basta neppure di usare un linguaggio che per intenderlo
s'abbia ad aver ricorso ogni tratto al vocabolario; che anzi andate a bella
posta pescando, chi sa dove, certe parolacce che ne' vocabolari si cercano
invano. Vi dimando un poco se questo è senso comune o indizio almeno di buona
creanza. Perdonate, ma siete incivili. E se pochi vi leggono, vi sta bene.
Io per altro
non sono donna di lunga collera; e sfogato cosí un poco il dispetto, v'offro,
se vi piace, il mezzo di far la nostra pace. Eccolo: spiegatemi che cosa vuol
dire «estetica»; che sia il «diletto estetico» ed il «bisogno estetico»; che
cosa significhi «interesse estetico».
M'era
immaginata che in queste parole vi fosse del greco; e ne domandai la
spiegazione a mio marito, che è uomo di lettere e che conosce il suo greco
meglio di tutt'altra cosa. Ma non mi ha voluto fare alcuna risposta, e solo,
voltandomi le spalle con aria di disprezzo, esclamò: - Corbellerie!
corbellerie! - Vedete come sono poco compiacenti i mariti. Siatelo voi di piú,
e riparate l'offesa fatta al mio amor proprio dai vostri confratelli che
parlano senza lasciarsi intendere. Ma se volete proprio obbligarmi, fate che il
favore sia intero; e nella vostra risposta mandate al diavolo tutte le
caricature, e parlate chiara e tonda la lingua italiana del 1818. Altrimenti
farò della vostra lettera quello che fo di certi giornali: me ne servirò la
sera per incartare i miei ricci.
Sono col piú
profondo rispetto
vostra
serva
Ingenua.
II
Madama
gentilissima, - Probabilmente il di lei signor marito avrá avuta la sua buona
ragione per chiamare «corbelleria» l'estetica. E questa buona ragione sará
probabilmente l'avere egli, dal matrimonio in fuori, rinunziato interamente al
secolo. Ai nostri giorni lo studio della lingua greca, quando è principale e
non accessorio24 ad altri studi piú importanti, fa per lo piú degli
uomini ciò che di essi facevano un tempo i deserti della Tebaide: li separa
affatto dal mondo e dalle sue pompe e mette loro nel cuore il disprezzo della
vita presente. Veneranda era l'austeritá degli anacoreti, e veneranda sia anche
quella dei grecisti. Né dell'una né dell'altra è lecito a noi miseri mondani il
giudicare.
L'Enciclopedia,
all'articolo Esthétique, spiega bastantemente che cosa significhi
«estetica». S'Ella vorrá compiacersi di leggere quell'articolo, vedrá, ch'Ella
aveva immaginato bene credendo derivato dal greco il vocabolo che le riesce
nuovo. «Aisthesis» vuol dire «senso» o «sentimento». E l'estetica è
appunto il complesso delle teorie del sentimento. La spiegazione che ne dá l'Enciclopedia
mi dispenserebbe, madama, dal noiarla ora piú lungamente. Ma Ella davvero con
quella sua lettera s'è manifestata per donna capace di dare utilissimi
consigli; ed io amo tanto la conversazione delle gentili signore, che, lasciata
da un canto l'Enciclopedia, non posso tenermi di non aggiugnere qualche
parola mia alle altrui in servizio di una signora che, senza farsi conoscere,
mi s'è giá resa simpatica. Ecco, madama, un vero bisogno estetico per me.
Ringrazio l'oscuritá di questa frase dell'occasione che mi dá di poter
protrarre il discorso con una persona amabile.
Vi sono delle
cuffie e de' cappellini belli, delle cuffie e de' cappellini brutti. Se a
madama venisse in mente di volersi occupare del come debbano esser fatti,
perché mi piacciano, bisognerebbe ch'ella s'informasse delle regole dell'arte
della modista. Vi sono de' bei versi e dei brutti versi. A chi è curioso di
sapere perché piacciano i primi e non i secondi, conviene cercare quali siano
le qualitá necessarie perché un componimento poetico rechi diletto.
Lo stesso
dicasi per rispetto alla musica, alla pittura ed alle altre arti. Vi sono de'
pezzi di musica commoventi o sublimi, ve n'ha d'insipidi; delle belle facciate
di palazzi, e delle sproporzionate o barocche.
Il
cappellino, la cuffia, i versi, la musica, la pittura, la facciata del palazzo,
il bassorilievo, ecc. ecc. ecc., hanno tutti questo di comune: che piacciono
quando sono belli e perché sono belli. Si può dunque cercare le cagioni comuni
di questo effetto comune, cioè ricercare in genere le qualitá che si trovano in
tutti gli oggetti belli ed aggradevoli. L'estetica è appunto la scienza che si
propone questo scopo. Ma ad esso solo non si arresta, perché discende anche ad
osservazioni speciali risguardanti ciascuna specie di oggetti diversi; e quindi
discorre delle qualitá speciali che deve avere una bella musica, un bel
componimento poetico, un bel giardino, ecc. ecc.
Sono persuaso
che a quest'ora Ella sa ottimamente ciò che s'intenda per «estetica». Però si
contenti ch'io procuri di soddisfare alle altre domande fattemi coll'arguto di
lei viglietto.
Ella avrá
bramato piú volte che un'opera nuova al teatro della Scala riescisse bene,
perché avrá avuto desiderio di udire la sera delle belle ariette e de' bei
pezzi concertati. Poiché lo desiderava. Ella dunque, madama, ne aveva un
bisogno. E questo bisogno di venir dilettata dal bello musicale è «bisogno
estetico». Ed è pure «bisogno estetico», se l'oggetto del desiderio è vedere un
quadro, leggere de' bei versi, parlare con persone amabili, ecc. ecc. ecc.
Il «piacere estetico»
è quello che si prova ascoltando la bella musica, mirando la bella pittura,
leggendo i bei versi, udendo i ragionamenti leggiadri, e cosí via.
L'«interesse
estetico» per ultimo è un termine che ha vari sensi. Alcune volte si usa come
sinonimo di «bisogno estetico», alcune volte come sinonimo di «piacere
estetico», ed altre volte con altro significato. Quand'Ella, madama, udiva
qualche bel finale del Rossini, o vedeva qualche bel quadro in un ballo del
Viganò, Ella non poteva lasciar d'esclamare colla parola oppur col solo atto
della mente: - Bello! bellissimo! - Ora quel «bello! bellissimo!» che altro era
se non una confessione della potenza di dilettare ch'Ella riconosceva nel
finale o nel quadro? E questa potenza di dilettare è precisamente l'«interesse
estetico» nel terzo significato.
Non le faccia
stupore di udire che una parola viene usata in vari sensi. Purtroppo è ancor
lontano quel tempo in cui l'ideologia e la grammatica filosofica avranno fatto
tutti i progressi che ci vogliono, perché possa cessare questo abuso e questo
inconveniente.
Ho lasciato
scappare a bella posta il vocabolo «ideologia». Se per avventura Ella non
l'intendesse, mi offro pronto a spiegarglielo verbalmente. La prego di non
sapermi male di questa poca astuzia suggeritami dal desiderio estetico di
mettermi nel numero de' di lei ammiratori e servi. Mi comandi sempre e mi creda
di lei
obbligatissimo servitore
Grisostomo.
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