II
Giunto all'età, nella quale il
sangue, fermentando e scorrendo con rinnovato impeto per le vene, sveglia la
sonnacchiosa fantasia e i sensi sconvolge con ogni sorta di pruriti, Macario
cominciò ad aver seco stesso lunghi colloqui ed aspri diverbi. Qualche volta,
sull'alba, destato di soprassalto da un'insopportabil tensione dello spirito —
e, anche, del corpo — egli si chiedeva esterrefatto:
— Cosa sono, dunque, e a che
valgono le virtù di un'anima ben macerata, se non riescon neppure a moderare i
movimenti di questo involucro di carne?
Altre volte, durante il giorno,
còlto di sorpresa da qualche spettacolo allettatore, sostava gemendo:
— Perché il vizio si presenta sotto
così leggiadre forme e non, piuttosto, con l'edificante aspetto di una pingue
zia Sofonisba?
Ma le notti costituivano il suo
maggior supplizio, poiché si popolavano quasi sempre di immagini purpuree
stagliate sovra un orizzonte di fuoco e lo costringevano ad agitarsi
nell'incubo e a fare il letto ricettacolo di quei trasudamenti di febbre.
— Io mi trovo in stato di
peccato!, singhiozzava, destandosi, l'infelice adolescente: e il mio peccato è
ancor più riprovevole, poiché la volontà, invece di ostacolarlo, ne diviene
complice!
Un mattino, mentr'egli volgeva
le più aspre rampogne al maggior responsabile del cruccio, Undimilla, vergine
cugina, irruppe nella camera e, con piè veloce e scrosci di risa, si frappose
tra l'accusatore e il reo. Poiché il cuore di Macario tanto era propenso alle
confidenze, quanto poco appariva disposta la fanciulla ad allontanarsi per non
udirle, una fiumana di commosse lamentele non tardò a sgorgare dalle labbra del
giovane martire, mista a parole di sincero pentimento e a fermi propositi di
espiazione. Undimilla, adesso, non rideva più: anzi, per dimostrare sino a qual
punto partecipasse al salutifero odio verso le manchevolezze della carne, con
pupille pregne di una sempre maggiore minaccia guatava il corpo del delitto.
— Dunque, concluse allorché
Macario ebbe finito di snocciolare il mea culpa, tu commetti peccato solo
perché ad esso non si oppone la tua volontà.
— Ahimè!, gemette Macario.
— Ed io, allora, per impedirti
di peccare, sopprimerò la tua volontà legandola, insieme al corpo, con una
corda robusta.
Così, Undimilla vergine sciolse
i dubbi e fugò le ambasce dello spirito immortale, stringendo con saldi lacci e
dita tenaci il mortale involucro, nel suo tutto e nelle sue parti. E Macario,
presi a testimoni il cielo e le pareti della stanza, poté con anima
rappacificata esclamare:
— Mi è usata violenza! Ah! Ah!
Mi è usata violenza!
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