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Pierangelo Baratono
Il beato Macario

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  • La vita amorosa
    • VI
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VI

 

Macario reputò, finalmente, di aver trovata la dispensatrice di farmaco nella persona di una molto soave pulzella, la quale avea mostrato subito curiosità grande e desiderio di risanar l'egro. E, tuttavia, serii ostacoli intralciavano il cammino.

— Ho un fratello perdinotti, dedito al giuoco, ma che vigila inflessibile sopra la mia innocenza. E poi, sconfinato è il bene, che gli voglio: né potrei vederlo, con cuor leggèro, adirato.

Scorrevano i giorni; e, ogni giorno, la fanciulla aveva un nuovo capriccio.

Comprami, orsù, quel nastro. Com'è civettuolo, e con quale grazia mi annoderebbe la chioma!

— Oh, i cioccolatini al rosolio! E non sei già volato a comprarli?

— Che gentile orlo d'oro, in quella carta da lettere. , dunque! Corri! Non sai che devo scrivere a tante amiche?

Una notte, mentre i famigliari dormivano il sonno dei giusti, la pulzella cauta scese nel giardino e aiutò l'egro giovine a scavalcarne la cinta. Entrambi avrebbero pur voluto diventare, sui due piedi, pedagoghi e discepoli a un tempo: ma, ahi! per chi manchi d'esperienza, il primo passo è ben imbarazzante!

— Com'è pallida la luna, stasera.

— Oh, sì! Com'è pallida!

— E par che ci adocchi.

— Sì, certo, ci adocchia.

Guarda! Adesso ride!

Andiamo nell'ombra. Così, non potrà più beffarsi di noi.

Segue un breve silenzio. Di lontano, ostinato giunge il gracidare delle raganelle.

— I tuoi di casa dormono veramente?

— Sì, dormono. Ho origliato alle porte.

— E tuo fratello?

— Anche lui, credo. Com'era stizzoso, a cena!

— Perché?

— Perché, giocando, ha perso una somma forte, sulla parola. E domani dovrà pagarla.

Riposerà, con quell'inquietudine?

Era inutile origliare. Non russa.

— E se s'affaccia alla finestra?

— Ho paura!

— Vieni a sederti qui, dietro questo cespuglio, così rimarremo nascosti.

Silenzio. Le raganelle, di lontano, continuano a ingiuriare, rauche, il plenilunio.

— Come sono felice!

— Anch'io!

Aspettavo con tanta ansia questo momento!

— Anch'io!

Rimanere al tuo fianco, senza tema di sguardi importuni. Che gioia!

— Che gioia!

Altro silenzio, commentato irosamente dalle raganelle lontane.

— Perché non mi baci?

— Non oso.

— E, tuttavia, altre volte mi hai baciato!

— Sì, certo, nel giorno: dentro i portoni. Adesso, ti giuro che non potrei.

— Perché?

— Non so. Baciami tu, dunque.

— Ho paura.

— Anch'io.

Ascolta. Sciogli il grembialetto e avvolgi, con esso, le nostre teste.

— Perché?

— Perché, dopo, avrò maggiore coraggio.

Nuovo silenzio. Le raganelle, di lontano, scoppiano in una furibonda protesta — non, tuttavia, per il plenilunio. Hanno udito lo schiocco di due labbra poste a contatto con altre due.

Baciami tu, ora.

— Se ti piace.

— Oh, sì!

Lo schiocco, ma più timido, si rinnova.

— Perché tremi?

— Non so. Senti come mi batte il cuore.

— Anche a me.

— Se, almeno, ci fosse qui qualcun altro!

— Per che fare?

— Per... incoraggiarci.

Lungo silenzio. Anche le raganelle tacciono, quasi sovrapprese, pur esse, dal turbamento.

— Se principiassimo? (un filo di voce).

— Che cosa? (voce di ragnatela tremula).

— Ma... l'ammaestramento.

Comincia tu, dunque.

— Non so...

— Neppur io...

— Se avessimo, almeno, un romanzo!

— Perché?

— Perché troveremmo pagine, ovdescritto come si principia.

— Non rammenti?

— Mi sembra... sì... ecco, si comincia dal bacio.

— Allora, abbiamo già cominciato!

— Sì, certo. Ma, dopo?

Breve pausa. Le raganelle continuano a tacere, come in attesa.

— Ecco... rammento... Poi, l'innamorato passa un braccio intorno ai fianchi della sua innamorata.

— Ma è già fatto anche questo!

— E, dunque?

— E, dunque?

Lascia che mi ricordi. Dopo, i due innamorati si scambiano qualche dolce parola. Così: Mi vuoi bene?

— Sì! tanto!

— Come ti amo!

— Anch'io!

Lunga pausa. Le raganelle, di lontano, ridono a crepapancia.

— Son veramente sciocchi, i romanzi!

— Perché?

— Perché, sul meglio, si fermano.

— Anche tu, sul meglio, ti fermi.

— Sei certa?

— Oh, sì! E non valeva proprio la pena che ci incappucciassimo col mio grembialetto!

Sembra anche a me!

La voce, che ha pronunciata quest'ultima frase, giunge dall'alto e dalle spalle. Il grembialetto, strappato via da una mano rude, s'invola: e la giovane coppia balza in piedi, atterrita.

Va a casa, tu: e di corsa!, dice la stessa voce, mentre un minaccevol dito si appunta verso la pulzella.

Quindi, è la volta dell'egro martire. Ed egli deve innalzar laudi al cielo se un impegno di giuoco gli consentì di placare il fratello per l'ammaestramento non mai dalla sorella impartito.




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