VII
Non una fanticella d'albergo
occorreva a Macario, né una gentildonna accasata né tampoco una vedova con
bottega o una pulzelletta con famiglia; bensì una pedagoga, che non avesse
grilli per la testa e andasse di gran trotto, a costo di fiaccare la nuca, se
non a sé stessa, al discepolo. E chi potrebbe andare di gran trotto meglio di
un'amazzone adusa ai giuochi violenti dei circhi? Era sovra una piazza, il
circo: e possedeva un'amazzone. Per rendere propizia costei, bastavano un
fascio di rose e un cartoccio di dolci e una cena. E per rendere propizi i
cieli, bastava, dopo la cena, ardimento.
— Ti accompagnerò all'albergo.
— Fa venire, dunque, una
carrozza.
— Non alloggi, forse, a pochi
passi di qui?
— Che importa! Vorresti
costringermi a infangar gli scarpini?
— A nulla ti costringo.
Dicevo...
— Comprendo! Parco vuoi
spendere: e ignori che infiniti uomini, ricchi e generosi, donerebbero anche la
vita per trovarsi al tuo posto. Ma un giovine provincialetto...
— Oh, bada...
— Sì, uno zoticuccio... che
avrebbe tanto e tanto bisogno di dirozzarsi...
E, con questo tono, la musica a
così eccelse vette giunse, da far perdere di vista ogni ammaestramento terreno.
La mezzanotte del domani,
tuttavia, trovò Macario di nuovo seduto a mensa in compagnia dell'amazzone.
— Andiamo, cara. La carrozza è
alla porta.
— Vuoi accompagnarmi, di grazia?
— Certo.
— Bada, però: fino alla soglia dell'albergo soltanto.
— Perché?
— Perché questa sera ho tutti i
nervi in sussulto. Il direttore del mio circo s'è incapricciato di un leone del
serraglio d'accanto: e, non possedendo il denaro per comprarlo, vuol mettere un
balzello su noi artisti. Abbiam rifiutato, naturalmente, di sottoporci alla
taglia tirannica. Ma è stata una scena tremenda!
— Lascia in pace i leoni,
adesso, e consenti ch'io ti accompagni.
— Fino alla soglia.
— Dici?
— Dico che i nervi mi han data
l'emicrania.
— Eviterò di baciarti la fronte.
— No, non insistere. Piuttosto,
domani entra nel circo, durante le prove. Giuro che scoverò il mezzo di
premiare la tua cortesia.
Macario, nell'accomiatarsi
quella notte, appariva veramente simile a un cane, cui suon di randello avesse
impedito l'approccio a un ghiotto ossobuco.
Ma il giorno dopo, nel circo,
l'amazzone lo guidò fino a un luogo appartato e, senza sciupar tempo in
convenevoli, si preparò ad ammaestrarlo. O collera dei cieli, perché
stimolasti, in quel punto, il direttore del circo a irrompere nell'aula
scolastica?
— Svergognati! Oltraggiare in
così ignobil modo la mia reggia?
Non di reggia, tuttavia, si
trattava; bensì di un padiglione.
— Fuggi pure, o messalina!,
continuò l'uomo irato.
Poi, volgendosi verso il giovin
egro, soggiunse:
— Mi renderà conto, ella,
innanzi ai magistrati.
E Macario, vergine e martire, si
adattò a far compra di un fiero leone onde compensare l'ammaestramento che non
aveva ricevuto.
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