VIII
Dolenti meditazioni condussero,
infine, Macario a discernere il proprio errore e a ravvedersi. Di fatti,
anziché aprire il borsellino per un albergatore e un monile e un riscatto di
polizze e un debito di giuoco e un leone, egli, sin dall'inizio, avrebbe dovuto
prescegliere una pedagoga diplomata nelle amorose dottrine e porgerle il
compenso segnato nelle tariffe. Presa dunque, se bene in ritardo, la più giusta
risoluzione e giràti gli occhi d'attorno, il giovin egro trovò senza fatica la
medichessa. E, tuttavia, lento si svolse il contratto: né Macario sarebbe
riuscito a concluderlo, se non avesse mostrato il proprio peculio alla femminea
diffidenza.
— Perdona, dichiarò la donna
ratificando l'accordo: sono stata ingannata da tanti, che si spacciavan per cresi!
— Uomo dabbene son io: e,
inoltre, schivo d'ogni scena chiassosa e d'ogni scandalo.
— Guanto per le mie dita,
dunque. E giungi in buon punto per dimostrare al mio innamorato ch'io valgo
ancora qualcosa.
L'innamorato doveva, certo,
attendere con impazienza la prova; poiché, non concedendo neppure il tempo di
trarre fiato dopo l'ascesa delle molte scale, si presentò innanzi al discepolo
ed alla pedagoga e, sbrattata via questa con una spinta, s'inchinò a quello
pregandolo di sedersi.
E Macario vergine e martire dovè
pagare, non secondo tariffa, bensì con l'intiero peculio un ammaestramento, che
nessuno gli aveva impartito.
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