XI
Scioltesi le tenebre, che avean
protetto il talamo coniugale, e sorta l'aurora a tinger di roseo il pallido
orizzonte, un intollerabile ansietà spinse fuor dal lettuccio austero il
venerando esculapio e lo stimolò a recarsi, per notizie, dal non più vergin
Macario.
— Credo di aver consumato il
matrimonio, rispose costui alle impazienti domande. Ma nulla sapevo; e nulla
so, neanche adesso. Furono giusti e secondo legge gli atti? E furon naturali i
vasi? Dapprima ritenni, nel pudico buio della stanza, di aver meco una creatura
da pochi giorni venuta al mondo e, perciò, bisognosa di sostentamento. Quindi,
dopo un breve lasso di tempo, mi sentii come trasportato nell'empireo: ma le
mie labbra, piene di gratitudine, null'altro rinvennero se non un'odorosa
chioma e una nuca. Infine, tormentato da dubbi alzai la voce per chiedere: O
donna, sei tu fedele ai testi? Ma, ahi!, quasi subito un dubbio ancor più grave
si aggiunse, poiché mi parve che un oggetto, solitamente destinato a rimaner
sotto il talamo, mutando posto fosse salito di sopra.
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