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Pierangelo Baratono
Il beato Macario

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  • La vita coniugale
    • XIII
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XIII

 

Il primo litigio fra i due sposi scoppiò per più gravi motivi, che non fosser quelli della comunione dei beni. Clorinda, di fatti, mostrandosi insofferente del coniugal giogo, obbligò un giorno Macario a rammentarle i sacri giuramenti.

Donna, tu ubbidirai a tuo marito.

— E chi mi costringerà a ubbidire?, ribatté ella a pugni stretti.

— L'autorità, impartitami dalla legge, disse solenne Macario.

E, compilato in laboriose veglie un programma, ove l'antica saggezza rifulgesse e fosser racchiuse le fondamentali norme per ogni sposa dabbene, lo presentò trionfalmente alla moglie.

 

Così era formulato il programma:

 

Le ore della vita famigliare

 

8 - 8.30:

Preparazione del caffè e latte.

9 - 10:

Riassettamento della camera matrimoniale.

10 - 12:

Preparazione del pranzo.

14 – 15:

Pulizia delle stoviglie.

15 – 17:

Rammendi alla biancheria.

18 - 19.30:

Preparazione della cena.

 

Le ore degli svaghi leciti e onesti

 

17 - 18:

Ricevimento delle amiche (esclusi gli uomini, che non sian stretti congiunti).

20 - 21.30:

Conversazioni con la parentela.

 

Umile e contrita, Clorinda si adoprò subito per trasformare in realtà l'ideale programma saviamente interpretato.

Senti che buon caffè e latte, disse lieta al consorte.

Ottimo, sì! Ma questi panini son duri ai denti e spalmati di burro ormai rancido.

— E come potevo io, o caro, sorvegliare la preparazione dei panini mentre vigilavo su quella del caffè e latte?

E Macario non ribatté sillaba.

Vedi com'è riassettata e linda la nostra camera?,disse lieta la donna.

— Sì, certo! Ma cumuli di polverume e confusione di mobili rendono inabitabile il resto dell'appartamento.

— E come potevo io, o caro, occuparmi delle altre stanze mentre mi dedicavo alla camera nostra?    

E Macario non ribatté sillaba.

— Buon pranzetto ti ho preparato, o sposino, disse lieta la donna.

Appetitoso veramente! Ma perché la tovaglia è sconciamente macchiata e i bicchieri e i piatti putiscon di rifrescume?

— E come potevo, o caro, badare all'apparecchiamento della mensa mentre ero intenta a guardare i fornelli?

E Macario non ribatté sillaba.

Guarda che lucide coppe e che terse porcellane, disse lieta la donna.

Lucide e terse davvero! Ma, nella cantina, ho trovato molte bottiglie infrante e una spina aperta in modo da lasciar esangue il barile.

— E come volevi, o caro, ch'io mi trovassi in cantina mentre sorvegliavo premurosa la rigovernatura?

E Macario non ribatté sillaba.

Osserva con quale garbo è stata ricucita e rattoppata la biancheria, disse lieta la donna.

— Con garbo, certo. Ma brutali colpi di ferro hanno contaminato e bruciacchiato il candore delle camicie.

— E come potevo, o caro, vigilare sulla servitù, che stirava, mentre seguivo con meticoloso occhio l'opera delle rammendatrici?

E Macario non ribatté sillaba.

Contempla, o caro, il dolce crocchio di amiche, ch'io seppi qui radunare, disse lieta la donna.

— Dove hai scovate così laide befane? Non in una casa onorata mi par d'essere, bensì sotto il noce del Sabba! E quale brusìo insopportabile! Che fuoco di fila di chiacchiericci e di pettegolezzi! Perché, poi, sogghignano in codesto modo, guardandomi? Sfacciate! Streghe! Guai a te, se le riceverai ancora una volta!

— E chi dovrò ricevere, se le mie amiche son queste, e tu mi proibisci gli amici?

Macario aggrottò i sopraccigli, ma tacque.

— La cena, almeno, ti sembrerà squisita!, disse lietamente la donna.

— Ma con quale gusto potrei mangiare, se rivoli di formiche hanno invasa la mensa e minacciano di sfociare nei piatti?

— E come pretendi, o caro, ch'io m'occupi delle formiche, mentre sono segregata in cucina? E Macario non ribatté sillaba.

Ora sarai contento, o caro, disse lieta la donna, poiché ti trovi fra i tuoi famigliari, sotto la mite lampada serotina.

— Sì, rispose Macario, sbadigliando. Ma com'è noiosa zia Sofonisba con le sue eterne querimonie per le fantesche introvabili! E com'è irritante la cugina Undimilla con le sue condoglianze per lo smagrimento e il pallor del mio viso!

— Che vuoi tu, dunque?, ribatté pronta Clorinda. Vuoi che, rovesciato il programma, io accudisca ai panini imburrati e alla cantina e alle formiche e riceva uomini soli e, di sera, chiuda l'uscio sul naso della pingue zia Sofonisba e di Undimilla vergine?

— Per amor del cielo!, supplicò disperato Macario. Berrei latte acido e mangerei, nel rifrescume, pietanze bruciate: e vedrei sogghignar diavoli maschi anziché streghe femmine, e mi farei strappare i capelli da zia Sofonisba e cavar gli occhi dalla cugina Undimilla! No! No! Basta con i programmi! E, da qui innanzi, ciascuno pensi a sé stesso, lasciando al cielo la cura di pensare poi a tutti.




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