Porgeva, dunque, Macario le
guance alle percosse: e la sua voce si distendeva come un arcobaleno, ad
annunciare agli uomini che ogni tempesta si risolve in serenità. Focosa
zampillava la voce contro i prepotenti e i violenti. E i pargoli maltrattati e
le spose soggette al marital dispotismo e sin anche gli animali attendevan
salvezza da essa.
— Perché fai sanguinare, con le
frustate, la groppa di codesto inerme asinello?, chiedeva Macario
interponendosi tra la furia di un paesano e la vittima.
— Perché colpisci coi pugni
codesto tenero fanciulletto?, domandava a un padre brutale fermandogli il
braccio.
— Perché sfoghi l'iroso
temperamento bastonando codesta tua dolce consorte?, rimbrottava collocandosi
in mezzo a due coniugi in lite.
E il ciuco drizzava le orecchie,
e il bimbo spalancava gli azzurri occhi, e la donna cessava di lacrimare. Ma né
il bastone né i pugni né la frusta interrompevano il lor lavoro: soltanto la
vittima mutava e, anziché una moglie o un bimbo o un somaro, si chiamava
Macario.
I patimenti del corpo alimentavano
e irrobustivano ancor più la fermezza dell'anima. E molte occasioni diedero a
questa il modo di rivelare la propria inflessibilità. Un malandato giovane si
presentò, un giorno, innanzi a Macario.
— So, per pubblica voce, che tu
ti opponi alla violenza, disse: e poiché mi trovo nella dura necessità di
morire per fame o di aggredire, in un angolo di strada, un passante, ti
supplico di porgermi aiuto ond'io non commetta violenza contro altrui.
— Aiuto spirituale, certo, o
giovane, rispose sereno Macario. Siedi, dunque, ed ascolta parola di pace.
Ma il giovane non sedette; anzi,
uscì furibondo. E il grido di un passante, nella notte, dimostrò ch'egli era
ancora acerbo per le parole di pace.
Un commerciante anziano ricorse,
come a un santo, a Macario.
— So, per pubblica voce, che tu
ti opponi alla violenza, disse: e poiché gravi dissesti, non da me causati, mi
pongon nel doloroso dilemma di rimaner disonorato o di uccidermi, prego che un
tuo generoso aiuto mi salvi dal commetter violenza contro me stesso.
— Aiuto morale, certo, o uomo
dabbene, rispose mite Macario. Siedi, dunque, e ascolta parole di saggezza.
Ma il commerciante non sedette;
anzi, fuggì via mugghiando. E un colpo d'arma da fuoco, nella notte, dimostrò
ch'egli non era maturo a sufficienza per udir parole di saggezza.
Anche il venerando esculapio si
recò a visitare Macario.
— Figliuolo, disse, se i molti
consigli, ch'io t'ho impartiti nel passato, mi donan qualche diritto alla tua
gratitudine, e tu pietoso soccorrimi, poiché un rovescio di fortuna mi ha
vuotata completamente la borsa.
— Consigli tu mi impartisti,
rispose benigno Macario. Ed ecco ch'io son pronto ad impartirti, a mia volta,
consigli. Siedi, dunque, ed ascolta.
Ma il venerando esculapio non
sedette; anzi, corse via bestemmiando. E, da quel giorno, rinunciò a dar
consigli.
E Macario scrisse sul taccuino:
«Ho dimostrato dolcezza; ma gli
uomini non mi han voluto ascoltare».
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