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Pierangelo Baratono
Il beato Macario

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  • Le ultime penitenze
    • XXV
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XXV

 

Una sera di camasciale, Macario si diede a batter le strade in cerca di occasioni, che gli consentissero di dar segno delle proprie virtù. Rigido era il tempo: ma un ampio bavero di pastrano, rialzato fin sopra le orecchie, impediva al freddo d'incrudelire contro il nascosto viso del pio martire.

Sgonnellavan, da ogni parte, femminee maschere e calze di seta luccicavano a tessere elogio del lor contenuto. Macario, volgendo gli occhi d'attorno, monologava:

Pagana è, certo, questa costumanza. E tuttavia non si può negare ch'essa porga, senza scandalo, onesto sollazzo agli sguardi. Scandalo, infatti, non c'è: poiché una stoffa trinata cela il volto alle lascive curiosità. E non si può chiamar disonesto lo sfoggio di quelle parti del corpo, che servono come sostegno al rimanente e, differenziando l'uomo dai quadrupedi, lo aiutano ad elevarsi verso il cielo.

Ma ecco che un braccio ignoto s'infila sotto il suo. E, subito, una voce pastosa, se ben in falsetto, gli mormora:

— Nulla chiedo, se non amare. Vuoi tu che, fra gelose tenebre, fondiamo assieme i nostri incendii? Domani, prima dell'alba, tu mi lascerai: e nessun indizio, nessuna immagine ricorderà all'uno e all'altra il fuggevole incontro.

Taceva, Macario, e meditava:

— Ho io provato l'amore? In gioventù, solo ombre strinsi e pugni di mosche; poi, accasatomi, null'altro, se non baratri di nequizia, conobbi.

Parve che la donna mascherata, stretta al suo braccio, comprendesse il pensiero del martire.

— Forse sino ad oggi, ella disse infatti, tu non hai conosciuto l'amore. È colpo d'ala, che t'innalza; è vertigine, che ti travolge; è fuoco, che ti consuma. Domani, allontanandoti da me, ignota iniziatrice, potrai dire di non aver invano vissuto.

Taceva Macario, pur seguendo docile la sua guida. E meditava:

— Per disprezzare e fuggire il peccato, bisogna conoscerlo. Come mi arrogherò io, debol creatura, il diritto di vituperare ciò, che non mi si è mai appalesato? E come potrò discernere un nemico, se mai non lo vidi?

— E tu non altro obolo dovrai darmi, se non l'amore, sussurrava la donna.

Peccatrice, dunque, non è costei, concludeva Macario tra sé e sé, poiché la sua anima appare schiva d'ogni volgar mercimonio. E s'ella non pecca, neanche il suo compagno potrà esser tacciato di peccare!

Buia era la notte; ma non quanto la camera, di cui egli varcò con ginocchia un po' tremanti, la soglia.

Dimmi parole tenere e calde, o uomo!, esortò, non più in falsetto, la voce pastosa.

Macario rabbrividì e, sciogliendo con impeto il dolce nodo, che già lo avvinceva, cercò a tentoni, dietro di sé, la parete, urtò delle dita in una valvola, la fece scattare.

E vide, in piena luce, una creatura che, tra arrossate palpebre con occhi quasi spenti lo guardava. E il volto della donna sembrava crivellata superficie di luna.

— Sei, dunque, tu, o Macario!, disse la voce pastosa.

— Ma che Macario d'Egitto!, urlò il disgraziato martire.

E svenne.




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