Una sera di camasciale, Macario
si diede a batter le strade in cerca di occasioni, che gli consentissero di dar
segno delle proprie virtù. Rigido era il tempo: ma un ampio bavero di pastrano,
rialzato fin sopra le orecchie, impediva al freddo d'incrudelire contro il
nascosto viso del pio martire.
Sgonnellavan, da ogni parte,
femminee maschere e calze di seta luccicavano a tessere elogio del lor
contenuto. Macario, volgendo gli occhi d'attorno, monologava:
— Pagana è, certo, questa
costumanza. E tuttavia non si può negare ch'essa porga, senza scandalo, onesto
sollazzo agli sguardi. Scandalo, infatti, non c'è: poiché una stoffa trinata
cela il volto alle lascive curiosità. E non si può chiamar disonesto lo sfoggio
di quelle parti del corpo, che servono come sostegno al rimanente e,
differenziando l'uomo dai quadrupedi, lo aiutano ad elevarsi verso il cielo.
Ma ecco che un braccio ignoto
s'infila sotto il suo. E, subito, una voce pastosa, se ben in falsetto, gli
mormora:
— Nulla chiedo, se non amare.
Vuoi tu che, fra gelose tenebre, fondiamo assieme i nostri incendii? Domani,
prima dell'alba, tu mi lascerai: e nessun indizio, nessuna immagine ricorderà
all'uno e all'altra il fuggevole incontro.
Taceva, Macario, e meditava:
— Ho io provato l'amore? In
gioventù, solo ombre strinsi e pugni di mosche; poi, accasatomi, null'altro, se
non baratri di nequizia, conobbi.
Parve che la donna mascherata,
stretta al suo braccio, comprendesse il pensiero del martire.
— Forse sino ad oggi, ella disse
infatti, tu non hai conosciuto l'amore. È colpo d'ala, che t'innalza; è
vertigine, che ti travolge; è fuoco, che ti consuma. Domani, allontanandoti da
me, ignota iniziatrice, potrai dire di non aver invano vissuto.
Taceva Macario, pur seguendo
docile la sua guida. E meditava:
— Per disprezzare e fuggire il peccato,
bisogna conoscerlo. Come mi arrogherò io, debol creatura, il diritto di
vituperare ciò, che non mi si è mai appalesato? E come potrò discernere un
nemico, se mai non lo vidi?
— E tu non altro obolo dovrai
darmi, se non l'amore, sussurrava la donna.
— Peccatrice, dunque, non è
costei, concludeva Macario tra sé e sé, poiché la sua anima appare schiva
d'ogni volgar mercimonio. E s'ella non pecca, neanche il suo compagno potrà
esser tacciato di peccare!
Buia era la notte; ma non quanto
la camera, di cui egli varcò con ginocchia un po' tremanti, la soglia.
— Dimmi parole tenere e calde, o
uomo!, esortò, non più in falsetto, la voce pastosa.
Macario rabbrividì e,
sciogliendo con impeto il dolce nodo, che già lo avvinceva, cercò a tentoni,
dietro di sé, la parete, urtò delle dita in una valvola, la fece scattare.
E vide, in piena luce, una
creatura che, tra arrossate palpebre con occhi quasi spenti lo guardava. E il
volto della donna sembrava crivellata superficie di luna.
— Sei, dunque, tu, o Macario!,
disse la voce pastosa.
— Ma che Macario d'Egitto!, urlò
il disgraziato martire.
E svenne.
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