VOLUME PRIMO.
AI LETTORI.
Avendo alquanto
coltivato la poesia sin da' giovenili anni, e trattone dolcezza, non so cessare
d'amarla, e di lasciarmi talvolta da essa ispirare scrivendo i miei più intimi pensieri
e sentimenti. Così son nati i versi che oggi m'avventuro di pubblicare, sebbene
sia consapevole essere in questi il buon desiderio molto maggiore del merito, e
sebbene soglia dirsi nell'età nostra, giovare che gli scrittori italiani
gareggiano piuttosto in moltiplicare le buone prose, che in arricchire il
tesoro della poesia patria, già cotanto abbondante ed egregio. Non condanno
siffatta opinione a favore delle buone prose, le quali pur vorrei vedere
aumentarsi ogni giorno nella nostra letteratura, ma dimando grazia anche per le
poetiche produzioni. Se svolgono affetti lodevoli e verità religiose e civili,
le impressioni che fanno su gli animi possono riuscire benefiche al pari
d'impressioni destate da libri morali d'altro genere.
Non poca parte de' versi
che do alla luce si riferisce precipuamente alle mie vicende, a' miei dolori,
alle mie speranze, alle consolazioni recatemi dalla Fede. Mi sono chiesto se
non era temerità il dipingere sì lungamente me stesso, e forse ell'è temerità
infatti. M'è nondimeno sembrato che la pittura del mio cuore acquistasse un
rilievo dagli oggetti nobilissimi che v'ho associato, e segnatamente dal più
sublime di tutti - Iddio.
Sospetto che avrei fatto
meglio a parlare di Lui, di Religione, di Virtù, senza tanto a me medesimo por
mente, ma non ho saputo. Il benigno lettore gradirà con indulgenza questa
confessione: ho argomento di sperarlo, sapendo che altra volta già m'è stato
generalmente perdonato il rappresentare con tutta fiducia l'interno dell'anima
mia.
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