VOLUME SECONDO.
AI LETTORI
Erano da me stati
immaginati alcuni poemetti narrativi, a cui dava nome di Cantiche, ponendoli,
per finzione poetica, in bocca d'antico Trovadore Saluzzese; finzione che poscia
ho rigettata, non avendo più in animo di tessere, siccome io divisava, un
romanzo, il quale a tali Cantiche dovesse collegarsi.
Dato alla luce, anni
sono, un saggio di esse, mi sembrò venisse gradito dal Pubblico Italiano, e
perciò m'induco ora a consegnarne alle stampe altre sette.
Sebbene
io senta essere scarse le mie forze nel mettere in esecuzione simili quadretti
epici, mi pare non di meno d'accennare con essi una via lodevole a
quegl'ingegni che hanno disposizione al genere narrativo, e alla pittura de'
caratteri e delle passioni. Non molte storie offrono tema di grande poema
epico, ma fra loro havvene assai, le quali possono porgere degno soggetto di
brevi racconti eroici o pietosi, dandoci a rappresentare fatti avvenuti, od
anche ad inventare dignitose favole, relative a questo oa quel paese, a questo
od a quel secolo. Il raccontare azioni magnanime, ed errori e colpe, è uno de'
modi con che la poesia può confortare lo spirito umano all'amore delle
domestiche e civili perfezioni.
Chi avrà più vigore di
me, potrà desumere molte morali Cantiche, più splendide delle mie, dagli annali
delle varie parti d'Italia, niuna nazione essendovi che abbia avuto più
luttuose e più felici vicende, più diritti alla stima e più torti, più uomini insigni
d'ogni qualità. Ho fatto la mia prova con poemetti piuttosto semplici di
tessitura, e non adorni di grande splendore pel soggetto. Se ottengono qualche
suffragio, resterà vie meglio dimostrato quale buon successo potrebbe
conseguirsi, traendo poetiche narrazioni di consimile foggia dai punti
veramente luminosi delle storie nostre.
Le Cantiche da me
eseguite sinora, vennero tutte poste nel medio evo, non già che io non discerna
essere stati i pregi di quell'età contaminati da molta barbarie, ma bensì perchè
tai secoli sono, per chi li vede in lontananza, un'età acconcia alla poesia,
stante la forte lotta del bene e del male che allora sorse, e lungamente
agitassi per ogni dove. Inoltre quei tempi non meritano vilipendio, e ciò ben
dimostrano e quegli uomini che vi operarono alte cose, e quelli che le
tentarono, e le potenti città che vi crebbero, e le istituzioni con che s'andò
scemando l'ignoranza e la sventura, per impulso principalmente dei Sommi
Pontefici e del Clero.
L'età presente
offrirebbe altresì, a parer mio, un fondo eccellente per racconti poetici,
nobilitati da scopo morale. Le gagliarde e terribili vicende che abbiamo vedute
nel breve spazio di cinquant'anni, tante deluse promesse, tanti errori, tante
guerre giuste ed ingiuste, sublimi e pazze, tanto cozzamento di popoli,
d'opinioni, di sistemi, tutto ciò è grande per la poesia; tutto ciò abbonda di
dolori umani, e quindi anche di lezioni. Ma possa l'impresa di dipingere
poeticamente sì i nostri tempi, sì altre parti della storia patria, venire
assunta da scrittori di nobile tempra, e non maligni nè cinici; da scrittori
che pensino con forza, ma con forza religiosa, ed amino i progressi veri della
civiltà, cioè i progressi delle virtù pubbliche e private. La poesia e la
letteratura in generale non valgono niente, quando non tendono a destare
sentimenti alti e benefici, e ad allontanare i concittadini dalle turpitudini
dell'incredulità e dell'egoismo.
Se pubblicherò ancora
altri versi, procaccerò di presentare qualche saggio di Cantiche relative ai
secoli XVIII e XIX. Molti nomi ragguardevoli vi si possono mescere, e
segnatamente nomi d'Italiani, che hanno con meriti di varia specie onorato la
nativa terra e gli anni in cui sono vissuti, sfavillando quali di pregio
purissimo, quali di pregio non incontaminato da deplorabili errori.
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